Decapitated
Carnival is Forever

2011, Nuclear Blast
Death Metal

Recensione di Stefano Risso - Pubblicata in data: 20/07/11

Per come si erano messe le cose, avere tra le mani un nuovo album dei Decapitated è sicuramente una bella notizia. Per chi ancora non lo sapesse, l'inesorabile ascesa della band polacca ebbe una terribile battuta d'arresto il 29 ottobre del 2007, quando il tourbus della band ebbe un gravissimo incidente in Bielorussia, che portò alla morte (il 2 novembre) il batterista Vitek e al coma il cantante Covan, tutt'oggi convalescente e del quale non si hanno più notizie certe. Seguì lo scioglimento dei Decapitated e la fine dei sogni di gloria.

Beh non proprio, visto che nel 2009 il chitarrista Vogg decide di ripartire con una nuova line-up per una serie di concerti, fino ad arrivare alla pubblicazione di “Carnival is Forever”, il quinto album in carriera, il primo dei nuovi Decapitated. Benché il sollievo nel poter riascoltare una delle più talentuose formazioni death degli ultimi anni sia molto forte, questo però non deve pregiudicare l'analisi del nuovo lavoro, giustamente pubblicizzato a dovere, potendo facilmente cadere in un buonismo spicciolo, influenzando il giudizio. “Carnival is Forever” è il naturale seguito di “Organic Hallucinosis”, con le stesse atmosfere di chiara derivazione Meshuggah/Fear Factory, con la stessa perizia tecnica, la medesima potenza del suono e immutata violenza. Purtroppo per i ragazzi, le affinità con l'illustre album precedente finiscono qua.

Non un brutto disco, sia chiaro, “Carnival is Forever” va inteso come un full-length di “ripresa”, di una band che torna dopo i noti tragici fatti e che deve rimettere insieme i cocci, quindi più una dimostrazione di voler tornare in corsa a tutti gli effetti, che un vero e proprio album. Da questo punto di vista, Vogg e soci si sono dati da fare per ribadire che il “come back” è reale, persino evolvendo il sound accentuando maggiormente la vena futuristica e sviluppando in modo marcato buoni intermezzi atmosferici, indicati per stemperare la ferocia delle continue variazioni e dare maggiore profondità. Peccato che tutto questo non sia stato supportato dalla solita classe compositiva a cui eravamo abituati, sfornando sì un buon album, ma senza sussulti, privo di particolari motivi d'interesse per ascoltare “Carnival is Forever” più del necessario. Non possiamo dire se questo sia dovuto a una mancanza di coesione coi nuovi membri, a semplice mancanza di ispirazione o ad altri motivi ben più profondi, quello che è abbastanza chiaro che i nuovi subentrati non sembrano all'altezza dei “titolari”, partiti alle soglie del 2000 come bambini prodigio ipertecnici e diventati negli anni punti di riferimento della scena. In particolar modo si sente la mancanza del batterista Vitek, non tanto per la velocità e precisione dei balst beat (il nuovo Krimh è una macchina), ma per la fantasia e imprevedibilità delle partiture.

In sostanza un gradito ritorno, supportato da un album dignitoso, ben oltre la media delle uscite attuali. Speriamo solo che i nuovi Decapitated possano riprendersi il posto che gli spetta... Sinceramente ne dubitiamo, probabilmente il treno buono è passato. Speriamo che i nostri ci smentiscano, lo speriamo proprio.



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