Cradle Of Filth
Midnight In The Labyrinth

2012, Peaceville Records
Gothic

Recensione di Marco Somma - Pubblicata in data: 23/05/12

Due dischi, due anime e due valutazioni profondamente diverse…

Un approccio assolutamente inevitabile ad un’operazione che non lascia alcuna possibilità di valutazione rapida ed indolore. Quel che innanzi tutto va detto è che "Midnight in the Labyrinth" non ha nulla di veramente inevitabile ma è anzi una di quelle scelte di produzione che nascono più dal vezzo che dalla necessità. In virtù di simili premesse e a fronte di alcune altre considerazioni che andremo ad osservare si è deciso quindi di scrivere una sorta di duplice recensione nel tentativo di dare piena voce al conflitto interiore e all’immancabile ennesima spaccatura che il lotto in questione non mancherà di portare nell’ambiente.

“Si odano dunque le risa dei fanciulli perché quel diavolo di giullare è tornato…”

Lo abbiamo atteso per anni, stuzzicati dai continui riferimenti fatti dal mefistofelico Dani. Ci siamo figurati quale potere immaginativo potesse portare con se un simile lavoro. Alcuni dei solchi più importanti nella storia della band che si scrollano di dosso le vesti ci cuoio e borchie per indossare quelle più “nobili” dell’opera sinfonica. Niente growl, niente chitarre distorte o beatblast ad aggredirci i timpani, ma solo la teatralità o per meglio dire l’anima profondamente cinematografica dei vampiri del Saffolk resa al suo meglio. Lo spirito nero dei C.o.f. viene riproposto in un doppio cd orchestrale e per sfamare anche l’appetito più insaziabile ogni brano è in duplice veste. Nel primo disco la voce narrante, profonda e velenosa di Filth si accompagna ai cori della storica Jezebel Deva lungo questa colonna sonora riarrangiata ad hoc per i nostri incubi preferiti. Nel secondo disco le voci scompaiono completamente lasciando il posto alla sola musica ed a tutto quello che la fantasia malata dell’ascoltatore può riuscire a vederci oltre che sentirci. Non tutti i pezzi reggono altrettanto bene alla prova del formato sinfonico, mostrando a tratti il fianco ad una certa povertà di composizioni come accade per “Summer Dying Fast” e “The Twisted Nails of Faith” ma il lotto riesce comunque a fare gola grazie all’orgia di sensazioni forti, proibite ai minori ed ai deboli di cuore, soprattutto grazie a capolavori di malevolenza  come “The Rape and Ruin of Angels” ed estreme dichiarazioni d’imperitura passione come “Cruelty Brought Thee Orchids”.

A chiudere il primo disco troviamo l’unico pezzo “originale”, anche se a ben scavare poi cosi originale non lo è. Bisogna tornare indietro parecchio per ritrovare qualche riferimento a “Goethia” fino alle prime demo della band. I tredici minuti abbondanti si distaccano però da quanto sentito fino ad ora trattandosi più una sorta di audiolibro che di un brano musicale. Per apprezzare certa roba bisogna amare disperatamente la band o essere dotati di una sospensione dell’incredulità ai limiti della salute mentale. Peccare d’eccesso d’altro canto è marchio di fabbrica di casa Cradle. Avrebbe potuto trattarsi di un 9 ma il voto scende ad un otto per l’utilizzo del sintetizzatore spesso esagerato e fuori luogo.

“Abbiamo atteso per nulla, piangiamo dunque che il grande bardo non arriverà!”

Talvolta bisogna arrendersi al fatto che certe operazioni sono destinate all’oblio e l’accanimento non è che infierire su un guscio ormai vuoto. L’idea di un intero disco orchestrale, privo di tutti quegli elementi che consegnano la musica dei Cradle of Filth alle fila del metal estremo, ha fatto gola a molti. Riprendere in mano le partiture dei cavalli di battaglia della band per riarrangiarle e farle eseguire non più a chitarre elettriche e pelli infuriate ma ad un’orchestra sinfonica, poteva a tutti gli effetti essere una trovata intrigante. Purtroppo però non sempre il risultato si rivela all’altezza delle aspettative. Privati delle distorsioni, degli effetti e del cantato a tratti tagliente e a tratti sepolcrale di mastro Filth, anche i migliori pezzi incisi dai Nostri perdono buona parte del loro spessore. Non hanno più una storia da raccontare, le immagini si fanno sfocate, la fotografia poco incisa come in una pellicola a basso costo ma dalle grandi pretese. Risulta evidente, soprattutto nel secondo disco privo anche della voce narrante, che ogni brano necessitava di un lavoro molto più accurato di riarrangiamento e “riempimento”. La scelta, probabilmente imposta dai limiti economici di ricorrere al sintetizzatore piuttosto che ad una vera e propria orchestra fa calare poi una lapide su tutta la release e, una volta tanto, non è in senso buono. Certe scelte vanno bocciate, soprattutto quando compiute da artisti che in tempi recenti hanno dimostrato di saper ancora raggiungere l’eccellenza! Il voto precipita cosi verso un 4 senza appello.

Con quasi un’uscita all’anno, i Cradle of Filth stanno ormai saturando il mercato, semplice iperatttività o paura di perdere l’interesse dei fan a spingerli a voler essere sempre costante mente sul mercato? Quale che sia il motivo di tanto sforzo ora ci ritroviamo tra le mani l’ennesima platter, il terzo in tre anni, da pesare e valutare. Come per il mitico Giano bifronte il disco  presenta come visto due facce, ma c’è la non trascurabile questione che in questo caso le due facce sono in soldoni la stessa con solo qualche sfumatura a distinguerle.

Con un po’ di fortuna il prossimo Lp di pezzi originali dei Nostri si rivelerà più in linea con la coerenza e la forza espressiva dei suoi due ultimi predecessori. Qual è dunque il voto per “Midnight in the Labyrinth”? Una media matematica pare essere l’unica soluzione, ma ricordate che qui si tratta solo di approssimazione…



CD1

01. A Gothic Romance (Red Roses For The Devil’s Whore)

02. The Forest Whispers My Name

03. The Twisted Nails Of Faith

04. The Rape And Ruin Of Angels (Hosannas In Extremis)

05. Funeral In Carpathia

06. Summer Dying Fast

07. Thirteen Autumns And A Widow

08. Dusk And Her Embrace

09. Cruelty Brought Thee Orchids

10. Goetia (Invoking The Unclean)

CD2

 

01. The Rape And Ruin Of Angels (Hosannas In Extremis)

02. Dusk And Her Embrace

03. Summer Dying Fast

04. The Twisted Nails Of Faith

05. Funeral In Carpathia

06. The Forest Whispers My Name

07. Cruelty Brought Thee Orchids

08. A Gothic Romance (Red Roses For The Devil’s Whore)

09. Thirteen Autumns And A Widow

Intervista
Anette Olzon: Anette Olzon

Speciale
L'angolo oscuro #31

Speciale
Il "Black Album" 30 anni dopo

Speciale
Blood Sugar Sex Magik: il diario della perdizione

Speciale
1991: la rivoluzione del grunge

Speciale
VOLA - Live From The Pool