SpazioRock presenta: Through Her Eyes #8
Con la scrittrice Costanza Colombo andiamo alla scoperta dei protagonisti dei Concept Album più emozionanti del rock


Articolo a cura di Costanza Colombo - Pubblicata in data: 01/12/13
    A un anno di distanza dal primo disco, Tobias Sammet riprende la cronaca delle avventure di Gabriel Laymann con un secondo Concept Album: “The Metal Opera - Part II”. Con il precedente speciale, avevamo lasciato il giovane novizio domenicano in quel di Avantasia, precisamente alla città degli Elfi di Sesidhbana, dove era stato accolto da eroe per aver impedito al Papa Clemente VIII, e ai suoi uomini, di distruggere Avantasia pur di entrare in possesso della Conoscenza Assoluta. In chiusura di “The Metal Opera - Part I”, gli uomini di Roma erano infatti entrati in contatto con la malvagia essenza rinchiusa nella Torre (The Tower) che l'elfo Elderane rivelerà poi essere il padre di tre potenti maghi. Questi ultimi, vissuti all'inizio dei tempi, si videro costretti a neutralizzare il proprio padre, rinchiudendolo, grazie a sette cancelli e al sigillo, diviso in sette parti, onde evitare che egli innescasse caos e distruzione. Sebbene sia riuscito a portare a termine il compito assegnatogli dal druido Lugaid Vandroiy, Gabriel non è ancora sereno perché la propria ricompensa per essersi battuto per Avantasia, ovvero la liberazione della sorellastra Anna, è ben lungi dal realizzarsi.

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    La narrazione riparte con i religiosi che, convinti di trovarsi al cospetto del loro Dio, vengono minacciati dalla voce nella torre affinché recuperino il sigillo che si sono lasciati sottrarre da Gabriel. Quest'ultimo riflette invece sul significato delle proprie gesta e, nonostante si senta ancora in dovere di proteggere Avantasia, continua a domandarsi se riuscirà mai a rivedere la sua Anna. A confortarlo, e ad aiutarlo a comprendere il senso della sua missione, intervengono sia Vandroiy che Elderane (The Seven Angels). Desideroso di placare la propria sete di consapevolezza filosofica, il novizio sceglie di restare ancora in Avantasia (No Return) e si reca ad interrogare l'Albero della Conoscenza (The Looking Glass). Grazie a quest'esperienza, Gabriel comprende quanto la via della saggezza, e della conoscenza di sé, sia spesso costellata di ostacoli e avversità (In Quest For). Purtroppo, mentre si trova ancora al cospetto dell'Albero, il giovane ha una visione: le acque del lago intorno ad esso si oscurano e iniziano a popolarsi di volti ululanti di sofferenza, uno fra tutti quello di Jakob, il mentore domenicano di Gabriel (The Final Sacrifice). Seppur questi avesse tradito la fiducia del novizio, avendolo consegnato ai superiori dell'Ordine per aver infranto una delle regole del monastero, il giovane non riesce a restare impassibile. Di fronte allo strazio cui è sottoposto Jakob, si sente chiamato ad aiutarlo. Frattanto, i religiosi vagano disorientati per Avantasia, alla ricerca di colui che ha sottratto loro il sigillo (Neverland), mentre Gabriel discute con Elderane l'intenzione di tornare nel proprio mondo. L'elfo, inizialmente contrario, rivela poi all'umano che la visione che ha avuto si riferisce ad un luogo, nei sotterranei di Roma, dove sono imprigionate le anime di tutti coloro che si sono svenduti al male. Queste sono infatti conservate in un calice che altro non è che la principale fonte della magia nera che minaccia Avantasia e, pur di preservare il proprio mondo, acconsente che Regrin scorti Gabriel a Roma. Prima di partire, il giovane ripensa ad Anna e a quanto gli manchi (Anywhere). La buona riuscita della missione, ovvero la distruzione del calice, è pagata a caro prezzo: Regrin, il nano, cade sotto gli artigli della mostruosa bestia a guardia del simulacro (Chalice of Agony) e Gabriel, incerto d'essere effettivamente riuscito a liberare l'anima di Jakob, torna mesto a Sesidhbana dove fortunatamente Elderane gli conferma che i suoi sforzi hanno avuto l'esito sperato: il male annidato nella Torre è stato sconfitto una volta per tutte e Avantasia è al sicuro da ogni minaccia. A questo punto, Gabriel può infine tornare nel proprio mondo ma, ancora una volta, Vandroiy lo allontana da Anna, ordinandogli di recarsi in Irlanda, dove lo avrebbe raggiunto, in compagnia della sorellastra, una volta liberata quest'ultima. In realtà, la presunta strega, è già stata fatta evadere dal redento Jakob che, durante lo scontro conclusivo con gli uomini di Mainz, vendica la morte di Vandroiy per mano del magistrato Falk von Kroneberg (Memory). Dopo di che, si realizza finalmente il tanto atteso lieto fine della saga, ovvero il ricongiungimento di Gabriel e Anna (Into the Unknown).    

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THROUGH HER EYES #8: THE METAL OPERA PART II

Il segreto d'ogni verità è la ricerca di essa: Your journey is still ain't over.

Irlanda, 1612

    “Ci fu un tempo in cui vagavo smarrito nella nebbia delle altrui credenze. Per anni mi sono limitato ad andare alla deriva, finché un giorno non ho sentito bruciarmi dentro il desiderio di fuggire verso un'altra dimensione, laddove poter liberare il mio spirito. Ancora non potevo saperlo, ma quel mondo esiste davvero: il suo nome è Avantasia. Esso è plasmato nei crinali da cui sorgono i sogni per scivolar poi a valle, giù per le radure dove scorrono torrenti d'incanti. Le praterie sono tanto folte quanto le foreste rigogliose e la luce che filtra per le chiome dei sempreverdi è pulviscolo di celestiale armonia.

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    È una terra di pace, popolata di creature straordinarie che mi hanno spronato a comprendere la Filosofia, così che potessi finalmente capire il linguaggio in cui si esprimeva la mia mente. Per anni sono stato solo, finché quel folle di Lugaid, dalla lunga barba d'argento, non venne ad offrirmi la Conoscenza e a promettermi che ti avrebbe liberata se io lo avessi aiutato a salvare quel paradiso. E io lo feci, sai? Feci quello che mi chiesero, ma ancora non riuscivo a trovare il senso del mio esistere, né ad avere la certezza che ti avrei mai più rivista.” Detto questo, Gabriel lanciò un ciocco di legno nel camino ed invitò la donna a sedersi al suo fianco.
    “Avevo paura d'averti perduto per sempre.” Disse Anna posando il cesto d'erica che teneva tra le mani per raggiungere poi il fratellastro.
    “Quando tornai a Sesidhbana, col Sigillo, Lugaid mi disse che dovevo aprire i cancelli di Avantasia ed impedire che il nemico oscurasse le coscienze con la tenebra della menzogna. Ma io avevo in mente soltanto te e lo capirono.” A quelle parole, la donna sorrise e, posandogli il capo in grembo, gli si distese a fianco.  
    “Regrin un giorno mi disse che la vera lotta che dovevo affrontare era quella interiore, tra quello che volevo e quello che dovevo. E io capii che aveva ragione, che mi stavo battendo per la salvezza della mia anima. Aggiunse che a volte, purtroppo, il tributo da pagare è fin troppo alto e io sapevo che si riferiva al rinunciare a te, almeno finché non avessi trovato il mio equilibrio.” Dall'amarezza con cui Gabriel aveva proferito l'ultima affermazione, Anna capì quanto gli era costata e, invece di intervenire, rimase in silenzio mentre lui le passava le dita tra i capelli.
    “Speravano che un giorno sarei riuscito davvero a capire quanto fossi stato fortunato  a vivere quel che per gli altri sarebbe sempre rimasto soltanto un sogno. A poter toccare con mano la chiave di un mondo che tanti dicono essere una semplice fantasia. Sapevo che erano dalla mia parte, che ogni volta che mi sarei sentito abbandonato e a pezzi loro sarebbero stati al mio fianco, giusto un passo oltre la soglia tra realtà e immaginazione.”

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    “Dovevo partire, dovevo seguire l'alba di una nuova consapevolezza, obbedire alla vocazione che chiamava insistentemente il mio spirito, dovevo finalmente scoprire le risposte alle domande che da sempre mi assillavano. Sentivo che non era ancora il momento di lasciare Avantasia ma anche che presto sarei tornato a salvarti.”
    “Tu eri l'unica speranza che mi dava ancora la forza di resistere.” Sussurrò Anna con un filo di voce, affinché l'altro non potesse sentirla sopra il crepitio delle fiamme.
    “Come consigliatomi da Elderane, io e il mio fardello di quesiti ci recammo presso l'Albero della Conoscenza. Ricordo che iniziai raccontandogli delle lunghe sere trascorse a fissare il mio riflesso nella coppa di vino e a domandargli che cosa vedesse in me. L'Albero sentenziò che ero maturato molto da allora ma poi mi mise in guardia: già in molti avevano tentato di raggiungere lo stato di grazia associato alla saggezza ma non erano stati in grado di sconfiggere i propri demoni, cadendo così preda della follia. Ma io ormai non avevo più paura, gli dissi che ero là per conoscere la verità e che, per quanto ne sapevo, era il solo che potesse mostrarmi come accrescere il mio spirito. Capii ben presto che l'albero aveva ragione, più tentavo di far chiarezza dentro di me, più venivo accecato dalla confusione. Lui però mi incoraggiò a continuare il mio viaggio, quello alla ricerca ricerca del fine ultimo. Disse che non mi sarei dovuto fermare finché non avessi raggiunto il cuore della mia essenza. Poi però accadde qualcosa di sconcertante...”    
    “Che cosa?” Domandò Anna allarmata sentendo il suo corpo irrigidirsi nel ricordo.
    “Le acque del lago intorno all'albero si oscurarono -rispose Gabriel accigliandosi- e la superficie s'increspò per le urla di terrore dei volti improvvisamente apparsi tra le onde. Bocche spalancate da disumana sofferenza e dolore.”
    “Chi erano?” Chiese ancora l'altra raggomitolandosi contro di lui.
    “Coloro che, morti o meno, erano destinati all'atroce tormento dell'Ade. I sordi alla verità, coloro che avevano svenduto l'anima al peccato e che adesso, strappati dai loro corpi mortali, ardevano nel fuoco eterno nello zolfo. Restai paralizzato da quella visione finché, tra le grida, non riconobbi una voce familiare, quella del mio mentore: Jakob.”
    “Colui che ti gettò in catene quando scoprì che mi credevi innocente.” Lo interruppe secca Anna. Nonostante il tempo trascorso da allora, il risentimento ch'ella nutriva per gli uomini dell'abazia non si era ancora mitigato. Gabriel si strinse nelle spalle e, con fare conciliante, le disse: “Se non fosse stato per lui, tu adesso non saresti qui con me.” Invece di ammorbidirsi, la donna, ingiustamente accusata di stregoneria, si alzò a sedere e, con fare polemico, continuò: “Sarebbe venuto Vandroiy a salvarmi, il tuo amico monaco lo anticipò di poco.”
    “Avresti dovuto sentire come implorava -si giustificò Gabriel- come chiedeva che qualcuno lo salvasse da quella tortura, non potevo abbandonarlo, sapevo che dentro di sé si era pentito per avermi tradito.”
    “Era un castigo che si era meritato -sentenziò la donna con un piglio che non ammetteva repliche- doveva pagare per quello che mi aveva fatto.” Quindi scattò in piedi e puntandogli contro l'indice, continuò: “Ma tu no, tu hai preferito partire per Roma, per lui, piuttosto che tornare da me! La verità è che eri così preso dalle tue epiche gesta da dimenticarti di me ancora una volta.”
    “Come puoi dire questo?!” Sbottò Gabriel indignato.     
    “E' la cruda verità! -ribatté Anna incrociando le braccia al petto- altrimenti non mi avresti abbandonata in balia di quei bruti tutto quel tempo. L'altro si accigliò ma, invece di rispondere come si sarebbe meritata, tentò di farla ragionare. In fin dei conti, dentro di sé non riusciva a darle torto, non osava immaginare quanto fossero stati terribili per lei quei giorni di prigionia. Ma prima di salvare Anna, Gabriel aveva dovuto salvare sé stesso. Rivolto alla donna che adesso gli dava le spalle, riprese: “Tu non hai la più pallida idea di quanto, a volte, il desiderio di lasciare tutto e tornare da te fosse tanto urgente da contenerlo a stento. Ma dovevo tener duro e ignorare i tuoi lamenti. Dio, quant'era difficile tenerti lontana dai miei pensieri -aggiunse il giovane chinando il capo sconsolato- non sapevo come fare, perché la verità, la mia, è che mi mancavi da morire.” A quelle parole, Anna non poté che tornare a voltarsi verso il fratellastro.
    “Ogni volta che ti sognavo, mi svegliavo schiacciato dal senso di colpa d'averti lasciata nelle loro mani e in pericolo. Il terrore che potessero nuocerti mi toglieva il fiato eppure non potevo far altro che sforzarmi di tornare a dormire. Paralizzato, aspettavo che sorgesse il sole e che un debole raggio di luce mi restituisse speranza, la speranza di non averti perduta.” Il tono dolce con cui Gabriel aveva ammesso la propria debolezza strappò un'increspatura alle labbra di Anna.
    “Aspettavo quel giorno lontano anche soltanto per rivedere ancora questo tuo sorriso... la luce che da sempre riesce a spazzare via ogni pena dal mio cuore malato. Ma tu non c'eri... e io non sapevo come fare ad andare avanti.” Ammise il giovane con la voce incrinata.    
    “Adesso però sono qui con te -lo consolò lei avvicinandosi e, inginocchiatasi davanti a lui proseguì- non c'è più bisogno d'essere triste.” Gabriel annuì e Anna, sollevandogli il capo, continuò: “Perdona la mia reazione, ti prego, raccontami ancora di te, dimmi di quel che accadde quando scendesti nelle catacombe.” Stavolta fu il turno del giovane di rabbuiarsi e tagliar corto: “Non mi va di parlarne, scusami.” Anna se l'aspettava, temeva che Gabriel non si sarebbe mai perdonato di non esser riuscito ad impedire che il compagno cadesse vittima del mostro a guardia del Calice dei Dannati.

throughhereyes8_06    “Non fu colpa tua, non potevi fare più di quanto già facesti. E' soltanto grazie a te se Avantasia non ha più niente da temere.”
    “Grazie a me e al sacrificio di Regrin.” Precisò l'altro malinconico.  
    “Ti capisco sai... ” -mormorò Anna- a volte mi domando perché anche Vandroiy sia dovuto morire e non sia invece toccato a me.” Il giovane scosse il capo e replicò:    “Non devi neanche pensarle certe cose.” Poi, prendendola nuovamente sottobraccio, aggiunse: “In fin dei conti, Lugaid aveva fatto il suo tempo, tu invece hai ancora tutta una vita davanti, hai un nuovo mondo da scoprire.” La donna annuì debolmente mentre una tiepida ondata di calore si diffondeva finalmente a sciogliere ogni nodo che per troppo tempo le aveva stretto il cuore. Poi, intrecciando le proprie dita a quelle che non l'avrebbero mai più lasciata allontanare, disse: “Da scoprire con te.” Commosso, Gabriel sorrise e poi, baciatale la fronte, disse: “Noi, i sognatori, andiamo e veniamo, ma il sogno che ci accomuna è destinato a durare per sempre.” Anna sorrise a sua volta condividendo con lui la medesima e profonda gioia. Infine, tornando ad alzare lo sguardo verso l'orizzonte, Gabriel concluse: “Cammineremo per sentieri di nebbia, verso l'ignoto e, anche se venti di bufera flagelleranno i nostri volti, noi proseguiremo senza lasciarci spaventare. Possono uccidere noi, ma non riusciranno mai a uccidere il nostro sogno.”


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