Alter Bridge European Tour
24/10/11 - Estragon, Bologna


Articolo a cura di Andrea Mariano

Due cose ho odiato profondamente la sera del 24 ottobre 2011: i perennemente rossi semafori bolognesi ed il mio senso dell'orientamento “creativo”. Ad ogni modo, tra una leggera e fastidiosa pioggerellina ed una sterzata all'ultimo momento, l'arrivo all'Estragon e il fortunato parcheggio vicino l'entrata divengono realtà. Sono da poco passate le 21.30 e con esse lo show dei Black Stone Cherry, quando entrando nel locale si rimane colpiti dall'assenza pressoché totale di posti liberi, tant'è che a fatica guadagniamo una posizione stabile a metà sala, poco dietro il mixer. Il pubblico è prevalentemente giovane, ma non mancano presenze che alzano la media anagrafica, a dimostrazione che l'evento della serata richiama più generazioni di appassionati di quanto ci si potrebbe aspettare in un primo momento.


L'orologio segna le 22.00, subito si abbassano le luci: l'Estragon stracolmo si fa sentire e chiama a gran voce i protagonisti della serata che non tardano ad arrivare sul palco. Una melodia elettronica riempie l'aria incandescente del locale mentre un'ombra imbraccia la chitarra e si avvicina al microfono: Myles Kennedy sussurra i primi versi di “Slip To The Void”, fino a quando Mark Tremonti non sfoga sulla sua sei corde elettrica il riff principale del brano. Un inizio sfolgorante e d'impatto, non c'è che dire. Sin da queste primissime battute si percepisce che gli Alter Bridge hanno una padronanza delle proprie capacità pressoché assoluta, concedendo il dovuto spazio alla voce di Kennedy (vera chiave di volta della band) e all'estro chitarristico di Mark Tremonti, senza per questo trascurare la pur sempre importante sezione ritmica a sostegno dei due.

Suoni terribilmente pastosi e sbilanciati (la chitarra di Myles che sovrasta quella di Tremonti, il basso di Bryan Marshall che divora qualsiasi frequenza sonora) minano il godimento delle tre canzoni iniziali, ma il pubblico pone rimedio al pasticcio acustico cantando a squarciagola ogni singola parola, creando così anche un immediato feeling tra chi è sopra il palco e chi si agita davanti le transenne. Per fortuna dal punto di vista sonoro già da “Find The Real” la situazione migliora fino a raggiungere livelli accettabili che ci permettono di godere delle funamboliche corse delle note sulle corde della PRS di Mark Tremonti, o della pazzesca prova vocale di Kennedy, al limite della perfezione. Come era prevedibile, lo show degli statunitensi si focalizza principalmente sull'ultimo nato “AB III”, ma non si sbilancia in maniera eccessiva, proponendo così estratti anche dal precedente “Blackbird”, come le ottime “White Knukles” e “Buried Alive”, e dal debutto “One Day Remains” che dona al concerto momenti di maggior respiro con pezzi come “Down To My Last”, “Find The Real” e “Open Your Eyes”. La scaletta tuttavia non lascia spazio a ballad dai ritmi decisamente più dilatati come “In Loving Memory”, se non nel bis con la bella versione chitarra acustica – voce di “Watch Over You” (molto bello il momento in cui il pubblico canta all'unisono il ritornello).


La performance del quartetto nato dalle ceneri dei Creed è quanto di più vicino al termine “granitico”: un muro del suono invidiabile, una preparazione ed un affiatamento che certe band più longeve si sognano di questi tempi, anche chi apparentemente è più statico on stage (Marshall non è esattamente un animale da palco) tuttavia sprigiona un'energia enorme. Oltre ad essere un bravo domatore di folle, Myles si dimostra possessore di una voce strabiliante ed assai versatile e di una tecnica vocale altrettanto fenomenale, considerando che normalmente dopo anni di registrazioni – tour – registrazioni è facile che un cantante inizi a dare segni di cedimento. Probabilmente è, assieme all'ex Helloween Michael Kiske, uno dei pochi cantanti in circolazione che cura come si deve il proprio strumento, allenandolo e sfruttandolo a fondo senza per questo forzarlo inutilmente, riuscendo così a preservare una efficienza ed una potenza ottime anche a lungo termine. I risultati sono sotto gli occhi e nelle orecchie di tutti, dato che in quasi due ore di concerto non vi è stato mai un minimo cedimento od una qualche esitazione.


Lo show è perennemente incastonato su livelli qualitativi davvero molto alti, ed anche quando ci si trova dinanzi al duello d'assoli chitarristici tra Myles (sorprendentemente bravo) ed il velocissimo Mark occhi ed orecchie sono sempre, costantemente rivolti verso quel che accade sul palco, e solo al termine di “Rise Today” ci si accorge che gli Alter Bridge ci stanno ringraziando e salutando e che il concerto è davvero giunto alla sua conclusione, e le quasi due ore sembrano esser ancora troppo poche, tanta è stata l'energia profusa dalla band ed assimilata completamente da tutto l'Estragon sold out.


Quasi due ore di rock eseguito e trasmesso empaticamente in maniera impeccabile: il pubblico si è divertito ed ha apprezzato ciò che i musicisti d'oltreoceano, visibilmente divertiti e soddisfatti, hanno offerto. La tappa bolognese degli Alter Bridge può considerarsi pienamente riuscita.


Setlist:

01. Slip to the Void
02. Before Tomorrow Comes
03. Come To Life
04. Find The Real
05. Ghost of Days Gone By
06. Buried Alive
07. Brand New Start
08. White Knuckles
09. All Hope Is Gone
10. Metalingus
11. Broken Wings
12. One Day Remains
13. Down To My Last
14. Ties That Bind
15. Blackbird
16. Open Your Eyes


Bis:


17. Watch Over You
18. Isolation
19. Dueling Guitar Solos – Mark and Myles
20. Rise Today




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