La prima volta che ho sentito parlare del progetto orchestrale dei bardi di Krefeld (leggi QUI il nostro speciale) ero piccolo. D'età e di altezza. Un metallarino alle prime armi, insomma, totalmente rapito da quell'"Imaginations From The Other Side" che avrebbe cambiato per sempre la mia vita e il mio approccio alla musica. Mai avrei immaginato di dover attendere due decadi per vederlo pubblicato. C'è stato un momento, infatti, in cui sono addirittura arrivato a pensare che potesse seguire la scia tracciata da "Chinese Democracy" dei Guns n' Roses, diventarne l'erede e non uscire mai. Pensiero, questo, che ho anche esplicato a André Olbrich nel corso della nostra recente intervista, strappandogli una risata e una battuta: "beh, sai, non nascondo di averci pensato anche io". Se a ciò aggiungiamo che di recente Hansi Kürsch ha dichiarato che i costi di produzione dell'album si sono attestati sul milione di euro, possiamo ben comprendere e giustificare come le aspettative su questo lavoro fossero - e sono - inevitabilmente altissime. Ma ormai ci siamo, mancano poche ore all'uscita di uno degli album più attesi del 2019.
"Legacy Of The Dark Lands", opera dei Blind Guardian Twilight Orchestra, sarà distribuito in tutto il mondo venerdì 8 novembre e l'esaltazione, mista a un'attesa spasmodica, è già alle stelle. "Point Of No Return", singolo che ne ha anticipato la pubblicazione, ha strappato numerosi consensi anche se - qui sveliamo in parte quello che è il nostro giudizio sul pezzo - non possiamo considerarlo indicativo del sound globale del disco. La tracklist è composta da ventiquattro tracce con brani che si alternano a parti narrative. Tutto è idealmente legato e composto su una storyline ben precisa, quella basata sul romanzo "Die Dunklen Lande" dell'autore tedesco Markus Heitz che Hansi non ha esitato a definire come "lo scrittore più talentuoso della sua generazione". Una vera investitura, insomma. Ciò detto, il rimando al masterpiece "Nightfall In Middle Earth" appare scontato e, difatti, la struttura compositiva del disco è identica nella sua alternanza tra canzoni e parti recitate. Un ritorno al passato che i fan troveranno avvincente (fatti salvi i dovuti paragoni). Ma non è tutto, e qui vi sveliamo una chicca: le voci che sentirete nei vari intervalli narrativi sono le stesse presenti in "Nightfall", dettaglio che rischia di scatenare la classica lacrimuccia nostalgica. L'album si apre con l'accoppiata "1618 Ouverture" - "The Gathering", che proietta l'ascoltatore all'interno di un'atmosfera evocativa e dalle forti caratterizzazioni e suggestioni fantasy, mettendo subito in chiaro l'identità (e la qualità) dello straordinario lavoro di songwriting. "War Feed War", prima vera canzone, si prende tutto il tempo prima di esplodere nella sua potenza corale. E qui appare subito evidente la principale differenza con l'album capolavoro del 1998 che, invece, dopo l'opener "War Of Wrath" partiva a razzo con la dirompente e granitica "Into The Storm". Stessa struttura compositiva ma differente approccio, potremmo sintetizzare. In "Dark Cloud's Rising" risplende tutto l'amore e tutta la passione di Hansi per la musica classica e le melodie folk, straordinariamente bilanciate in un'espressività ai massimi livelli. "In The Underworld" conferma la sensazione: Hansi è in forma smagliante, a suo agio nel destreggiarsi attraverso una narrazione serrata, emozionante e coinvolgente, sia da un punto di vista musicale che empatico. Basterebbero queste prime tracce per rimanere estasiati da "Legacy Of The Dark Lands", opera perfetta per un certo tipo di cinema, giochi per piattaforme e il migliore film fantasy. Ma no, non possiamo accontentarci. Ne vogliamo di più e di più ancora. "The Great Ordeal" evoca scenari da corte medievale, periodo storico che i bardi di Krefeld non hanno mai nascosto di amare alla follia (per nostra fortuna che siamo qui a goderci i frutti di cotanta devozione). Hansi è cantante e interprete, menestrello e tessitore di metriche vocali di rara bellezza. La coralità presente è un valore aggiunto che non può far altro che elevare ancora di più la pregevolissima prestazione del cantante tedesco. Con i suoi sette minuti, "In The Red Dwarf's Tower" è tra i brani più lunghi e affascinanti, tale da poter essere considerato un'opera a parte. Strabiliante, labirintica nella sua forma, forse tra i brani meglio riusciti dell'intero full-lenght. Di "Point Of No Return" abbiamo accennato in precedenza: è la canzone più tirata di tutte e che non avrebbe sfigurato all'interno di uno degli ultimi lavori in studio dei Blind Guardian, quelli con Frederik Ehmke alla batteria, più progressive e "pomposi" nel suono anche se a volte eccessivamente prolissi. Ecco, il singolo non è esplicativo del disco ma è il giusto compromesso per attrarre vecchi e nuovi fan. Le successive "Nephilim" e "Harvester Of Souls" suoneranno altresì familiari alla fanbase dei Blind grazie a un sound estremamente vicino a un album come "At The Edge Of Time". L'album scivola lentamente verso la conclusiva "A New Beginning", traccia che chiude un'opera attesa da venti, lunghi, anni.
Giudicare "Legacy Of The Dark Lands" è veramente complesso, credeteci. Non tanto per la sua singolarità - quella di per sé già basterebbe - quanto per l'incredibile mole di dettagli e sfumature in esso presenti. E' un'opera e come tale va trattata. Ad ogni ascolto si riscontra qualcosa di diverso, che non era stato colto in precedenza. Qualche elemento che era sfuggito in quell'ora e un quarto di meravigliosa musica. Dunque, prendetevi tutto il tempo che avete a disposizione e godete di questo gioiello, di questo capolavoro che Hansi e André hanno voluto regalarci e regalarsi. Lasciate da parte dubbi, preoccupazioni e pregiudizi. Non è un album per tutti, non può esserlo. La sua forza è esattamente questa, ossia quella di voler avere una propria personalità, un'identità ben precisa, determinabile ed evidente. Se "Legacy Of The Dark Lands" resterà un caso isolato non ci è dato saperlo. Non sappiamo se avrà mai un seguito, e se si quando. Di questo progetto si parla, come detto, da vent'anni, ma questo non ha fatto altro che alimentare attenzione, curiosità e interesse verso un album che finalmente possiamo ascoltare e riascoltare con fedele e sincera passione. E chissà che nell'averlo tra le mani non possiate emozionarvi. D'altronde non è questa l'essenza della nostra musica preferita?