Megadeth - Rock In Roma
28/06/18 - Ippodromo Delle Capannelle, Roma


Articolo a cura di Simone Zangarelli

Di tutti gli eventi nel tabellone dell'edizone numero 10 del Rock in Roma, sicuramente la serata del 28 giugno rappresenta la più attesa per tutti i fan dell'heavy metal. Dopo aver portato in Italia artisti come Jeff Beck, la terza serata della manifestazione ha visto succedersi sul palco dell' Ippodromo delle Capannelle i Killswitch Engage e una delle band capostipite del genere, i leggendari Megadeth, partiti per un tour mondiale in occasione dei 35 anni di carriera.

 

Il cielo plumbeo fitto di nuvole, il vento d'estate che solleva la polvere dal suolo creano lo sfondo perfetto per l'ingresso dei Killswitch Engage. Pochi pezzi in scaletta per il gruppo metalcore americano, che nel 2016 ha pubblicato il suo settimo album, "Incarnate", dal quale eseguono "Hate By Design", scritta contro Donald Trump e contro ogni divisione. I cinque dimostrano grande energia sul palco, correndo freneticamente da una parte all'altra e saltando a ritmo di musica, Mike D'Antonio al basso è potente e veloce, la batteria incastra ogni colpo nel punto giusto tenendo sempre le coordinate durante gli stacchi. Ottima prova vocale di Jesse Leach nello scream e nel cantanto mentre anche nel growl si mostra rilassato. Meno incisiva la performance chitarristica, imprecisa in alcuni passaggi e banale nell'impiego del tapping quando non suona in playback. Nonostante ciò, il sound e la tipica struttura metalcore con frequenti cambi di ritmo fa scuotere la testa a moltissimi dei presenti soprattutto quando l'esibizione si chiude con una reinterpretazione decisamente riuscita di Holy Diver del mitico Ronnie James Dio.

 

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Appena una mezzora di cambio palco, giusto in tempo perché le nuvole gravide di pioggia inizino a scaricare il loro contenuto sulla folla, ed alle 22 entrano in scena i Megadeth, accolti da un boato assordante e da tante mani con gli indici e i mignoli alzati. L'inizio è devastante con "Hangar 18" fa scatenare il pubblico dalle primissime note, quasi in antitesi con la solita aplomb di Dave Mustaine. Durante i primi tre pezzi il bilanciamento dei suoni risulta incerto per una band di questo calibro: il basso copre ogni strumento, la voce quasi assente e le chitarre totalmente in sottofondo. Verso la metà dell'esibizione il suono si assesta su volumi più bilanciati fino a raggiungere la qualità auspicata durante gli ultimi pezzi. 

Il pogo sotto palco comunque è inarrestabile: una canzone dopo l'altra il pubblico non smettere di vivere ogni singola nota con tutto il corpo. Nonostante il trasporto dei pezzi, colpisce la precisione e l'affiatamento dei quattro giganti dell'heavy metal: la coordinazione di Dirk Verbeuren alla batteria si unisce all'incessante basso di David Ellefson, mentre alle chitarre Mustaine e Loureiro sono controllatissimi.

 

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Si prosegue con "The Threat Is Real", tratta dall'ultimo lavoro, "Dystopia", del 2016 ma in realtà la scaletta è concentrata sugli album dall'86 al '92, probabilmente il periodo più florido per la metal band losangelina. Di nuovo un urlo scatenato per "The Conjuring", in cui Loureiro sfodera un assolo micidiale: concentrato, veloce e pulito nell'esecuzione, il chitarrista brasiliano mostra tutto il suo talento davanti ad una folla in estasi. E si ripete ancora "In My Darkest Hour", canzone che il leader dei Megadeth aveva scritto per l'ex bassista dei Metallica, Cliff Burton.

Si continua poi con "Poison Was The Cure", dove Verbeuren polverizza la batteria con le bacchette, per poi giungere all'attesa power ballad "A Tout Le Monde", accompagnata dal coro di tutti i presenti che sovrasta la voce di Dave Mustaine. Poi è la volta di "Sweating Bullets" e "Take No Prisoners" che elettrizzano il pubblico in movimenti scatenati e pronto a cantare "Me-Ga-Deth" sopra i riff. Non potevano mancare "Tornado Of Souls" e "Symphony Of Destruction", dove Mustaine da il meglio di sé con la chitarra: le prima con le ritmiche serrate con la mano destra, poi nell'assolo. La sorpresa durante "Peace Sells", canzone scritta come forte critica al sistema sociale moderno: l'ingresso in scena della mascotte Vic Rattlehead, che compare nelle più famose copertine dei dischi dei Megadeth. La conclusione con il cavallo di battaglia, "Holy Wars... The Punishment Due", scatena l'inferno nel moshpit ed infiamma con un maestoso finale l'Ippodromo delle Capannelle.

 

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Poche parole, nessun effetto speciale, niente scenografia, solo quella musica che ha riunito sotto lo stesso palco migliaia di fan ad ammirare uno degli ultimi storici gruppi alfieri dell'heavy metal mondiale.

 

 

Setlist:

Hangar 18
The Threat Is Real
Wake Up Dead
In My Darkest Hour
The Conjuring
She-Wolf
Dawn Patrol
Poison Was the Cure
Trust
A Tout le Monde
Sweating Bullets
Dystopia
Take No Prisoners
Tornado of Souls
Symphony of Destruction
Mechanix
Peace Sells
Holy Wars... The Punishment Due

 




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