Layne Staley, l’ombra del tramonto Grunge
"L'anima brucia più di quanto illumini"


Articolo a cura di Andrea Mariano - Pubblicata in data: 04/04/15

Non si faceva sentire da giorni, qualcuno preoccupato chiama la polizia: “Non risponde al telefono, non sappiamo dove sia”.

Poi, un calcio alla porta.

Tele dipinte con vernice spray sul pavimento. Luce soffusa in cucina. Il televisore acceso che non trasmette nulla, se non interferenze ed un ronzio di fondo simile ad uno sciame di mosche. Un tavolino su cui non ci sono tazze di caffè, né posacenere, nonostante la presenza di accendini, polvere bianca e cucchiaini. Lo spettatore che guarda il volteggiare di righe nere, bianche e grigie che si rincorrono sullo schermo è seduto sul divano di pelle rosso scuro.

Da due settimane.

 

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Layne Staley, anima schiva del grunge, sapeva benissimo di trovarsi in difficoltà nella gestione del dolore e della dipendenza, ma crollò sotto il lacerante peso della disperazione dopo che si vide strappar via dalle sue braccia a causa di un’endocardite batterica Demri Lara Parrott, sua storica fidanzata, l’ultimo suo appiglio a questo mondo, l’ultima ragione di portare avanti il tentativo di avere a che fare con questa esistenza. Il 29 ottobre 1996 Layne inizia ufficialmente a prendere a schiaffi il mondo, lasciandosi andare sempre più, senza possibilità di tornare indietro.

 

And although he'd not accept
She was gone and so he wept
Then a demon came to him
'You must know that I'm gonna win'
 
La sua ultima apparizione pubblica avviene in occasione degli Mtv Music Award del 1997. Occhiali da sole in serata di gala, riceve il premio con i suoi amici (poi compagni, poi nemici, secondo il suo sempre più deteriorato modo di percepire il mondo) per la Best Hard Rock Performance.

Poi, il tuffo definitivo nel baratro. Ogni tanto, raramente, potevi entrare al Rainbow bar, chiedere una birra, voltarti e vedere un fantasma che se ne stava lì, seduto all’ultimo tavolino, in fondo al locale, in disparte. Lontano dagli avvicendamenti del presente, chiuso in sé con i suoi demoni.
 
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Il sorriso che riusciva a dipingersi addosso anche nei momenti più neri ora non c’è più. La voglia di scherzare, di sdrammatizzare hanno fatto posto al silenzio e al disorientamento temporale (“Era convinto che non ci sentissimo da un mese, invece era passato un anno” diranno alcuni conoscenti). Il ragazzo vulnerabile ma dalla voce unica, che trovava nella scrittura, nella musica, nell’arte il tentativo più concreto di catarsi e redenzione, era stato allontanato, cacciato via, mandato a farsi fottere, chiuso fuori da quella porta di quell’appartamento al quinto piano.

I've tried to hide myself from what is wrong for me

Dietro quella porta, l’inferno silente.
L’unica fiamma, quella di un accendino. L’unico rumore, quello di qualche videogame.
Squilla il telefono. Rimbomba nella stanza il suono.
Bussano alla porta. Nessuna risposta.
Non c’è nessuno. Almeno, nessuno che voglia aprire.

Un metro e ottantacinque centimetri. Questa l’altezza di un albero delicato eppure maestoso. Questa l’altezza di un albero sradicato e distrutto da un male inestirpabile.

39 chilogrammi. Questo il peso di un’anima disperata. Questo il peso della disperazione.

Then a demon came to him
'You must know that I'm gonna win'
 
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