A quattro anni di distanza dall'ultima loro venuta italiana (nel 2010 furono headliner dell'Heiniken Jammin' Festival di Mestre), i Pearl Jam tornano nel Bel Paese per ben due concerti. Tuttavia, la cornice che questa volta li accoglie è ben diversa da quella del festival: per la prima volta (perlomeno in Italia) Eddie Vedder e soci si esibiscono davanti il ben più ampio pubblico degli stadi, per la precisione l'imponente San Siro di Milano ed il Nereo Rocco di Trieste.
Ed è proprio la prima tappa, quella all'ombra del campo da calcio lombardo, che vi stiamo per raccontare.
Tralasciando l'interminabile viaggio del qui presente redattore per arrivare sul luogo, una volta trovati i posti ci sediamo in attesa, oltre che del concerto, della partita dei Mondiali di calcio che verrà trasmessa sui megaschermi. Senza alcun preavviso, proprio pochi minuti della partita spunta sul palco Eddie Vedder, il quale, indossando una maglietta della nazionale di calcio italiana, saluta i presenti visibilmente sorpresi e suona una versione solo voce e chitarra di "Porch". Bella sorpresa e bel regalo ad un pubblico ancora in procinto di raggiungere gli spalti.
Conclusasi la visione di Italia - Costa Rica, tempo di metabolizzare la sconfitta e alle 20:45 circa i Pearl Jam salgono sul palco, ma non investono gli oltre 60.000 presenti con un assalto sonoro, bensì con l'intensità emotiva di "Release Me", "Nothingman", la recente "Sirens" e con la storica "Black", quest'ultima cantata all'unisono da tutto lo stadio. Il pubblico è immediatamente recettivo, Vedder con l'immancabile bottiglia di vino in mano saluta ed è visibilmente contento di avere davanti a sé un Meazza sold out, e nel corso della serata si sforzerà di parlare in italiano per ricordare il legame speciale tra i Pearl Jam e l'Italia (proprio Milano fu una delle città che meglio accolsero i ragazzi di Seattle in occasione del primo tour europeo). L'intimità e la grande commozione dei presenti lasciano ben presto spazio alla potenza esplosiva di "Go" e "Do The Evolution", ed i successivi tre quarti d'ora quasi non lasciano tempo di respirare, tra "Corduroy", "MFC", "Lighting Bolt" e "Rearview Mirror".
La scaletta attinge a piene mani dai successi più conosciuti della band, ma non mancano sorprese davvero gradite: da "Why Go" a "Given To Fly", passando per una "Not For You" incredibilmente preceduta da "Setting Forth" direttamente dalla colonna sonora del film "Into The Wild" firmata dal Vedder solista, senza dimenticare l'eccezionale Even Flow" in cui Mike McCready si esibisce in un assolo di chitarra lunghissimo ed assai applaudito, per poi essere sorpresi dalla presenza di brani come "Thin Air" e "Who You Are". Rispetto agli show di Amsterdam, è stato dato buono spazio anche agli estratti dell'ultimo lavoro "Lighting Bolt" (molto apprezzati i singoli "Sirens" e "Mind Your Manners").
Nonostante venga rispettata la consueta semplicità di elementi decorativi, il palco è piuttosto grande, e soprattutto McCready più di una volta ha sfruttato la passerella per avvicinarsi alle prime file, senza contare che per quasi tutta la schizofrenica "Spin The Black Circle" è transitato più volte anche nella backline, quasi a voler prendere alla lettera il ritornello del brano brano. Il frontman è ancora un po' acciaccato a causa del dolore al ginocchio destro, ma pare più reattivo ed energico rispetto ai due show di Amsterdam di qualche giorno prima. È anche un po' alticcio, dimenticando ogni tanto le parole (durante "Nothingman" ha chiaramente farfugliato confusamente qualche parte di testo) o sbagliando l'attacco per esempio dell'ultimo ritornello di Why Go, sdrammatizza un po' scusandosi e dandosi dello stronzo quando non sa quando inserirsi e cosa cantare all'inizio di "Given To Fly"; considerando l'immensità dello show (3 ore piene, 35 brani eseguiti in totale) la setlist profondamente differente dalle date olandesi, sono errori che tutto sommato non inficiano la riuscita del concerto in sé.
Effetti luce semplici ma al contempo dannatamente efficaci, megaschermi capaci di catturare momenti e scorci del concerto davvero molto belli (a parte nel primo bis, sono stati trasmessi sempre in bianco e nero) hanno impreziosito una performance di certo non esente da sbavature ed imperfezioni (l'audio altalenante, tra il discreto e l'eccessivamente rimbombante, non ha aiutato), ma tutt'altro che noiosa o priva di trasporto emotivo, sia sul palco che nel pit e sugli spalti (ascoltare sessantamila voci che cantano "Black" è da pelle d'oca).
Torniamo a parlare per un attimo della setlist: immensa, talmente estesa che ad un certo punto Eddie fa segno come per indicare l'orologio perché sono stretti coi tempi ed è necessario sacrificare qualche brano ("Got Some", "Comatose" e purtroppo anche la splendida "Crown Of Thorns"), ma che è stata anche sagacemente suddivisa in parte "emozionale" (introduzione), parte "energica" (prima ora), momento ballad (primo bis, con tanto di dedica alla moglie di Vedder, il quale ricorda agli spettatori di averla conosciuta proprio in Italia il 23 giugno di 14 anni fa), momento psichedelico e delirante ("Porch") e festa di saluti finali con le immancabili "Alive" (altro momento corale spettacolare, dove anche chi conosce superficialmente la band ha urlato), "Rockin' In The Free World" con special guest alla chitarra il figlio di Matt Cameron e la delicata "Yellow Ledbetter". Come potete notare, c'è davvero poco di cui lamentarsi, soprattutto considerando la prestazione di cui la band si è resa protagonista.
Momenti dolci che vengono prontamente investiti da scariche d'adrenalina pura, attimi divertenti e scanzonati (l'"happy birthday" cantato da tutti per il compleanno di Cameron), sinceri ringraziamenti verso il pubblico italiano (non si tratta di mera ruffianeria, dato che è risaputo l'amore che la band nutre per il nostro Paese): di questo, in estrema sintesi, si è riempito lo stadio San Siro venerdì 20 giugno 2014. Molto, moltissimo altro è accaduto, ma non bastano altre centinaia di righe l'articolo, né le capacità narrative del sottoscritto per descrivere con esattezza l'impatto emotivo ed emozionale che un simile concerto ha portato a moltissimi dei presenti (qualche voce fuori dal coro che ha parlato indignato di una scaletta fin troppo ruffiana c'è stata, così come qualcun altro che era presente solo per poter dire agli amici "Io c'ero", e magari è stato inerme nei momenti topici).
Vi lasciamo alla scaletta completa del concerto, ma prima un'ultima considerazione: chi suona con passione, trasporto e convinzione, lo si nota in qualsiasi contesto, che sia il piccolo club di periferia od uno stadio in delirio. Non importa se ci siano cinque, cento o decine di migliaia di persone: la differenza con chi fa il "compitino", con chi è lì giusto per timbrare il cartellino, la si nota, eccome la si nota.
Setlist:
Porch (Eddie solo on guitar)
Release
Nothingman
Sirens
Black
Go
Do tTe Evolution
Corduroy
Lightning Bolt
Mind Your Manners
Pilate
Untitled
MFC
Given to Fly
Who You Are
Sad
Even Flow
Swallowed Whole
Setting Forth (Eddie Vedder cover)
Not for You
Why Go
Rearviewmirror
Bis:
Yellow Moon
Elderly Woman Behind The Counter In A Small Town
Thin Air
Just Breathe
Daughter (in coda W.M.A. e Let It Go, It's Ok)
Jeremy
Better Man
Spin The Black Circle
Lukin
Porch
Bis 2:
Alive
Rockin' In tTe Free World (Neil Young cover)
Yellow Ledbetter