Nemmeno per nulla. Come la fenice dalle proprie ceneri, anche i Voïvod risorgono nuovi, incazzati, spaziali e sempre più alieni, alienati e pessimisti sui destini del nostro pianeta, con l'ottimo "Target Earth" del 2013 che - accantonate le derive garage - rispolvera le loro doti migliori a un pubblico di giovani che per lo più non li conosce. Dato il rinnovato entusiasmo per la scena thrash, con tanti grandi ritorni, l'album non poteva capitare in un momento più propizio. Il recente EP "Post Society", pubblicato nel febbraio di quest'anno, prolunga idealmente e approfondisce Voïvod versione 6.0: esce definitivamente, dopo un breve ritorno, il bassista originale Blacky, sostitutito da Dominique Laroche "Rocky", e il nuovo chitarrista Daniel Mongrain "Chewy" conferma il suo talento, dimostrando di essersi fuso perfettamente con l'attitudine della band; su di lui grava l'onere di raccogliere l'eredità di Piggy e del suo particolarissimo stile. I risultati sono esaltanti, ed oltre ogni sensata aspettativa.
Personalmente, non ho mai amato la svolta garage e gli album del periodo Newsted; è quindi con grande gioia e trepidazione che annuncio un ritorno in grande stile: quello di una band fondamentale, che evidentemente ha ancora molto, molto da dire. Risaltano, come sempre, l'ottimo l'artwork di Away (Michael Langevin) e l'attenzione per i testi, mai banali: un vero e proprio grido d'aiuto dell'umanità che si auto-estingue ogni giorno di più. Certo, si tratta solo di un EP, ma da indiscrezioni pare imminente l'uscita del nuovo album. Inoltre, due pezzi sono già stati pubblicati precedentemente ("We Are Connencted" e "Forever Mountain", rispettivamente nello split con gli At The Gates, e in quello con i Napalm Death), ma sapendo di musica così valida relegata in pubblicazioni minori, veniva voglia di farsi una gelida doccia di neutrini. La title-track mantiene tutte le promesse che fa, e catapulta l'ascoltatore su un territorio contemporaneamente innovativo e in linea con la tradizione, trait d'union tra la violenza dei primi album e la sperimentazione degli ultimi, con qualcosa di frizzante e fresco, che è la cifra di tutto l'EP. Chiude il lavoro la pregevole "Silver Machine", cover degli Hawkwind, altra storica band a cui tutti i metallari del Multiverso devono qualcosa. Dunque: giù il cappello all'ottimo lavoro di Away, Chewy e della band, davvero in stato di grazia. Unico lato negativo, che un po' ci perplide: dove hai lasciato la voce, Snake? Già non ne avevi troppa da giovane. Adesso, che sei stagionatello e la furia cede il passo a una meditata ferocia, non converrebbero due esercizietti per tenerla in forma? Fonti autorevoli non mi hanno riferito delizie della tua performance live di un mese fa a Milano, ed è un vero peccato, a confronto col resto della band. Dai ragazzi: non mollate, continuate a farci volare là dove nessun uomo è mai giunto prima. Lunga vita e prosperità, e che la Forza sia con voi.