Hydrogen Festival 2014 - Robert Plant
14/07/14 - Anfiteatro Camerini, Company Arena, Piazzola sul Brenta (PD)


Articolo a cura di Francesco De Sandre

Robert Plant, che nella sua vita non ha mai nascosto una rispettosa simpatia nei confronti del demonio, ha ad oggi 66 anni. Anni di gloria, anni di follia: Plant continua a controllare la sua fama, continua a vedersela celebrare davanti agli occhi, di generazione in generazione. Perché per molti il mito del Rock poteva tranquillamente esaurirsi con la venuta dei Led Zeppelin. Quanta potenza, quanta durezza in poche righe. Di fatto, per la serie dei grandi protagonisti della storia della musica, Plant ritorna in Italia: la scorsa settimana era al Pistoia Blues Festival e a Roma, ieri sera a Piazzola sul Brenta, nella splendida cornice di Villa Contarini. Una serata ideale per il proliferare dell’essenza del mito stesso, mitigata dalle piogge della mattinata, ed illuminata prima dal lento tramonto del sole, poi dalle stelle del cielo e sul palco.

 

Una serata musicale aperta dal trio funambolico dei North Mississippi Allstars, formazione totalmente versatile che inscena una forte combinazione di Hard Blues mentre la Company Arena va pian piano riempiendosi: gli Allstars sono Luther Dickinson, Cody Dickinson e Chris Chew, ovvero la definizione di poliedricità a misura d’artista. Nessuno dei tre ha un ruolo specifico, in quanto di brano in brano l’avvicendamento di strumenti è continuo. Ad un certo punto, ciascuno reggendo una percussione, scendono dal palco per sfilare in mezzo alla folla, continuando a suonare, e percorrendo tutta l’arena al ritmo dei loro tamburi e del battito delle mani di tutti. Intelligenti, simpatici ed aggregativi, i musicisti americani prendono congedo dopo un’ora scarsa di arpeggi, cori e salti: l’impatto si è rilevato efficace ed il pubblico gradisce.

 

 

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Chi va a vedere Robert Plant a Piazzola? A riempire la piazza sono principalmente famiglie, coppie mature in memoria dei bei tempi andati, giovani impossessati dal desiderio di immortalare in uno, due, dieci scatti la storia del Rock, e una buona quantità di turisti dal centro Europa. Passa quasi mezz’ora dalla fine dell’esibizione dei North Mississippi Allstars all’arrivo sul palco dei Sensational Space Shifters. In quel lasso temporale di attesa mista ad aspettativa, rispetto e tensione, si ascoltano melodie ripetitive, rivisitazioni dei classicismi indiani, la New Wave dell’eterno oriente. Perché Plant, prima del grave e inevitabile abbassamento vocale accusato con l’avanzare dell’età, si è impossessato – o è rimasto posseduto – anche di generi musicali sconosciuti: è riuscito a conoscerli e a farli apprezzare ai più attraverso il suo carisma.

 

Che stile, Sir Robert Plant, sul palco di Hydrogen Festival. Il suo sguardo solenne e allo stesso tempo scherzoso si trasforma in emozione riflessa quando abbraccia il microfono e inizia a cantare. Va in scena il meglio del repertorio da solista, principalmente, incluso "Spoonful", ed il nuovo singolo “Rainbow” con il suo coro veleggiante, assieme a grandi rivisitazioni dei pilastri dell’Hard Rock, assaporati dolcemente in una nuova dimensione. Black Dog, Whole Lotta Love, Rock N Roll. Brani eterni troppo grandi da menzionare rivivono ancora attraverso chi li ha immaginati, chi li ha creati, e continua a diffonderli attraverso nuove tonalità, nuovi tocchi sonori. E nell’eleganza della sua presenza, Robert Plant conquista anche Piazzola.

 

Esoterico, ormai. Sublime. Subliminale.

 

Scaletta:

 

No Quarter (Led Zeppelin song)
Turn It Up
Spoonful (Howlin' Wolf cover)
Black Dog (Led Zeppelin song)
Rainbow
Going to California (Led Zeppelin song)
The Enchanter
Babe, I'm Gonna Leave You (Joan Baez cover)
Little Maggie
Fixin' to Die (Bukka White cover)
Whole Lotta Love (Led Zeppelin song)


Nobody's Fault but Mine (Blind Willie Johnson cover)
Rock and Roll




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