Cradle Of Filth
Godspeed On The Devil's Thunder

2008, Roadrunner Records
Gothic

Recensione di Marco Somma - Pubblicata in data: 17/10/10

Imitando la gestualità dei primi anni di vita ci portiamo le mani di fronte agli occhi e, mossi a timore che questo non basti, li stringiamo, serrandoli il più possibile per lasciare fuori gli orrori che tanto di sconvolgono l’anima e finiscono con il turbare i nostri sogni. Quello che viviamo è però un mondo che ruota al contrario, dove i mostri che temiamo sono incarnazioni del presente e non tenebrose creature delle favole, ciò da cui vorremmo fuggire sono le incomprensibili declinazioni del male dell’età moderna che senza poesia né ispirazione fanno scempio della nostra fantasia. Ci raccogliamo cosi in noi stessi e cerchiamo conforto in quei luoghi che, in passato, hanno saputo farci sentire il “tepore di un livido incubo”. Ammorbati dalla sensazione di vuoto e futilità del recente operato, incapaci di soddisfare il bisogno di celebrare il lato oscuro dell’anima che tanto era stato stimolato, festeggiato e alimentato dalle passate produzioni, ci accostiamo però a questa ennesima fatica dei Cradle Of Filth con speranza mista a timore. Tanta potrebbe essere la nostra amarezza nel constatare l’ennesima carica a salve, incapace di rigenerare il nostro spirito…

Così chiudiamo gli occhi, tratteniamo il fiato e con un tuffo di fede ed immedesimazione ci gettiamo tra le pieghe del tempo fino a riemergere tra le valli della Loira, tra i castelli ancora popolati dei loro cortigiani, in tempi lontani misti di fede e superstizione. Mentre il fumo della fucina si solleva insieme al clangore dei ferri alle prime luci dell’alba, all’ombra delle grandi mura le genti si trascinano stanche ai propri mestieri e la Francia si prepara ad un altro giorno di tumulti. Altro sangue si verserà e si mescolerà a quello inglese sui campi di battaglia, ma non c’è timore né dubbio nel cuore degli uomini, poiché alla testa del loro esercito c’è la Pulzella d'Orléans. Ispirata dal Metatron, la voce stessa di Dio, Giovanna d’Arco condurrà le truppe di Carlo VII alla riconquista della nazione e alla fine della Guerra dei Cent’anni. È l’alba del 7 maggio 1429, l’assedio di Orlèans sta per volgere al termine e i marescialli a seguito della pulzella si stringono in consiglio, tra questi c’è un nobile che in soli due anni si è conquistato il titolo di ufficiale e che nei cinque anni a seguire si distinguerà come uno dei più abili e determinati condottieri di Francia; il suo nome è Gilles de Montmorency-Laval barone di Rais. Ancora lontano dalla caduta e dalla trasfigurazione in mito, il barone è un condottiero valoroso, amante del sangue versato dalla spada e dell’arte, attento osservatore e dedito ai piaceri della vita. Anch’egli di nobile schiatta come sarà la contessa Bathory, anch’egli ferita oscura inferta e poi celata come meglio possibile nel tessuto della storia, De Rais ha qui i suoi natali, tra linee ritmiche folli e giri di chitarra resi ciechi dalla rabbia. “Shat Out Of Hell” è una splendida dichiarazione d’intenti, furibonda presentazione del disco servita su un vassoio d’orchestrazioni da vecchia scuola filthiana.  Ascesa e caduta dello spirito e della fede, De rais si confronta con la figura della vergine d’Orléans ponendosi tutti i dubbi e i tormenti che non possono essere tradotti in parola senza incorrere nelle sgradite attenzioni dell’inquisizione. Finalmente una perfetta mistura dell’esperienza fatta con “Nymphetamine”, disco di transizione alla ricerca di nuove soluzioni, e la vecchia scuola. Jezebel Deva ha un suo spazio e, sebbene il suo cantato scelga colori meno lirici e più naturali, l’espressività è quella di sempre e il duetto sulla passione che accomuna il protagonista alla pulzella è piacevolmente evocativo. Entrambi celebrati e glorificati dal potere spirituale e temporale prima e processati poi, ma  solo a Dio va la gloria immortale. “Where will you be when God is glorifying? There we will be between the dead and dying. Where will you be my darling? Where will you be when God is glorifying?”. La Guerra per Carlo VII è vinta, il conflitto dei Cent’anni è virtualmente concluso, ma la donna che almeno ideologicamente ha portato la Francia alla vittoria è stata tradita. Mentre Giovanna viene venduta come prigioniera di guerra agli inglesi, accusata prima di stregoneria poi di eresia, il monarca francese non compie alcun gesto ufficiale per tentare di salvare la ragazza dal rogo. Così tra le fiamme di Rouen brucia la vergine e insieme alla sua purezza sembra ardere la fede di De Rais, consumata dalla crudeltà dell’uomo, lasciando posto solo ad amarezza e malevolenza. “The 13th Caesar” segna la trasformazione dell’uomo da nobile uomo d’armi a spietato divoratori di ricchezze e innocenza. Il brano, seppur orecchiabile, non è tra i migliori del disco, ma rimane comunque piacevolmente in mente e si percepisce più come un passaggio narrativo che come un punto saliente. “Tiffauges” lascia la parola per un breve intermezzo al protagonista stesso della storia: "God can deny nothing to De Rais, and should He ever there is always the Devil". La trasformazione è completa e il tragico regno del barone sta per avere inizio. In un tripudio di violenza assistiamo all’avanzata delle armate di De Rais. Non si tratta però di uomini, spade o macchine da guerra. Le sue armate sono ora fatte di vizio, corruzione, ricchezze appena ereditate e sperperate nei peggiori baccanali dove tutto quanto c’è di sacro e inviolabile viene pagato a peso d’oro per sacrificarlo sull’altare della perversione. “Tragic Kingdom” appare come uno dei momenti migliori del disco, regalando all’ascoltatore una composizione ed un’esecuzione al vetriolo che non si sentivano dai tempi di “Midian”. Vedendo consumarsi le proprie ricchezze, siano esse interiori o materiali, Gilles sente il proprio regno e se stesso scricchiolare. Per pochi anni è stato uno degli uomini più ricchi di Francia, forse più ricco dello stesso Carlo, ed ora sotto i colpi della sua depravazione la sua fortuna sta svanendo. Il titolo del full è quasi un commento sarcastico se paragonato alla caduta dell’uomo le cui gesta vengono narrate. Reso depravato dalla mancanza di fede, o per meglio dire dalla chiara visione di quanto la fede ha saputo fare, si getta incoerentemente tra le braccia della più cieca superstizione, mandando uomini fedeli alla ricerca di maghi ed occultisti capaci di risollevare le sue sorti. È cosi che De Rais finisce con l’affidarsi allo spietato aretino Francesco Prelati, che lo condurrà verso le cerimonie di “Sweetest Maleficia” e “Honey And Sulphur”. L’accoppiata è tra le più riuscite degli ultimi anni, tanto malevola e catartica la prima quanto “cinematografica” e visionaria la seconda. Il grande pregio del disco, una riuscitissima atmosfera da favola nera dai sapori medievaleggianti,  trova in questa parte centrale la suo massimo effetto. Memorabili i cori e le orchestrazioni finali del secondo pezzo. “Midnight Shadows Crawl To Darken Counsel With Life” soffre un po’ a causa i una lunghezza fuori misura, come d’altro canto potrebbe già trapelare dal titolo. Un brano che in altri tempi sarebbe finito tra gli ultimi del cd, trova qui una sistemazione che forse gli sta un po’ stretta. Potente e sicuramente valido, riesce digeribile però solo a chi ha stomaco forte. Gilles comincia a fare i conti con i suoi demoni, il sacrificio di decine di innocenti, bambini smembrati perché i loro arti possano essere offerti in sacrificio, anime spezzate le cui urla si fondono con la pietra delle sue torri di sangue e avorio. Il tema non è certo dei più leggeri e lontano dalle atmosfere oniriche della prima ora o quelle patinate dell’ultima, “Godspeed On The Devil’s Thunder” si rivela come un piatto tra i più pesanti di sempre. A rincarare la dose arriva “Darkness Incarnate”, altra suite di quasi nove minuti. Liricamente ispiratissima, mette in versi le forme di un uomo ormai privato di ogni umanità fatta eccezione per l’eco di un istinto di sopravvivenza. Impossibile dire se vi fossero davvero demoni a rispondere alle sue preghiere, quel che è certo è che ora Gilles stesso è un demone, oscurità incarnata, e i soli a poter elevar preghiere all’indirizzo di Dio sono le piccole anime innocenti di cui lui continua a fare scempio.

La guida all’ascolto a questo punto non è più necessaria, poiché se siete arrivati fin qui potrete, anzi, vorrete arrivate da soli alla scoperta di ciò che di Gilles de Montmorency-Laval, barone de Rais celato nelle cronache di Francia e finito nelle pagine delle favole e del mito. “Godspeed On The Devil’s Thunder” è una macchina del tempo perfettamente rodata i cui ingranaggi girano con precisione millimetrica, una macchina d’assedio per la mente e lo spirito di cui sentivamo il bisogno da molto tempo. Ancora spaventati dalle ultime esperienze così “colpevolmente” prive d’anima, che ci guardano dallo scaffale dei cd con i loro occhi bianchi senza vita costringendosi a distogliere lo sguardo, ci siamo accostati a questo full con tutte le reticenze e i dubbi possibili. Come le favole della nostra infanzia, questo disco si dimostra capace di catturare la nostra fantasia e la nostra anima, trasportandola in un viaggio di quelli che non facevamo da tanto tempo. Scrollarsi di dosso il freddo delle ultime produzioni, penetrato fin nelle ossa, non è cosa facile, ma se si è disposti a partire per un viaggio “a rischio”, questa vacanza potrebbe diventare una vera scossa. I Cradle Of Filth sembrano aver ritrovato un nuovo splendido corso, lontano dalla furia e dalla passione isterica e disordinata di un tempo, ma ricco di una potenza e di una sapienza espressiva straordinaria che in questo “Godspeed On The Devil’s Thunder” trova la sua prima incarnazione. Non ci resta che sperare bene per il futuro.

Preparatevi dunque per un viaggio tra i castelli della Loira, l’anno di grazia è il 1429. Le macchine d’assedio stringono la Francia in una morsa lunga un secolo e tanti orrori stanno ora partorendo i loro incubi peggiori. Lasciatevi catturare dal mito di Barbablù…



01. In Grandeur And Frankincense Devilment Stirs
02. Shat Out Of Hell
03. The Death Of Love
04. The 13th Caesar
05. Tiffauges
06. Tragic Kingdom
07. Sweetest Maleficia
08. Honey And Sulphur
09. Midnight Shadows Crawl To Darken Counsel With Life
10. Darkness Incarnate
11. Ten Leagues Beneath Contempt
12. Godspeed On The Devil’s Thunder

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