Avantasia
Ghostlights

2016, Nuclear Blast
Symphonic Metal

Recensione di Costanza Colombo - Pubblicata in data: 29/01/16

La scintilla che mancava allo scarecrow per farsi strada oltre le tenebra(?).


Prima pifferaio magico, poi giullare, spaventapasseri e adesso Lucifero, nel senso letterale del termine. A poco meno di tre anni da “The Mystery Of Time”, il fondatore della saga di Avantasia raccoglie una lanterna, dai meandri della sua immaginazione, e proietta tutto quello che era mancato al sesto album in studio per realizzarne un miglior completamento.


Come diffusamente dettagliato nell'ultima intervista che Sammet ci ha concesso, nella quale si spazia dagli ospiti illustri alla singolarità delle sue giacche, “Ghostlights” riprende le fila del precedente concept e lo scuote dal torpore in cui le melodie si erano, talvolta seppur elegantemente, arenate. Saranno lieti i fans di sapere che quanto ascoltato stavolta va ben oltre le 10 tracce del 2013, richiamando la genuina vitalità di alcuni brani di “The Scarecrow”.


Lungi (ma non troppo) dal voler stroncare l'opener 'Mystery of a Blood Red Rose', alla quale se non altro si riconosce il merito di scrollare per bene l'ascoltatore, il primo dei pezzi realmente degni di entrare nel firmamento di Avantasia è 'Let The Storm Descend Upon You'. E' lei, con l'epicità della sua intro, e la familiare alternanza tra Sammet e Jorn Lande, maestosamente rientrato in campo al secondo minuto (era l'ora), l'unica che può infine candidarsi a raccogliere la gravosa eredità di “The Scarecrow”. Volano così i 12:10 minuti che realizzano lo sfondo d'ossidiana su cui si svolgerà il resto della tracklist.


Tentando di reprimere la voglia di loop a beneficio di quanto appena udito, merita evidenziare la graffiante seconda metà di 'The Hunting' (brano cucito su misura per il “novizio” Dee Snider - Twisted Sister) e la cadenzata 'Seduction Of Decay' (affidata a Geoff Tate – Queensrÿche) che introducono l'accattivante titletrack la cui apertura è corona e scettro di un Michael Kiske in grande spolvero. Sensazionale l'ultimo minuto a seguito della prova da manuale dei soliti Sasha Paeth e Oliver Hartmann alle chitarre.


I toni si adombrano prima con 'Draconian Love' la quale, magari senza infamia e senza lode, si dimostra comunque la più catchy e immediata dell'intero disco, e poi con 'Master of The Pendulum', decisamente tardo-Nightwishiana, non solo per il titolo o per l'apprezzabile partecipazione del buon Marco Hietala. Si torna a ragionare degli Avantasia più tradizionali con 'Isle of Evermore' l'immancabile (e dolente) duetto tra Sammet e Sharon Den Adel (Within Temptation), rientrata nei ranghi dopo lunghissima assenza, e una 'Babylon Vampyres' che, nonostante Robert Mason (Warrant), niente di nuovo aggiunge al bilancio generale degli ultimi anni. Stesso vale per 'Unchain The Light'.


Giunge ora il momento di porci la domanda cruciale, ovvero: che cosa ci aspettavamo da "Ghostlights"? E soprattutto, ci basta?


Senza stare a scomodare le (Metal) Opere, possibile "accontentarsi" di un prodotto superbamente confezionato, melodicamente e tecnicamente ineccepibile ma che niente offre dallo stesso forziere da cui erano stati pescati pezzi del calibro di 'Shelter From The Rain', 'Runaway Train' e 'What's Left Of Me'? Perché, in tutta onestà, anche i primi quattro minuti da brivido di 'Lucifer' promettono senza però mantenere. Stesso tristo destino spetta a 'A Restless Heart And Obsidian Skies' che, oltretutto in chiusura, illude di essere ideale mix di 'The Story Ain't Over' e 'Journey to Arcadia' salvo venir mozzata sul più bello.

La verità è che da Sammet ci si aspetta, legittimamente, qualcosa di più di uno scintillante placebo. E che l'oro di quella lanterna, tenuta troppo in alto, stavolta ha azzerato le ombre che, classicamente, davano spessore alle pieghe dello scenario.

 

In sintesi, l'ultimo-genito del nostro orologiaio prediletto ingrana, ci mancherebbe, e ingrana decisamente meglio di "The Mystery Of Time" ma resta la riserva che si sia risparmiato non sull'orchestra ma sul meraviglioso.





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