Avantasia
The Wicked Symphony

2010, Nuclear Blast
Heavy Metal

Avalon e Fantasia: il ritorno del folletto di Fulda nel regno di Avantasia
Recensione di Gaetano Loffredo - Pubblicata in data: 06/04/10

Che Avantasia sia diventato, nonostante la svolta commerciale, un progetto infinitamente più interessante della band madre di Tobias Sammet, gli Edguy, è argomento ormai assodato e fuori discussione. “The Scarecrow”, pomo della discordia e album del cambio stilistico, si presentava un po’ come un’opera disconnessa, legata tra passato e futuro da una linea che riuscivamo a intravedere nel suo originario spessore soltanto quando un cambio di ritmo e una voce conosciuta cercavano di prendere il sopravvento sulle sontuose orchestrazioni, oggi meno imponenti di quanto si possa pensare. D'altronde, convincere coi facili modernismi di “Lost In Space” un pubblico avvezzo alle cavalcate metalliche di “Reach Out For The Light” o di “The Seven Angels” non poteva non destare più di un dubbio, e invece Sammet credeva (o meglio, sperava) nella comprensione globale dopo un lavoro certosino di internazionalizzazione delle sue composizioni. Cosa che ancora non convince del tutto: se sei in grado di produrre dell’ottimo power, non è detto che tu possa fare altrettanto bene proponendo del metal mischiato all’hard rock (leggasi: “Tinnitus Sanctus”).


Archiviata l’antica estasi, e accettato di buon grado l’allargamento degli orizzonti artistici di Toby, mettiamo per un attimo da parte il discreto “The Scarecrow” e andiamo a capire se, indipendentemente dalla strada intrapresa, "The Wicked Symphony" e "Angel Of Babylon" (leggi la recensione) hanno le credenziali per poter essere definiti lavori di “rango”.
In questa recensione andremo ad esaminare il primo dei due nuovi capitoli di Avantasia, venduti separatamente in quanto trattasi di due singole produzioni anche se complementari, ma che potrete reperire in una versione limitata (e piuttosto costosa) contenente entrambi i dischi e un libro raffigurante foto inedite del tour del 2008, liner notes, intervista, biografia e quant’altro, sufficienti a placare gli animi avidi dei collezionisti.


THE WICKED SYMPHONY

Tobias Sammet non rinuncia mai alle atmosfere sognanti che danno tono ai suoi lavori e parte alla grande con l’ennesima suite, mid tempo orchestrale che prende il nome del disco e che si distende in una decina di minuti memorabili. Il re dei pazzi richiama al suo fianco due cantanti mostruosi come Russel Allen (Symphony x) e Jorn Lande (Masterplan) lasciando a loro il compito di duellare dopo averci introdotto nel tempio della sinfonia, poco prima dell’esplosione di un ritornello che è cento per cento Avantasia. Il secondo brano, “Wastelands”, me l’aspettavo proprio così com’è, sia nello stile che nella posizione in scaletta: un classicissimo del power metal con sconfinate aperture melodiche e una voce che si adatta a meraviglia, quella dell’ormai redento Michael Kiske (ex Helloween). A sorpresa, conseguenza di una maggiore propensione al metal, “Scales Of Justice” sconquassa le mie previsioni nonché l’atmosfera solare dei primi quindici minuti proponendo un Tim “Ripper” Owens in modalità da battaglia per un brano impulsivo, guerriero, privo di sostanziali novità compositive ma certamente ispirato. Si passa poi al primo singolo condiviso con Klaus Meine (Scorpions), pezzo figlio di una spiccata propensione radiofonica, un mid tempo derivativo che si lascerà apprezzare per il facile ritornello e per lo sfizioso duetto anche se, onestamente, avrei riservato a Klaus un brano più corposo e meno mainstream. Andre Matos (ex Angra) si districa con disinvoltura sulla stupenda “Blizzard On A Broken Mirror”, canzone che pare studiata appositamente per le sue corde vocali, stesso discorso per la semi power ballad che andrà a trasformarsi in un mezzo tempo aor, “Runaway Train”, interpretata alla grande dal solito Jorn Lande in trio con l’amico Sammet e Bob Catley, fate molta attenzione all’incursione decisiva di Kiske. Tutto sembra funzionare al meglio, “Crestfallen” allarga ulteriormente gli orizzonti: trattasi infatti di un pezzo alquanto atipico, oscuro e imprevedibile, sostituito a breve da un altro più tradizionale, “Forever Is A Long Time”, meno ispirato nel ritornello ma trascinante sino in fondo. Il ritorno al metal melodico porta la firma di “Black Wings”, brano moderno e cadenzato, e di “States Of Matter”, nettamente più veloce con annesso ritornello da cantare all’infinito. In chiusura la canzone di più facile ascolto, “The Edge”, che riprende i tratti somatici della sorellastra “Lost In Space” mantenendone le prerogative.

"The Wicked Symphony" è un altro disco di valore targato Tobias Sammet, un episodio di grande spessore che non può e non deve essere considerato alla stregua di un miracolo. Intrigante e possente, la fatica del ragazzo di Fulda ha però perso la magia che lo proteggeva nei primi capitoli e ora lo ascolterete così, nudo e crudo come tutti i dischi metal che si rispettino, con pochi fronzoli e qualche modernismo che aiuterà a renderlo (stramaledettamente) contemporaneo. Avantasia nasceva come acronimo di Avalon e Fantasia, due parole che oggi possiamo sì ricercare nei testi, ma assai poco nella musica. Non resta che immergersi nel nuovo mondo, abbandonando le speranze di un ritorno al passato e lasciandoci cullare da un presente pur sempre roseo.





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