Green Day's American Idiot (Johnny, St. Jimmy, Tunny, Will)
A nemmeno un mese ormai dall'anteprima nazionale, che si terrà il 21 e 22 gennaio 2017 al Teatro Coccia di Novara, a introdurre le 15 repliche dal 26 gennaio al 12 febbraio al Teatro della Luna, Assago, Milano, i quattro giovanissimi interpreti maschili del musical "Green Day's American Idiot" ci hanno raccontato il loro punto di vista su questa esperienza a dir poco adrenalinica.
Articolo a cura di Marta Scamozzi - Pubblicata in data: 24/12/16

Ciao ragazzi, benvenuti su SpazioRock! Come state?


J: Alla grande, grazie!

 

T: Ciao Marta e un grande saluto a tutti i lettori di SpazioRock! Sto molto bene, la data del debutto si avvicina e l'attesa anche per me si sta facendo sentire! Non vedo l'ora di iniziare.

 

W: Ciao a te Marta, grazie per l'ospitalità! Devo dire che sto molto bene, nonostante la frenesia di queste giornate in cui sono impegnato con un altro lavoro, sento che si avvicina ormai il Natale e questo periodo su di me ha sempre un ascendente di serenità, quindi sono molto tranquillo ma allo stesso tempo mi sto concentrando, orientando lo sguardo a gennaio quando riprenderemo con le prove di "Green Day's American Idiot".

 

Manca ormai poco più di un mese al debutto di "Green Day's American Idiot" al Teatro Coccia di Novara. Come stanno procedendo i preparativi?


J: C'è tanta tensione, ma anche tanta energia. Il debutto sarà un'esplosione!

 

SJ: Ciao SpazioRock, siamo vivi e carichi per dare alla luce questo show elettrizzante!

 

T: Procede tutto alla grande. Si studia, si ripassa, si suona, si canta... meglio di così!

 

W: A Settembre, la produzione, ci ha convocati a Novara dove ci siamo finalmente conosciuti tra di noi e dove il regista Marco Iacomelli (clicca qui per l'intervista col regista, ndr.) ci ha presentato il team creativo che l'avrebbe affiancato per tutto l'allestimento. Queste due prime settimane a Novara sono servite a tutti come workshop propedeutico alla messa in scena vera e propria: sono stati dei giorni bellissimi, in cui ci siamo approcciati, sotto la guida del Maestro Simone Manfredini, allo studio dello spartito scritto e arrangiato da Billie Joe Armstrong e Tom Kitt e con il coreografo Michael Peña siamo entrati in confidenza con i corpi dei nostri personaggi per studiarne i movimenti fisici e gli atteggiamenti posturali. Abbiamo viaggiato nel tempo e nella storia di una nazione grande e forte, gli Stati Uniti d'America, osservandola dal punto di vista di tre musicisti punk californiani che rappresentavano, e forse rappresentano tutt'ora, il punto di vista di una generazione.

 
ai__johnny__ivan_iannacci_foto_di_giovanna_marinoSiete tutti molto giovani, e per alcuni di voi questa è la prima esperienza nel teatro professionale. Quali sono le differenze principali che avete percepito tra questa esperienza e le vostre esperienze precedenti nel mondo del teatro?


J: Per me è in assoluto la primissima esperienza teatrale, professionale e non. Ma ho visto altri spettacoli e l'istinto che ho adesso, dopo aver lavorato in "Green Day's American Idiot", è di prendere tutti quei meravigliosi musical e chiuderli a chiave in un cassetto dei ricordi. "Green Day's American Idiot" è un pugno nello stomaco: frenetico, divertente, commovente, crudo e consapevole; non manca davvero nulla.

 

(Foto a sinistra: Ivan Iannacci, Johnny)

 

 

SJ: Se ne percepiscono tante di differenze: in primis dalla presenza di diverse figure che coordinano tutto. In un'esperienza amatoriale, per quanto ricca possa essere, non c'è un regista, un coreografo, un direttore musicale e uno staff tecnico di primo ordine come in questo caso. Quindi già solo poter lavorare con veri professionisti del settore fa notare una netta differenza. Per non parlare poi dei colleghi e di come viene affrontato il testo, sminuzzato, analizzato e interiorizzato nei minimi particolari, ma soprattutto con grande passione che sicuramente c'è anche in produzioni amatoriali, ma forse non quanta ce ne può essere tra gente che con quello che crea deve anche pagare le bollette. Cambia in toto il modo di approcciarsi a questo lavoro.

 

T: Sicuramente questo spettacolo affronta tematiche molto forti, con uno stile musicale inconfondibile e "atipico" per il mondo del musical. Una grande sfida!

 

W: Dopo aver fatto parte dell'ensemble nel musical "Rent", in "American Idiot" interpreterò per la prima volta un ruolo da co-protagonista. Per quanto mi riguarda non credo di essere diverso nell'approccio al lavoro, avverto sicuramente una responsabilità maggiore proprio per il peso delle aspettative che giustamente ci sono nei confronti di questo spettacolo. Una differenza sostanziale che ho notato dal primo giorno di prove è stata l'organizzazione della produzione; può sembrare una banalità, ma nel nostro lavoro non è un aspetto scontato: quando ti capita di passare da una produzione amatoriale ad una professionale, del livello di STM (Scuola del Teatro Musicale di Novara), la prima cosa che noti, e a cui inizi a credere, è che forse questo è un mestiere vero.


Il concept di "Green Day's American Idiot" è particolare e molto, molto ben definito. Pensate che sia importante portare in teatro delle tematiche così attuali?


J: Assolutamente sì. È fondamentale analizzare il presente e cercare di stimolare un giudizio critico e una consapevolezza nello spettatore.

 

SJ: Io credo che, soprattutto in un momento storico come il nostro, sia fondamentale portare a teatro delle tematiche così forti in cui sia i giovani che quelli un po' meno giovani possano ritrovare la realtà contemporanea e magari riflettere un po' su questo periodo storico così grigio. C'è bisogno di cambiamenti radicali!

 

T: Credo sia fondamentale. Il teatro deve poter presentare al pubblico anche queste tematiche importanti. È una fetta di realtà dei giorni nostri e della storia recente ed è giusto che il pubblico lo veda.

 

W: Penso sia importante continuare su questo filone di sperimentazione e coraggio che sta tracciando la STM, che già con "Next to Normal" ha creduto prima di tutto nella forza di una storia. "Green Day's American Idiot" nel suo concept racchiude tante micro storie descritte dalle varie interazioni fra i personaggi e ognuna di queste storie si sviluppa sullo sfondo di una diversa tematica. L'attualità di questi temi avvicina il pubblico alla storia conferendo allo spettacolo un altro canale di comunicazione.


Interpretate personaggi dalle personalità molto forti; mi verrebbe da dire addirittura stereotipati, per certi versi. Essi definiscono perfettamente alcune caratteristiche specifiche della società moderna. Quali sono le similitudini che pensate di avere con i vostri personaggi, e quali sono invece le principali divergenze?


J: Ci sono molte più similitudini che divergenze. Ho trovato in Johnny il mio stesso modo istintivo di agire e di buttarmi a capofitto in un'idea, quando credo possa portare a un cambiamento, senza pensare troppo alle conseguenze. La sua determinazione a iniziare una "rivoluzione", grande o piccola che sia, supera ogni ostacolo e in questo mi somiglia molto. Il suo sentirsi abbandonato da una società soffocata dai media, il suo ripetere gli stessi errori più di una volta, la sua incapacità di scegliere tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, il suo modo di innamorarsi e di amare alla follia... tutte somiglianze che sicuramente mi hanno aiutato a capirlo e interpretarlo meglio.

 

ai__st._jimmy__mario_ortiz_foto_di_giovanna_marinoSJ: St. Jimmy si definisce il "Santo patrono del dissenso" e, anche solo il fatto di pensarlo, porta immediatamente a riconoscere il personaggio come un folle. Non voglio giudicare la sua follia né connotarla negativamente: alcuni dei suoi lati ribelli e anticonformisti fanno parte anche del mio essere. Lui rappresenta l'eccesso esasperato del sesso, della droga e delle manie, invece di incarnare il positivo incanalare le proprie energie verso un obiettivo superiore. St. Jimmy fa di questo stile di vita la sua perdizione ed autodistruzione. Credo che in ogni persona esiste un oscuro alter ego, un personale St. Jimmy, che racchiude tutti i lati più bui e perversi dell'anima. Il mio personale St. Jimmy sicuramente non ha tutta quella crudeltà e quello spaventoso cinismo che ha il St. Jimmy che interpreto nello spettacolo, ma il bello del nostro lavoro è proprio questo... poter fingere Veramente di essere qualcun altro.

 

(Foto qui in alto: Mario Ortiz, St. Jimmy) 

 

T: Sicuramente la similitudine più grande che ho riscontrato con Tunny è la volontà di ottenere qualcosa di più rispetto alla realtà in cui ci si trova. Ho passato una fase della mia vita, quando ancora non sapevo che cosa volessi fare da "grande" molto simile alla sua. La differenza sostanziale tra me e lui è che io tendo a pensare molto prima di prendere una decisione importante, soprattutto cercando di ragionare con la mia testa, senza farmi influenzare dagli altri.

 

W: Mi sento tanto vicino al carattere di Will ed è forse più difficile trovare delle divergenze che delle similitudini. Ci sono dei periodi in cui anch'io come lui cado in una pigrizia cosmica in cui il divano prende la mia forma e la mia articolazione ossea più attiva è quella del pollice, utile allo zapping compulsivo. Altre volte in cui per fortuna la mia vita è completamente diversa, la frenesia detta legge e la programmazione della giornata è così dettagliata ed incastrata che quando la sera vado a letto cado in stato comatoso. Con Will è divertente perché all'inizio sono un "fancazzista" che si sbronza con gli amici, ma ad un certo punto invece mi sbronzo per il peso delle mie responsabilità. Ecco forse una delle divergenze principali con lui è che io non bevo tantissimo.


"Green Day's American Idiot" a parte, quali sono i vostri musical preferiti?


J: "Rent" e "Next To Normal".

 

SJ: Due dei miei musical preferiti, che mi emozionano sempre tantissimo e con la stessa intensità, sono "Rent" e "Jesus Christ Superstar". Spero un giorno di avere la possibilità di interpretarli.

 

T: In realtà ne ho due, che metto sullo stesso piano perché molto diversi tra loro: uno è "Sweeney Todd", musical molto cupo, riesce a mischiare in maniera estremamente organica raffinatezza e brutalità; l'altro è "Next To Normal", un musical con una tematica molto forte, che come "Green Day's American Idiot" racconta un pezzo di vita assolutamente attuale. Una storia di una famiglia apparentemente normale. Musicalmente poi è stupendo. 

 

W: Senza troppi giri di parole: "Rent", "Hedwig and the Angry Inch", "Rock of Ages" e "Memphis".


Cosa rappresentano per voi i Green Day?


J: I Green Day rappresentano buona parte della mia adolescenza e della mia istruzione musicale. Quando uscì l'album "American Idiot" lo ascoltai all'infinito. E in ogni canzone riuscivo a trovare qualcosa che parlasse di me: una frase, una parola, un'intonazione. Molti dei testi forse non li comprendevo nemmeno ma non era un problema perché in qualche modo, quelle parole e quella musica riuscivano a farsi capire senza essere spiegate. Questo mi ha spinto ad amarli ogni giorno di più, a imparare le loro canzoni a memoria e, infine, a fare il provino per "Green Day's American Idiot".

 

SJ:  Io credo che ogni ragazzo abbia avuto il suo periodo Green Day. Sono una delle band più influenti e ascoltate degli ultimi decenni, che ha accompagnato milioni di ragazzi e diverse generazioni con la propria musica. Quindi dire che per me è un onore interpretare un loro spettacolo, e soprattutto il ruolo che Billie Joe stesso ha interpretato a Broadway, è dir poco. Per me i Green Day sono stati supporto e carica viva nell'adolescenza. E li ringrazio con tutto il cuore e l'anima anche per questo spettacolo!

 

T: Quando penso ai Green Day mi torna in mente la mia adolescenza al Liceo. C'erano tantissimi ragazzi, tra cui io, che si cimentavano nel cantare e suonare i loro pezzi. Sicuramente se amo la musica, è anche grazie a loro!

 

ai__will__luca_guaudiano_foto_di_giovanna_marinoW: Quando ascoltai per la prima volta un disco dei Green Day, avevo quattordici anni. Fu proprio "American Idiot" quel disco, che a pensarci ora sa un po' di profezia. Più che ascoltato l'ho consumato e con lui ho consumato anche il DVD del loro live in Inghilterra, per non parlare della pazienza del mio chitarrista al quale avrò chiesto mille volte di insegnarmi l'arpeggio di Good Riddance. I Green Day erano nelle cuffiette del lettore Mp3, nel tragitto per andare a scuola la mattina, con l'inverno nell'aria, così da immaginare di passeggiare "fra le strade dei sogni infranti". Per un lungo periodo sono stati la mia colonna sonora e forse se dovessi descrivere la mia adolescenza con il nome di un gruppo musicale direi proprio Green Day.

 

(Foto a sinistra: Luca Guaudiano, Will)  

 

 

Secondo voi quali sono le scene più intense all'interno del musical?


J: Sicuramente "Give Me Novacaine", una scena spaccata in due tra l'amore di Johnny e Whatsername e la brutalità della guerra. E anche "Wake Me Up When September Ends", dove i protagonisti si ritrovano a fare i conti con... Non voglio dirvi proprio tutto dai!

 

SJ: Le scene che io sento più intense ed emozionanti dello spettacolo sono "The Last Night On Earth" in cui c'è per la prima volta la scoperta, da parte del protagonista, della droga più pericolosa che esista: l'eroina. "Give Me Novacaine" è un altro pezzo allo stesso modo molto intenso: vera e propria guerra per uno dei tre protagonisti e lotta personale per l'altro.

 

T: Se ti dicessi quali sono le scene più interessanti nel musical toglierei la curiosità di venirlo a vedere! Ma ti posso assicurare che tutto il musical è mooolto intenso, non ci sarà un attimo di tregua!

 

W: "Green Day's American Idiot" è uno show che assicura emozioni forti e intensità durante tutto lo sviluppo della storia. Se dovessi pensare però ad un momento in cui si raggiunge l'apice, la prima scena che mi viene in mente è quando i tre ragazzi, una volta toccato il fondo, ognuno nel proprio mondo, ognuno con i suoi sbagli, prendono coscienza delle loro vite ("Wake Me Up When September Ends").

 

Come vedete l'attenzione del pubblico italiano nei confronti dei musical? Credete ci sia un interesse crescente?


J: Attenzione ce n'è, ma l'unico modo per accrescerla ancora di più è osare, sconvolgere le tradizioni, portare a teatro qualcosa di nuovo e forte, come "Next To Normal" e "Green Day's American Idiot".

 

SJ: Credo che il pubblico italiano si stia avvicinando al musical perché sente che c'è aria di rinnovamento in giro. Per altro, dopo le elezioni americane, il mondo spaventa ancora di più e questo album è stato, come con Bush prima, un grido di rivolta e dissenso che diverse generazioni sentono ancora forte. I Green Day sono tornati alla carica più in forma che mai e i vecchi e nuovi fan credo siano entusiasti di poter vedere messo in scena, non solo uno degli album più venduti e ascoltati di tutti i tempi, ma anche un pezzo di vita di tutta la band.

 

T: Io credo proprio di sì. Tutto questo grazie alle persone che negli anni hanno portato questa meravigliosa arte in tutta Italia. Credo che più andremo avanti con gli anni, più l'interesse aumenterà.

 

W: Quando nella seconda metà dell'Ottocento, in America, prese piede il musical, in Italia come nel resto d'Europa, primeggiava l'Opera e la sua longeva tradizione. Furono Garinei e Giovannini, nei primi anni ‘50, a trovare l'effettivo punto d'incontro tra il pubblico italiano e il genere di matrice americana, che fino ad allora aveva riscontrato il grande ostacolo della lingua. L'affezione nei confronti del musical da parte degli italiani percorse una parabola discendente durante tutti gli anni ‘80 per poi tornare definitivamente di moda a partire dal decennio successivo. Da allora i teatri hanno iniziato a riservare sempre più spazio per questo tipo di spettacoli, andando incontro all'ingente richiesta da parte del pubblico che sembra essere ormai legato in maniera imprescindibile al genere. Questi dati ci fanno capire quanto credere nell'evoluzione continua dell'offerta culturale possa far crescere e maturare il pubblico e la sua sensibilità.


Qual è la cosa più importante che vi ha insegnato "Green Day's American Idiot"?


J: La vera rivoluzione la portiamo avanti tutti i giorni con i piccoli gesti che facciamo quotidia-namente per cercare di cambiare le cose.

 

SJ: "Green Day's American Idiot" mi ha insegnato che i sogni si possono realizzare... mi ha insegnato che lottando e credendoci fino in fondo si riesce ad avere la possibilità di mettersi in gioco sul serio. "Green Day's American Idiot" mi sta insegnando quanti sia im-portante avere un obiettivo e lottare per raggiungerlo! Grazie "Green Day's American Idiot"!

 

ai__tunny__renato_crudo_foto_di_giovanna_marinoT: "Green Day's American Idiot" mi sta insegnando molto anche in questo momento. Tutto ciò che sto apprendendo è estremamente importante. Se ne devo scegliere una direi... Avere la forza di non mollare mai!

 

(Foto a sinistra: Renato Crudo, Tunny)  

 

W: È difficile dirlo adesso, per ora voglio solo vivere a pieno questa esperienza prendendo tutto quello che di buono ha da offrirmi sotto il profilo umano e professionale, con la consapevolezza che mi insegnerà qualcosa, ma per capire cosa ci vorrà del tempo.


Grazie per il vostro tempo, ragazzi! Un'ultima domanda: avete qualche messaggio da lasciare ai lettori di SpazioRock?


J: Invito voi, lettori di SpazioRock, a vedere "American Idiot" a teatro, per godervi uno spettacolo innovativo, potente, autentico e senza filtri. Un'opera rock come non se ne sono mai viste prima in Italia, con i brani dei Green Day suonati e cantati dal vivo! Ora che abbiamo la possibilità dobbiamo spaccare tutto!
LET'S ROCK!

 

SJ:  Sì, ho voglia di dire a tutti i ragazzi non solo che questo è uno spettacolo da gustarsi al cardiopalma, senza esclusione di Sesso, Droga & Rock and Roll! Spegniamo quei maledetti televisori spazzatura e ricominciamo a vivere di emozioni vere, di vibrazioni che ci fanno scuotere dall'interno.
Facciamo sentire la nostra voce, facciamo vedere che noi giovani ci siamo, siamo vivi e non abbiamo più voglia di farci prendere in giro dai media e dalle chiacchiere di questo spregevole sistema! Lunga vita al Rooock!

 

T: Cari lettori, se amate le atmosfere elettriche e forti, non potete perdervi questo spettacolo. Sono sicuro che vi divertirete e non riuscirete a stare seduti alle poltrone. Un saluto a tutti, vi aspetto a teatro!

 

W: Prima di tutto voglio ringraziare te Marta, per la tua curiosità e per la possibilità che ci stai dando di crescere facendoci conoscere e raccontando di noi. Ringraziando te, ringrazio ovviamente tutta la redazione di SpazioRock con la quale mi complimento per l'ottimo lavoro svolto. Ai vostri lettori lascio un messaggio che in qualche modo rappresenta anche lo stile comunicativo dei Green Day: Cercate ed inseguite affannosamente quella musica che vi racconti qualcosa e che vi faccia divertire!

 

Buona fortuna per gli ultimi preparativi! Ci vediamo in teatro.




Intervista
Anette Olzon: Anette Olzon

Speciale
L'angolo oscuro #31

Speciale
Il "Black Album" 30 anni dopo

Speciale
Blood Sugar Sex Magik: il diario della perdizione

Speciale
1991: la rivoluzione del grunge

Speciale
VOLA - Live From The Pool