"Wow, we've been swallowed up by the mainstream and no one's gonna want to listen to us".
Eddie Vedder.
Era il 1993, ottobre, e, mentre i Pearl Jam pubblicavano il loro secondo lavoro in studio, Eddie Vedder appariva sulla copertina di Time Magazine, nonostante la band avesse rifiutato categoricamente qualsiasi partecipazione alla rivista. Ecco perché, quindi, la citazione riportata in testa a questo articolo diventa molto importante per comprendere "VS", pezzo assolutamente unico nella discografia dei ragazzi di Seattle. L'insistenza mediatica aveva, infatti, raggiunto livelli difficilmente gestibili dopo il successo totale dell'album di debutto "Ten", e la pressione sulle spalle della giovane band stava aumentando a dismisura, assieme a fan ed impegni su scala mondiale.
Il risultato è la perfetta sintesi di ciò che erano i Pearl Jam in quel momento. "VS" è un disco rabbioso ed energico, nato da un complesso miscuglio di emozioni, spazianti dall'astio nei confronti delle ingiustizie sociali, alla profonda sensibilità verso situazioni di vita delicate e struggenti. Il messaggio è reso chiaro fin da subito grazie ad una registrazione che appare meno attenta e curata rispetto a quella del precedente album, allo scopo di rendere i brani più grezzi e diretti. "Go" si sviluppa a partire da un ruvido groove della sezione ritmica e libera la grinta di un Eddie in versione feroce, che trova continuità in pezzi come "Animal", "Blood" e "Leash", autentici sfoghi di un animo ferito e irrequieto.
Elementi di continuità con "Ten" sono comunque molto presenti, sia a livello musicale, come in "Rearviewmirror", che a livello tematico. Il bellissimo corpo acustico di "Daughter", scritto da Stone Gossard, accompagna uno struggente racconto di incomprensione infantile, stabilendo un contatto tangibile con "Jeremy", del precedente lavoro. Uno dei momenti più interessanti di "VS" è poi rappresentato da "W.M.A.", pezzo quasi sperimentale che, attraverso ritmiche tribali e sonorità molto complesse, si schiera duramente contro una società che consente al razzismo e alla violenza di radicarsi persino nelle sue istituzioni.
L'ago della bilancia è chiaramente la voce di Eddie Vedder, che sa farsi anche molto delicata e profonda al momento giusto. "Elderly Woman Behind The Counter In A Small Town", destinata ad un grande utilizzo nei live, è una sorta di anticipazione della maggiore maturità vocale che il frontman raggiungerà solo in seguito e rappresenta forse il collegamento più diretto con il successivo "Vitalogy". La chiusura è affidata ad "Indifference", un brano semplice quanto toccante, costruito sul basso di Jeff Ament e su delicati e psichedelici tocchi di chitarra, sui quali l'iniziale sussurro di Eddie registra un bellissimo crescendo di intensità.
"VS" è un album la cui importanza viene forse sottovalutata al confronto con il precedente ed il successivo, ma rappresenta lo step che ha permesso ai Pearl Jam di guardarsi allo specchio e ricordarsi chi fossero, scrollandosi energicamente di dosso tutto ciò che era all'esterno. La fredda crudezza di alcuni momenti fa in modo che l'innamoramento non sia così immediato come per "Ten", ma si rivolge a chi sa ascoltare i testi e le sensazioni, a chi sa cogliere il desiderio di ribellione di cinque ragazzi destinati a fare la storia della musica, sempre e comunque di testa loro.