Avantasia
Angel Of Babylon

2010, Nuclear Blast
Heavy Metal

Contorni epici e suoni fluttuanti: la magia di Avantasia
Recensione di Gaetano Loffredo - Pubblicata in data: 06/04/10

“Definizione del giornalismo del rock: gente che non sa scrivere fa interviste con persone che non sanno pensare al fine di preparare articoli per gente che non sa leggere” (Frank Zappa)


Beh, per esordire con una citazione del genere sul proprio sito ufficiale, a Tobias Sammet non devono essere per niente andate giù le critiche che gli sono piombate addosso dopo la pubblicazione del controverso “The Scarecrow”, un album che ha per certi versi tradito lo stile e perduto la magia degli episodi precedenti episodi in favore di insospettabili modernismi, frutto della crescita artistica del cantante tedesco e, molto probabile, di quella fisiologica: a vent’anni vedi e senti la musica in un modo, a trenta in un altro.
La prova del nove andrà conseguentemente a “gravare” sulle due nuove produzioni, "The Wicked Symphony" (leggi la recensione) e "Angel Of Babylon", e proprio di quest’ultimo andremo a parlare all’interno della recensione che avete appena iniziato a leggere.


ANGEL OF BABYLON


A differenza di quanto accade in “The Wicked Symphony”, qui si parte col piede piantato sull’acceleratore: “Stargazers” e “Angel Of Babylon” fanno a gara a chi meglio tributa il power metal di vecchia generazione, la prima più lunga e a tratti ragionata si avvale di quattro voci (Hartmann, Lande, Sammet, Kiske), la seconda più diretta e spensierata ne richiede soltanto due (Lande, Sammet). Musica epica e melodica, ricca di pathos e prodotta divinamente, la terza gemma “Your Love Is Evil” decelera paurosamente ma regala un bridge e un ritornello da ovazione, di quelli che non ti scordi mai, e finalmente ritroviamo Tobias Sammet ai livelli che gli competono sia in fase compositiva che al microfono. “Death Is Just A Feeling” è introdotta, in modo alquanto circense, da Jon Oliva, per un pezzo assai acido che lascia, così come fece la sorellastra “The Toy Master” nel disco precedente, l’amaro in bocca. Toby sembra accorgersene e piazza subito dopo un’altra canzone che sfreccia incontrastata nell’olimpo del power metal, “Rat Race”, alla quale seguirà un mid tempo dal retrogusto hard rock (almeno fino al ritornello al glucosio) cantato alla perfezione dall’invidiabile Jorn Lande, una volta ancora padrone della situazione. E’ tempo di una sedia, di una chitarra acustica e di tante lacrime, la ballata “Blowing Out The Flame” si farà apprezzare per lo splendido assolo centrale di chitarra elettrica e per un azzeccato finale di pianoforte. Si torna al futurismo e ai modernismi di “Symphony Of Life”, un brano in Nightwish style che registra la presenza di un’ottima cantante ad oggi semisconosciuta (ma che ha già lavorato nelle backing vocals dei dischi precedenti) che porta il nome di Cloudy Yang. Usciamo ancora dai canoni settati da Toby e addentriamoci nell’hard rock di “Alone I Remember”, brano inaspettato ma estremamente scorrevole, piacevole e dal sapore retrò. Ripescata, e a ragion dovuta, la meravigliosa “Promised Land” che non aveva trovato spazio su “The Scarecrow” ma soltanto su uno dei due Ep apripista; chiude un’altra power ballad, “Journey To Arcadia”, che assume nuovamente i contorni epici e i suoni fluttuanti ai quali Avantasia ci ha abituato.


"Angel Of Babylon" l’ho preferito, anche se di poco, al fratello "The Wicked Symphony": brani veloci e un gusto melodico superiore si faranno apprezzare anche se in alcuni punti Sammet pare azzardare più di quanto dovrebbe. Lo stile è aderente a quello di “The Scarecrow”, quindi suoni moderni, filtri, predisposizione radiofonica e produzione attualizzata. A mio modo di vedere, si tratta globalmente di un lavoro sincero e appassionato che ha tutti i presupposti per un ascolto duraturo, due dischi che per un motivo o per l’altro meritano di essere acqusitati, ma fate attenzione: non si tratta né della consacrazione definitiva né di un miracolo.





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