Meshuggah European Tour 2018
19/06/18 - Orion, Roma


Articolo a cura di Salvatore Dragone
Novantadue minuti di applausi. In realtà sono stati settantacinque, ma nel caso dei Meshuggah possiamo tranquillamente chiudere un occhio. I colossi del metal scandinavo, veri e propri innovatori del genere a partire dal primo acuto internazionale "Destroy, Erase, Improve" datato 1995, hanno fatto tappa a Roma per la seconda delle tre date in Italia confermando, se mai ce ne fosse stato bisogno, di essere ancora in quella ristretta cerchia degli inarrivabili. A ciò va aggiunto che si è trattato della prima volta in assoluto nella capitale per il quintetto svedese, e la grande risposta di pubblico in un Orion quasi al completo vale più di mille parole per introdurre uno degli appuntamenti estremi più attesi della stagione estiva.
 

In loro compagnia i Destrage che, a pieno diritto, si sono conquistati un ruolo di rilievo nella scena italiana ed internazionale. Non è un caso se un'etichetta storica come Metal Blade abbia deciso di accaparrarsi le prestazioni in studio dei ragazzi milanesi già da cinque anni a questa parte. L'accoglienza per gli autori dell'ultimo album "A Means To No End" non ha sorpreso più di tanto. Già in altre occasioni la band era riuscita a guadagnarsi la stima del popolo di casa, dopo questa performance le cose non potranno che andare meglio. Nonostante un set contenuto di sette brani, Paolo Colavolpe e compagni sono riusciti a creare uno spettacolo coinvolgente e di spessore tecnico, penalizzato solo in minima parte da suoni non proprio cristallini: da "Destroy Create Transform Sublimate" passando a "Double Yeah" i Destrage pescano il meglio della loro discografia, saltando solo l'esordio "Urban Being".

 

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Facce attonite e sguardi sbalorditi sono l'inevitabile conseguenza dell'esibizione dei Meshuggah. Una lezione di tecnica e teoria musicale quella messa in scena dal gruppo formatosi 31 anni fa ad Umeå, teorico insieme ai Tool di un concetto di ritmica portato all'estremo. L'effetto è un pò come guardare la classica secchiona all'interrogazione di algebra a scuola: tuttavia in questo caso si tratta di una ragazza  non soltanto capace, ma anche molto carina. Una scenografia basata sull'artwork di "The Violent Sleep of Reason" e un set di luci suggestive accolgono l'arrivo della band sul palco per quello che sarà da lì in avanti una sorta di rito di adorazione, con le sagome dei musicisti appena distinguibili nel fumo di scena. A dispetto dei problemi di acustica precedenti, i suoni dei Meshuggah sono al limite della perfezione tanto da venir lecito il dubbio se quella a cui abbiamo assistito sia stata davvero una performance live o su disco. Nonostante non ci sia stato nessuno spazio alle parole se non limitato a qualche grazie, in un'ora e un quarto di show gli svedesi hanno eseguito i dodici brani in scaletta con una potenza e precisione quasi aliena, con un focus maggiore sull'ultima produzione in studio. L'apripista "Clockworks", poi "Born In Dissonance", "Nostrum" e la titletrack sono in cospicua rappresentanza del lavoro pubblicato due anni fa, poi tre i brani da "Koloss", due da "Nothing" e tre da "Obzen", con l'immancabile "Breed" a scatenare gli entusiasmi.
 
 
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La voce di Jens Kidman è forse l'unica componente un pò sacrificata all'interno di un muro sonoro in cui sia le chitarre che il basso e la batteria recitano la parte dei leoni favorendo così il riconoscimento di ogni nota suonata. Aspetto non di poco conto se consideriamo quanto bassa possa essere l'accordatura degli strumenti. Ciò nonostante, il frontman è quello che tiene in pugno l'onda dei corpi che si muovono all'unisono sui ritmi impossibili della musica dei Meshuggah, incitando i suoi adepti a donargli ogni goccia di sudore. C'è chi ha fatto addirittura meglio tuffandosi nel pogo con delle improbabili infradito, temerario come neanche le parti di batteria di un monumentale Tomas Haake.

 

Setlist
Clockworks
Born In Dissonance
Do Not Look Down
The Hurt That Finds You First
Rational Gaze
Pravus
Lethargica
Nostrum
Violent Sleep of Reason
Bleed
Straws Pulled At Random
Demiurge

 




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