Il Teatro Degli Orrori
Il Mondo Nuovo

2012, La Tempesta
Alternative Rock

Pierpaolo Capovilla e soci tornano in scena con un disco imperdibile.

Recensione di Andrea Mariano - Pubblicata in data: 02/02/12

A distanza di due anni dalla precedente opera, Il Teatro Degli Orrori torna sulle scene per allestire la propria rappresentazione della società odierna, per descrivere a suo modo i cambiamenti che hanno trasformato il Paese, che hanno mutato profondamente la realtà quotidiana in un organismo che fa fatica ad accettare i nuovi innesti.


Scambi epistolari, storie tragiche, pensieri inquieti e tetri, flebili speranze stroncate da una realtà inaspettata: “Il Mondo Nuovo” è un vero e proprio concept album incentrato sull'immigrazione, sulle storie di chi per i più svariati motivi è costretto ad estirpare se stesso dalla propria terra d'origine per stabilirsi, acclimatarsi e cercare di sopravvivere in un ambiente nuovo, completamente diverso da ciò cui si era abituati e da ciò che ci si aspettava. Il mondo nuovo è quindi ciò che i vari Adrian, Ahmed, l'immigrato macedone che vive a Marghera, ma anche il ventenne americano mandato in guerra a Baghdad vedono, vivono, percepiscono come estraneo alla loro vita abituale, estraneità che però devono cercare di trasformare in nuova abitudine e propria, personale nuova identità che inevitabilmente si crea in loro tra mille difficoltà.


Le liriche dipingono ritratti espressionisti e vividi di vite di una realtà che cerca di emergere e di non rimanere sopraffatta dai soprusi, dai pregiudizi e da sogni infranti: a volte sopravvivono, vaghi colpi di colori più vivi fanno intravedere un misto di speranza e malinconia (i bellissimi primi versi dello scambio di lettere di “Skopje” “Vedessi Halina! / com'è bella / i capelli di grano / gli occhi del cielo / i seni grandi / è una donna ormai... / Zuzanna invece, / è così irrequieta / così piccola / non piange mai / e mi preoccupa / lo sguardo assente / i suoi silenzi / quando parliamo... / parliamo sempre di te”, o la meravigliosa e struggente “Vivere E Morire A Treviso”), a volte le fosche tinte sulla tela sonora delineano in maniera sprezzante e spietata la parte più oscura che pervade ed inchioda il soggetto, come nel caso della feroce “Adrian”. Di tanto in tanto i ritratti fanno spazio a paesaggi foschi e degradati, dipinti di utopie ricercate e mai trovate (“Gli Stati Uniti D'Africa”) o di viaggi reali ed interiori presenti in “Non Vedo L'Ora”.


Il Teatro Degli Orrori ancora una volta si dimostra capace di destreggiarsi con schizofrenica disinvoltura tra arrembaggi sonori (la rabbiosa “Cuore D'Oceano”, con ospite il rapper Caparezza) e momenti carichi d'emozione commovente e melanconica dolcezza (“Ion”, “Nicolaj”), ed è inevitabile effettuare un confronto con la precedente opera. Se infatti “A Sangue Freddo” può essere considerato un album diretto, carico, una coltellata in pieno petto che non lascia scampo, “Il Mondo Nuovo” è invece come un veleno che agisce lento ma inesorabile, che scuote il torpore mortale con fitte e dolori che compaiono all'improvviso. Non colpisce subito, bisogna assorbirlo e metabolizzarlo a poco a poco. È un disco decisamente più complesso rispetto al suo predecessore, vuoi per le numerose storie particolari e personali che ciascuna canzone racconta, vuoi perché i ritmi in generale sono un po' più quieti (ma non per questo meno inquieti ed inquietanti) rispetto al passato.


Non si deve compiere, quindi, l'errore di giudicare frettolosamente “Il Mondo Nuovo” come un'opera più fiacca rispetto agli standard cui i Nostri ci hanno abituato fino a poco tempo addietro: la qualità (musicale, culturale, contenutistica, estetica) del lavoro prodotto è altissima, ma questa volta il Teatro Degli Orrori necessita di un ascolto più ragionato e meno istintivo. Un buon disco rock non si giudica solo dal numero di bpm o dai decibel sparati dagli amplificatori, ma anche dal contenuto testuale. Per essere apprezzato e goduto appieno, “Il Mondo Nuovo” deve essere ascoltato attentamente per molte e molte volte, in maniera tale da poter cogliere e capire sfumature che nei primi ascolti possono facilmente passare inosservate.


In conclusione, un disco non immediato quanto ci si aspetterebbe, ma ad ogni modo eccellente sotto ogni aspetto. Il Teatro Degli Orrori confermano ancora una volta che il rock italiano può dire ancora molto.





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