Chester Bennington: "Erase all the pain till it's gone"
Il nostro tributo ad un'anima fragile quanto il cristallo e tanto incandescente da diventare meteora.


Articolo a cura di Alessandra Manini - Pubblicata in data: 21/07/17

Nella complessa relatività del tempo ci sono istanti che prendono le sembianze dell'eterno, diventano interminabili, senza eco e si consumano lentamente, forse anche troppo lentamente, continuando a rimbombare. La scomparsa di Chester Bennington, frontman dei Linkin Park, ieri, ha rimbombato più forte di qualsiasi altro suono.

 

Il 20 luglio resterà impresso nella memoria per essere uno di questi istanti. Una giornata aggravata dal triste peso delle ricorrenze, tra gli auguri a Chris Cornell, nel giorno del suo cinquantatreesimo compleanno, e l'enigma dei numeri e delle coincidenze che si protrae nel boato del silenzio. Anche a noi, come ha scritto a Chris, "piace pensare che, a modo suo, ci stava già salutando". Nel fragore della notizia, accompagnata dai colori delle testate giornalistiche, un'opaca "shadow of the day" cerca di dare consistenza all'accaduto mentre risuonano ad oltranza testi che in un modo o nell'altro si sono incatenati alle nostre anime. 

 

chesterbenningtonspeciale2017 

Chester Bennington si è presentato cristallino, nella fragilità del suo "castle of glass", senza nascondere o glissare, attraverso la complessità emotiva dei testi, con quella struggente malinconia a cui ha saputo dare un suono, come per guardarla negli occhi, senza mai chinare il capo e, con spregiudicata irriverenza, gridare la propria ribellione interiore. Parliamo di un musicista che si è sempre mostrato uomo, mettendosi in primo piano, a cominciare dalla sincerità con cui ha raccontato dei propri trascorsi, dei propri demoni interiori le dipendenze e i soprusi subiti. Moro, biondo, con la cresta rossa oppure rasato ma sempre con gli occhi grandi di chi sapeva sognare e regalare emozioni immense sul palco, con performance live fatte di sudore ed uno squarcio sull'intimità. È stato un viaggio che, seppur per poco, ha condiviso con tutti, soprattutto negli anni 2000, con le cuffie nelle orecchie e almeno una traccia immancabile nella playlist per un timbro che fin dagli albori ha saputo inchiodarsi nel petto, ricordando che non saremmo mai stati soli, forse unici e insieme diversi. Ricordando la passione di Chester per i tatuaggi, erano una chiave di lettura per le sue storie, proprio come ogni canzone raccontata nei video che lo hanno sempre visto protagonista e che hanno avuto, come nel caso di "Somewhere I Belong", il riconoscimento agli MTV Video Music Awards.

 

Una vita da nomade che lo ha portato ad essere uno sperimentalista luminare nel genere, miscelando magistralmente i suoni Nu metal ed elementi di elettronica sposandoli con un timbro alternative grintoso ed emotivamente inesauribile. Un padre per il progetto musicale che ha cullato nella propria inquietudine esplosa a denominatore comune dei più giovani con l'album consacrazione del 2000 "Hybrid Theory" con cui la band si è forse battezzata oltre ogni genere e fuori dagli schemi. Mai come adesso, "In The End" echeggia fra le pareti delle menti che non riescono a darsi pace con risposte che sembrano essersi sempre nascoste fra le righe: "I'm tired of being what you want me to be", quando invece, semplicemente Chester ci hai lasciati urlare esattamente per quello che avremmo voluto essere. O ancora "Breaking The Habit", scritta da Shinoda, ma fatta propria da Bennington, cantata anche nell'ultimo concerto in Italia: "I don't know what's worth fighting for or why I have to scream. I don't know why I instigate and say what I don't mean. I don't know how I got this way. I know it's not alright. So I'm breaking the habit. I'm breaking the habit. Tonight". Lui e la sua voce. Solo loro.

 

Bennington dopo troppo errare tra le vie di una vita che spesso lo ha messo alla prova ha assaporato l'amore, grazie alla moglie Talinda Ann Bentley che ha sposato nel 2005 e dei figli Jaimie, Draven Sebastian, Tyler Lee, Isaiah, Lilly e Lila. Un uomo che ha calcato il palco con gli Stone Temple Pilots, realizzando il proprio sogno nel cassetto di bambino, essendo la band che ha influenzato fortemente la sua formazione musicale ma che ha lasciato nel 2015 per il rispetto che lo ha sempre legato ai compagni Mike Shinoda, Brad Delson, Phoenix, Rob Bourdon e Joe Hahn. "Con tutta la correttezza per i miei compagni dei Linkin Park, per me stesso e la mia famiglia, mi concentrerò sui Linkin Park solamente, così da contribuire al 100%. Ho vissuto un'esperienza fantastica con gli Stone Temple Pilots, un sogno che è diventato realtà."

 

linkinparklineup 

La scorsa notte, ammorbata solo di domande, ci ha trovato più soli, sotto un cielo che non ha più spazio nemmeno per le stelle. Eppure, nelle parole di Brad Delson troviamo il punto fisso "un posto mitico, spirituale", ed in questa descrizione istantanea che venne fatta di "Meteora" continueremo a guardare verso l'alto alla ricerca di quel frammento, che è sempre stato, è e resterà, una scheggia di cuore che si incendia entrando in questa, ormai solo nostra, atmosfera.

 

"Sometimes solutions aren't so simple
sometimes goodbye's the only way, oh
And the sun will set for you,
The sun will set for you
And the shadow of the day
Will embrace the world in gray"

 

È stato un piacere gridare al tuo fianco Chester, rompendo il silenzio di una stanza, dalla bocca dello stomaco, in mezzo alla folla dove non ci hai mai lasciati soli, tu, che hai vissuto con il caos dentro ogni nota. Tu, vagabondo dell'equilibrio, senza estremo nord e che nonostante tutto, hai avuto la forza di cantare i tuoi demoni restando alle volte sul palco, senza fiato dal dolore. Le canzoni stanno suonando così forte che le parole, infrangendosi sui ricordi, ci stanno lentamente trasportando fuori dal tempo, sempre con la tua voce che ci ha insegnato che siamo parte di un'alchimia imperfetta che suonerà sempre asincrona, anche ora che sei "one more light".




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