Linkin Park: è davvero possibile un nuovo inizio?
Cosa ne è stato, e ne sarà, di Mike Shinoda e compagni 5 mesi dopo la scomparsa di Chester Bennington


Articolo a cura di Mattia Schiavone - Pubblicata in data: 27/12/17
È privilegio soltanto dei più grandi artisti riuscire, attraverso le proprie esperienze tradotte in musica, a colpire cuore e anima di uno spropositato numero di persone e a riunirle sotto un'unica grande bandiera. Negli ultimi cinque mesi milioni di appassionati di musica sono stati accomunati dalla nostalgia e da un forte senso di perdita causati dalla scomparsa del loro eroe, di un uomo che ha combattuto con determinazione i propri demoni, forse risultandone vinto ma riuscendo comunque ad aiutare, con la propria forza, un'intera generazione di ragazzi alle prese con il caleidoscopio di emozioni che la vita può offrire. 

 

La dipartita di Chester Bennington ha dimostrato chiaramente quanto profondo e inspiegabile possa essere il filo che lega una tale varietà di background umani a qualcuno di benedetto con un'umanità e un talento fuori dal comune. L'unione e la determinazione dei fan nel ricordare qualcuno di così importante per loro ha portato ad organizzare centinaia di memorial in tutto il mondo, attraverso i quali poter salutare un'ultima volta Bennington cantando gli stessi versi nati proprio dalla fragile e sconfinata sensibilità del cantante e scolpiti nella mente di chi quelle parole le ha davvero capite e provate sulla propria pelle. Quello che forse sorprende di più, dopo quasi cinque mesi da quel tragico 20 luglio, è vedere quanto il lutto abbia colpito anche altri appassionati di musica per cui i Linkin Park sono probabilmente solo un lontano ricordo, chiuso nel cassetto dell'adolescenza insieme ad un paio di cuffie ed una copia di "Hybrid Theory". Il sestetto californiano è, infatti, una delle band moderne che più di tutte ha influenzato e inspirato il panorama musicale odierno. Una formula con un grande impatto, capace di arrivare dritto al cuore di chi poteva sentirsi inadeguato ed emarginato, ha permesso ai sei di esplodere con rabbia ed entusiasmo sul mercato fino a diventare successivamente una delle band rock simbolo del nuovo millennio, creando un mix di suoni ed emozioni difficilmente replicabili.
 
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Se però un numero così grande di persone è rimasto colpito dalla scomparsa del cantante, il pensiero non può che essere rivolto a chi per anni ha condiviso con lui carriera, successi, sconfitte e palchi. La perdita di Bennington è stata devastante per Mike Shinoda e compagni, sia dal punto di vista umano, che da quello puramente professionale. La band infatti, oltre ad aver perso un fratello, è stata privata di un vero e proprio punto di riferimento, un animale da palcoscenico capace di catalizzare ogni sera l'attenzione di migliaia di fan adoranti e di dialogare nel profondo con ognuno di essi attraverso sguardo e voce cristalline. In pochi possono vantare il carisma e l'energia di Chester che, oltretutto, era dotato di una capacità vocale a dir poco invidiabile. 
 
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Tra le commemorazioni messe in atto dai compagni, oltre alla pubblicazione dell'album "One More Light Live", la più sentita è stata la serata organizzata il 27 ottobre all'Hollywood Bowl di Los Angeles in cui i Linkin Park hanno suonato per oltre tre ore insieme ad un lunga serie di cantanti e amici dando vita ad un commovente ricordo del cantante celebrandone la vita e le gesta sul palco. Mettendo momentaneamente da parte la componente più significativa ed emotiva, l'evento è stato anche un modo per capire quanto sia possibile un proseguo della carriera della band senza una delle due pedine fondamentali. Fin dall'esibizione con i primi ospiti, è stato chiaro quanto sia impossibile anche solo pensare di sostituire Chester. Nessuno è stato in grado di interpretare quei brani con la stessa rabbia, dolcezza e disperazione. Dall'altro lato è anche impensabile uno sdoppiamento in sede live di Mike Shinoda, le cui qualità sono ben diverse. Anche concentrandosi solo verso il futuro e su nuova musica, l'inserimento di un nuovo elemento in una band che, dopo l'ingresso di Bennington, non ha mai cambiato formazione potrebbe risultare più che difficoltoso per i Linkin Park stessi, sia dal punto di vista pratico che da quello emozionale. È vero che sono molti i casi di act costretti a sostituire il cantante storico, ma forse la soluzione migliore per i Linkin Park sarebbe quella di compiere un taglio netto con il passato e di iniziare da capo, pur con tutte le difficoltà che questa decisione comporterebbe.

 

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È proprio Mike Shinoda che in "Waiting For The End" rappava "The hardest part of ending is starting again" e, nonostante i momenti duri che dovrà passare, la mente della band sarebbe assolutamente in grado di disegnare un inedito percorso musicale andando a integrare, e forse affiancare, tutto quello fatto durante questi anni con Bennington. Esso potrebbe iniziare a svilupparsi proprio attorno a "Looking For An Answer", brano che Shinoda ha iniziato a scrivere otto giorni dopo la morte dell'amico e che ha presentato in una toccante versione voce e piano durante il concerto all'Hollywood Bowl. Prima di eseguirla, il musicista ha dichiarato che, se  continueranno a suonare insieme, è sua intenzione lavorare sul brano fino a completarlo e successivamente pubblicarlo. Shinoda, principale artefice della molteplicità di suoni e generi prodotti dal combo in questi anni, ha già dimostrato di poter lavorare su altri progetti senza Bennington raggiungendo ottimi risultati, pur essendosi concentrato maggiormente su sonorità più vicine all'hip hop durante le esperienze al di fuori dei Linkin Park. Oltre all'album pubblicato con i Fort Minor (insieme agli Styles Of Beyond ed altri rapper di livello), non vanno dimenticate le collaborazioni con artisti del calibro di Depeche Mode e Cypress Hill o la composizione della colonna sonora di "The Raid", un riuscito amalgama di rock ed elettronica. 

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Tutti questi progetti dimostrano quanto Shinoda sia preparato su tutti i generi toccati dai Linkin Park e come potrebbe svilupparne uno qualsiasi in futuro, pur essendo principalmente un rapper. In uno scenario senza la graffiante potenza di Bennington, sarebbe forse saggio abbandonare la componente più viscerale e violenta della loro musica dando spazio ad un rock unito alla componente elettronica che ha sempre caratterizzato l'ensemble a spunti soft e a tratti ambient su cui Shinoda ha già lavorato in passato. Il musicista sarebbe comunque affiancato da compagni esperti con cui lavora già da diversi anni, in primis Brad Delson e Rob Bourdon. Il primo è sempre stato molto attivo durante il lavoro in studio insieme al rapper, mentre il batterista negli ultimi dieci anni ha avuto una crescita esponenziale dietro alle pelli, soprattutto in "The Hunting Party" e "A Thousand Suns". Proprio quest'ultimo, pur essendo uno dei capitoli più criticati della carriera dei Linkin Park, oltre alla qualità portava con sé una dose di coraggio non indifferente e può rappresentare un auspicabile punto fermo da cui ripartire senza Bennington. Si tratta infatti di un convincente mix di rock soft e hip hop con diversi elementi elettronici, a tratti dark e molto elaborato, da cui i Linkin Park del futuro, guardandosi indietro, potrebbero prendere ispirazione. Tutto quello che sappiamo con certezza, quasi due mesi dopo la performance di "Looking For An Answer", è solo che i restanti membri dei Linkin Park di fronte al lutto e alla perdita si trovano ogni tanto a suonare insieme, forse per aiutarsi a vicenda, ma senza sapere ancora a cosa porterà tutto ciò. A prescindere da quello che il futuro riserverà al gruppo, Mike Shinoda si è dimostrato fin qui scosso, devastato e fragile, ma anche determinato soprattutto quando, nonostante tutto il peso che gravava sulle spalle, si è esibito in solitaria sul palco dell'Hollywood Bowl suonando per l'amico con la voce rotta dalla sofferenza. Pur considerando tutti gli scogli, le paure e la nostalgia che i Linkin Park stanno affrontando (e da cui saranno accompagnati ancora per molto), l'auspicio della maggior parte dei fan è che Mike Shinoda, Rob Bourdon, Brad Delson, Dave Farrell e Joe Hahn possano continuare, in un modo o nell'altro, a dire la loro all'interno del panorama musicale moderno. La storia dei Linkin Park come tutti li conosciamo ha avuto un amaro epilogo, forse già scritto lo stesso giorno di quasi venti anni fa in cui i cinque hanno sentito per la prima volta la voce delicata e catartica di Bennington cantare di dissidi interiori e ferite insanabili. Il loro futuro, invece, se ci sarà, è ancora tutto da scrivere.  




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