Skillet
Rise

2013, Atlantic/Warner
Alternative Rock

Molto più che un semplice disco Christian rock...
Recensione di Eleonora Muzzi - Pubblicata in data: 20/06/13

Il Christian rock non è mai stato particolarmente ben visto dalle nostre parti. A dirla tutta, tralasciando alcuni rarissimi “gruppi” che, previa approvazione dei pani alti, possono addirittura proporre la propria musica in chiesa durante le funzioni, queste tematiche difficilmente trovano risalto nei confini italici - anzi, con l'underground metal che ci ritroviamo, di solito si va nella direzione opposta! Tutto il contrario negli Stati Uniti, dove band più o meno famose saltano fuori quasi ogni anno, con risultati che vanno dal nulla cosmico al grandioso. Tra i grandiosi ci sono gli Skillet, campioni di vendite in casa, ma ancora poco conosciuti in Italia (ed è un peccato).

 

Nato come scherzo (il nome della band – la cui traduzione letterale è “padella” – è l'esempio lampante), quello che nel 1996 era un side-project post-grunge, nel giro di quasi vent’anni, si è trasformato in un ottimo esempio di hard rock con sfumature heavy e, di tanto in tanto, industrial, mixate con quel tocco easy-listening che permette di spaziare con semplicità tra brani pesanti come macigni, power ballad e brani più leggeri, creando una montagna russa musicale. “Rise” è l’ottavo album della band originaria del Tennessee, giunto a quattro anni dal pluripremiato “Awake”, da cui riprende più o meno tutti gli elementi migliori, proprio come “Awake” aveva fatto con lo splendido “Comatose”, album del successo internazionale. Di fatto questi tre dischi sono interlacciati per suoni, stile e temi trattati e “Rise” si assesta sullo stesso livello dei due precedenti. Ad un primo ascolto, se non sapete nulla della band, potreste stentare a credere alla storiella del Christian rock. Di musicalmente “cristiano”, infatti, c'è poco: le distorsioni abbondano, gli assoli sono velocissimi, la voce di John Cooper, fondatore e frontman della band, è tutto men che morbida e pulita (anche se è perfettamente capace di esserlo, quando è necessario).

 

“Rise”, prima traccia nonché title-track, è un pugno in faccia preso in pieno (gli anglofoni direbbero “a blast”). Sonorità del genere, un po' diluite dalla voce femminile, ce le si potrebbe aspettare dalla band nu metal di turno; stesso discorso per “Sick Of It” e “Circus For A Psycho”, che sprizzano energia a 360° da ogni nato. Con “American Noise” si entra nel regno della power ballad. Chi ascolta Virgin Radio l'avrà forse sentita, essendo entrata in programmazione qualche settimana fa, forse per far luce sugli exploit melodici degli Skillet (cosa che, qua in Italia funziona sempre) o per dar loro un po' di visibilità. Peccato che, in mezzo alle altre canzoni, sfigura, e non perché sia brutta, per nulla, ma perché risulta la più “banale”. Per esempio, “Salvation” poteva essere un ottimo compromesso tra l'energia che gli Skillet sono capaci di proiettare fuori dagli amplificatori o dai vostri auricolari e le loro capacità melodiche.

 

Perchè questo è “Rise”. Un ottimo mix tra sonorità hard rock e momenti più melodici, veicolati attraverso il pianoforte e le tastiere in un connubio che non necessariamente spicca tra i sound delle varie band che ci sono al mondo, ma che viene sfruttato al meglio delle sue possibilità da songwriter abili ed esperti, che ne estraggono tutto il succo possibile. Ecco quindi che ci troviamo per le mani un disco splendido, adatto a tutti, dagli amanti del rock vecchio stile (“My Religion” è una delle cose più simili al rock n' roll che mi sia capitato di sentire negli ultimi anni senza dover fare speleologia musicale) ai ragazzi più giovani che cercano emozioni forti nella musica.

 

L'unica premessa da fare è quella di non bloccarsi davanti all'etichetta di Christian rock, invero piuttosto fuori luogo. Non fatevi ingannare, andate a fondo e scoprirete una band veramente valida, che avrebbe bisogno di più risonanza dalle nostre parti.





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