Di fronte alla maestosità di una band come i Blind Guardian è difficile trovare le parole giuste. Non hanno bisogno né di presentazioni né di improbabili paragoni. La loro carriera ormai ultraventennale parla per loro, così come il fatto che siano considerati una delle band power metal più influenti. Dopo circa cinque anni, ormai canonici, da "At The Edge Of Time", i Blind Guardian tornano con il loro nuovo studio album "Beyond The Red Mirror", un concept costruito sull'immaginazione, sulla bidimensionalità, su un riflesso profondo e rivelatore.
L'intro di "The Ninth Wave" apre epicamente questo nuovo lavoro, non lasciando dubbi sulla maestria di un livello compositivo davvero altissimo per l'ennesima volta. Non è che un preambolo mistico e riflessivo prima di quella che sembra essere una battaglia tra tappeti di doppio e chitarre incalzanti ed eloquenti per aprirsi in un ritornello solenne. Ecco cosa sta succedendo: è "Twilight Of The Gods", già nota come primo singolo estratto dall'album. Siamo nel pieno di una lotta brutale tra dei e uomini che si contendono questo mondo, o uno dei mondi riflessi da questo specchio rosso.
Ci si imbatte in una "At The Edge Of Time" orchestrale e fuorviante, che in realtà si rivela essere più una postilla a "And The Story Ends" che un riferimento esplicito all'omonimo album. "Ashes Of Eternity" si insinua con un'intro veloce e serrata per soddisfare gli animi irrequieti dei chitarristi bisognosi di tecnica e un po' di aggressività. Con "The Holy Grail" e "The Throne" si torna ad altri temi molto amati dai Blind, ripresi e riadattati alla modernità. "We must serve the fire / We must confess we are liars / There must be something / In the end", e forse ci si avvicina davvero alla conclusione di questo scontro tra potenti e gente comune, tra umani e divinità, anche tra bene e male, in qualche modo.
Da "Miracle Machine" si assiste alla risoluzione finale, una calma da riappacificazione e instaurazione di un nuovo equilibrio, come ogni racconto degno di questo nome implica. "Grand Parade" conduce fastosamente al gran finale.
"Say goodbye, my friend / Here's your promised end / Be a part of the grand parade".
La nuova storia dei Blind Guardian si conclude così, trionfalmente, stabilendo una provvisoria fine all'eterno conflitto tra potere e sottomissione.
Musicalmente sempre eccellenti, con una distinzione forse più netta, questa volta, tra brani orchestrali e brani più diretti e violenti, i Blind Guardian ci calano nuovamente in un fantasy senza tempo, in una lotta eterna e sentita. L'immagine dello specchio riporta all'ambiguità di ciò che esso riflette, una metafora della nostra modernità e delle difficoltà di guardare "oltre lo specchio rosso".