Nel vortice dei Voivod (Away)
A cinque anni dall'incerto "Target Earth", i Voivod, con il concept album "The Wake", in uscita il 21 settembre, tornano a deliziare i propri fan alle soglie dei trentacinque anni di carriera. Il batterista e membro storico Michel "Away" Langevin ci parla non soltanto della lavorazione del disco e dell'ulteriore avvicinamento della band canadese al progressive metal tout court, ma anche della sua passione per l'arte e di una visione del futuro non esattamente ottimistica...

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Articolo a cura di Giovanni Ausoni - Pubblicata in data: 11/09/18
Si ringrazia Matteo Poli per la collaborazione
 

Ciao Away e benvenuto su SpazioRock. Il vostro nuovo lavoro, "The Wake", come da tradizione Voivod, sembra essere un concept album. Qual è il tema centrale alla base del disco?


È una storia abbastanza lunga e complessa. Comincia con una grande catastrofe che cambierà il modo di pensare delle persone, poi si susseguono una serie di eventi molto significativi che a un certo punto prendono una strada piuttosto originale: alla fine ci sarà una specie di risveglio collettivo, ma non voglio svelarti tutto (ride, ndr.). Penso che Snake (Denis Bélanger, voce dei Voivod, ndr.) volesse davvero esplorare diverse tematiche all'interno dei brani e sono entusiasta del fatto che sia riuscito così bene nell'intento.

 
Ascoltando il disco, la componente progressive appare predominante rispetto al passato: canzoni come "Orb Confusion" o "Event Horizon" ne sono un esempio paradigmatico...

 
Oh, sì. Direi che "The Wake" possa essere considerato un lavoro pienamente progressive, ma il thrash, come il punk, non è scomparso, anzi in ogni pezzo non mancano spruzzate alla velocità della luce. Certo, il songwriting è diventato molto intricato, non c'è dubbio su questo: ecco, definirei fusion metal lo stile del disco.

 
"Sonic Mycelium" invece è un brano dal titolo e dalla struttura particolare.

 
Beh, in realtà all'inizio pensavamo di inserire un instrumental conclusivo molto breve, ma abbiamo finito per utilizzare alcuni frammenti già inclusi nel songwriting definitivo, li abbiamo arrangiati insieme e riorganizzati in un nuovo brano e poi Snake ha deciso di cantarci su. Il mycelium è la parte di un fungo o di una colonia batterica che assorbe i nutrienti. È affascinante il modo in cui il terreno viene creato e tenuto in vita da una ragnatela di materia organica in cui piante, alberi e funghi comunicano e collaborano tra loro, così come avviene in un disco: per questo abbiamo aggiunto sonic al titolo del pezzo. Si tratta di una canzone metaforica, luminosa e oscura allo stesso tempo e adatta all'epilogo di un album come "The Wake".

 
voivod 

Negli ultimi dieci anni ci sono stati dei cambiamenti nella vostra formazione. Il songwriting del nuovo album ha avuto qualche intoppo o è filato tutto liscio?

 
Ha funzionato tutto davvero bene e la buona chimica con la nuova line-up è stata fondamentale. Un grande lavoro di squadra iniziato sin da quando è nata l'idea alla base dell'album e proseguito poi durante l'intero processo compositivo. Mi piace molto il modo in cui gli strumenti si inseriscono l'un l'altro nelle canzoni e alla fine posso dire che non è stato per nulla faticoso e tutto è andato per il meglio in modo naturale.

 
La cover di "The Wake" è terrificante ed espressiva al tempo stesso: quali sono state le tue fonti di ispirazione?

 
Guarda, mi stavo chiedendo come collegare rappresentazione grafica e titolo, poi improvvisamente ho avuto una visione di noi quattro sulla soglia di un vortice apocalittico in attesa di un risveglio. Ma dovevo trovare qualcosa di nuovo per renderlo davvero vibrante, quindi mi sono servito del pennello come se stessi utilizzando Photoshop; tutto sommato il procedimento è simile, soltanto con uno stile diverso. Il risultato penso sia in linea all'immagine che avevo in mente.

 
I vostri testi parlano spesso di scienza e del superamento di nuove frontiere tecnologiche e tendono ad esprimere anche gli aspetti positivi e negativi dell'innovazione. Al giorno d'oggi, sei ottimista o preoccupato? E perché? 

 
Sono ansioso come lo ero durante la Guerra Fredda in termini di distruzione di questo pianeta. E sembra che tale processo possa incorrere in un'accelerazione irreversibile; ne abbiamo sempre parlato negli album e continuiamo a farlo, anche perché la proliferazione di armi ad alta tecnologia rappresenta un altro incubo capace di rendere catastrofiche le visioni del futuro. Vado avanti con la mia esistenza, sono felice per la mia vita privata ed entusiasta del prossimo tour con i Voivod e la passione nei confronti dell'arte è un ulteriore tassello del quadro. Ma ciò non toglie che sono molto preoccupato tutto il tempo per le sorti della Terra. 

 
A proposito di visioni pessimistiche del futuro, qual è il tuo film o opera letteraria di fantascienza a cui sei più legato?

 
È difficile fare una lista, ma direi probabilmente il primo "Blade Runner": mi ha aperto gli occhi sul cyberpunk e ha cambiato la mia arte. Certo, ci sono un altro un paio di film importanti, ma non come quello girato da Ridley Scott. Philip K. Dick ovviamente è lo scrittore di fantascienza da me prediletto; soprattutto durante il periodo adolescenziale mi affascinavano molto le sue varie teorie, una sorta di anticipazione letteraria di "Black Mirror", ma non c'è dubbio che preferisca libri come "Ubik" a una serie televisiva.


I Voivod festeggiano trentacinque anni di carriera con questo tour. Cosa vorresti dire al tuo più giovane te stesso dopo tutti questi anni on the road

 
La cosa più importante è essere sempre te stesso e se provi a ricreare nella tua mente ciò che accade in un momento specifico, allora scrivi una canzone e registra un album! Noi facevamo proprio questo; abbiamo scritto la musica che volevamo suonare, poi per certi versi ci siamo evoluti  e talvolta eravamo in anticipo sui tempi e non sempre questo è stato un bene. È incredibile che dopo trentacinque anni possiamo ancora girare in tour e realizzare dischi e ciò significa che, per durare così a lungo, non soltanto bisogna suonare quello che si sente, ma è necessario anche cercare di essere unici.

 
Al concerto che si terrà a Milano il 20 settembre sarà associata anche una rassegna  delle tue opere artistiche. Cosa dobbiamo aspettarci dalla mostra? 

 
Beh, la mia pittura è sempre in evoluzione e lì potrete trovare le mie vecchie illustrazioni come le nuove. Adesso sono concentrato sull'esplorazione di percorsi diversi e la mostra rappresenta la testimonianza di alcuni lati della mia arte che presto si arricchirà di contenuti inediti.

 
Oltre a Milano, ti esibirai anche a Bologna e a Roma, rispettivamente il 18 e 19 settembre. Qual è la città tra queste tre che ti è più familiare? 


Ah, c'è da dire che in Italia siamo abbastanza popolari e ho molti amici da voi. Ricordo un grande tour durante il quale passammo anche da Bologna: fu un'esperienza eccezionale e tutti i miei amici italiani si trovavano lì tutti insieme. Penso che ne approfitterò per incontrarli.

 
Grazie mille per l'intervista. Vorresti lasciare un messaggio ai nostri lettori e ai vostri fan...

 
Grazie per il supporto e siamo davvero entusiasti di festeggiare anche in Italia i nostri trentacinque anni di carriera!




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