Biffy Clyro
Only Revolutions

2009, 14th Floor
Alternative Rock

Recensione di Costanza Colombo - Pubblicata in data: 30/10/15

Che la prima delle rivoluzioni sia la marcia sul posto di "The Captain"? Gli ottoni farebbero rispondere di si.

 

Ad ogni modo si torna familiarmente a bomba con la frenetica e gridata "The Golden Rule" che a 2:10 diventa prima rullante, poi elettricità e infine orchestrata antifona di "Bubbles". Questa sopraggiunge in giuliva leggerezza per auto-dedicarsi alla "girl" di 1:29, quella che vive in un mondo vietato sia ai minori che ai mortali. Assaggiato il festino di chitarre che ne consegue (feat. quella di Josh Homme), si vira poi verso più miti e riflessivi consigli con uno dei singoli che hanno catalizzato l'attenzione dei più sulla band scozzese: "God & Satan". Interamente affidata alla piacevole morbidezza canora di Simon Neil, essa illude in una seppur minima linearità sconfessata immediatamente dalla singolare sonorità (e lirica) di "Born On A Horse". Solo una traccia per riprendere a parlar d'antipodi con "Mountain", altra piacevole canzonetta da radio e da video. Cascatella di tasti inclusi.

 

E qui, con "Shock Shock" si inizia a litigare come in copertina. Non penserete mica si tratti di un pacifico dialogo cromatico, vero? Non avete notato la violenta e acuminata intenzione del drappo blu? Il fu Storm Thorgerson la disegnò tenendo a mente bandiere in suddetta rivoluzione e la sempreverde idea di battaglia tra i sessi.

 

Quindi ci si continua a far molto bene e/o molto male con "Many Of Horror". Nonostante i lividi c'è da propendere per la prima. Orecchiabile, strappalacrime e con quanto basta d'archi per essere La Canzone dell'album, almeno per le masse. La guerra prosegue con "Booooom, Blast & Ruin" onomatopeico campo di battaglia tra chitarre e cantante a cui si perdona a occhi chiusi di tutto, perfino un "we fit like ice-cream on a open wound" ma solo perché dopo ci rapisce nella ribelle, e sul finir piacevolmente, fischiante rincorsa di "Cloud Of Stink". Stona un po' a questo punto la calcata auto-affermazione dell'inizio di "Know Your Quarry", scritta in una nottata in cui l'ultima parola del titolo era apparentemente la miglior assonanza possibile con "body".

 

E poi il calderone di "Whorses" dove si mescolano hippy, autografi di Gesù, dinamite e mancate patte sul c***o.
E poi basta.

 

Only Revolutions finisce troppo presto. O forse, trattandosi di volutamente sconclusionato divertimento acustico, (le pari no. 4, 6 e 8 escluse) non dura un secondo di più di quello che doveva.

 

"We want to affect the change, with voice and electrical noises."

 

Tranquilli Biffy Clyro se era questo il manifesto della vostra rivoluzione, ci siete discretamente riusciti.





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