Bejelit: le prime impressioni sul nuovo album "Emerge"
SpazioRock e' stato nel quartier generale dei Bejelit per ascoltare in anteprima il loro nuovo album 'Emerge'.


Articolo a cura di Daniele Carlucci - Pubblicata in data: 30/01/12

Con alle spalle un decennio di attività e la conseguente esperienza acquisita, i Bejelit tagliano il traguardo del quarto full-length. Il gruppo italiano ha iniziato a scrivere "Emerge", questo il titolo del CD, nel 2010 e le registrazioni sono durate circa un mese, mentre il mixaggio è avvenuto presso i prestigiosi Sonic Pump Studios in Finlandia ed è stato effettuato dalle sapienti mani di Nino Laurenne (Sonata Arctica, Amorphis, Apocalyptica, Enfiserum).

 

Per avere un quadro completo dell’ultimo lavoro della formazione piemontese bisogna partire dal disco precedente “You Die And I…”, che aveva come filo conduttore di tutti i brani il tema della morte: se prima la visione delle cose era nerissima, ora si cerca di reagire, di prendere di petto le situazioni e di far cambiare loro registro. In una parola, si tenta di (ri)emergere. Già nell’opener “The Darkest Hour”, prima canzone scritta dal bassista Giorgio Novarino che parla di depressione e schizofrenia, si può ascoltare chiaramente una sorta di “apertura”, una rabbia che esplode dopo essere stata segregata all’interno di un corpo diventato una bomba ad orologeria. La successiva “C4” è stata concepita partendo da una storia fumettistica e racconta di un uomo rinchiuso in un bunker sott’acqua che non sa cosa stia accadendo al di fuori e decide di uscire piuttosto di rimanere là ed andare inesorabilmente incontro alla morte. “Don’t Know What You Need” è un pezzo del  nuovo chitarrista Marco Pastorino (Secrete Sphere, The Ritual) caratterizzato da bei riff e parla di una relazione finita male, in seguito alla quale il ragazzo non sa come aiutare la sua ex compagna perché non capisce cosa abbia veramente. Proseguendo si incontrano la title-track, composta dal batterista e tastierista Giulo Capone e  inserita nel disco proprio all’ultimo minuto, e “We Got The Tragedy”, nata da un’idea del chitarrista Sandro Capone: ottimi brani entrambi, ben strutturati e sviluppati. Il testo di “To Forget And To Forgive” è stato scritto dal poeta Nick Xas, al quale il gruppo italiano si è rivolto per avere delle liriche inglesi il più possibile scorrevoli e musicali; la canzone in sostanza parla dei Bejelit, è molto melodica e l’assolo di chitarra è ad opera del giovane Niccolò Dagradi, talentuoso musicista dallo spiccato gusto hard rock. L’estro compositivo di Giulio Capone si cela dietro sia a quest’ultimo pezzo, sia alla seguente “Dancerous”, in cui la linea vocale è del cantante Fabio Privitera e l’aria che si respira è festaiola e folkloristica (con tanto di fisarmoniche, compreso nel solo). Molto interessante è anche “Triskelion”, la risposta italiana al folk metal nord-europeo, dedicata alla Sicilia e ricca di elementi tradizionali nostrani. I brani “Fairy Gate” e “The Defending Dream’s Battle (Aruna’s Gateway)” sono legati ad una leggenda popolare e, in particolare, ruotano attorno alla rocca di Arona, città Natale dei Bejelit, e alla “porta delle fate”, che si narra si apra verso mondi paralleli ogni cento anni. La tripletta finale si sviluppa da una lunga suite di circa 11 minuti, “Deep Waters”, una specie di inno alla zona della band in cui il Lago Maggiore affascina e strega i nuovi visitatori. Si prosegue con un interlude dove è stata trasformata in musica la sinistra melodia sognata in un incubo dal cantante Fabio Privitera: il titolo, “DefCon/13”, accosta la sigla della classificazione dello stato di allarme usato dalle forze armate americane al numero 13, indice di un’età caratterizzata da fragilità e vulnerabilità. La chiusura è lasciata alla malinconica e profonda “Boogey Man”, canzone introdotta da una lunga parte acustica che, come facilmente intuibile, parla dell’uomo nero.

Ad un primo ascolto, il quarto album della discografia dei Bejelit suona potente e maturo, e oltre ad essere ben strutturato e suonato colpisce anche l’ottima produzione alle sue spalle. Il power metal dinamico e diretto, punto di forza del gruppo, è vario, ricco di sfaccettature e perfetto per fare presa sul pubblico in sede live. Granitici riff che rimangono subito in testa, ritornelli e melodie azzeccate, passaggi articolati in cui i Bejelit si districano egregiamente, suoni potenti ed incisivi, una formazione che appare solidissima ed ispirata come non mai: questo è ciò che “emerge” da un primo approccio al nuovo lavoro del quintetto italiano.

Le considerazioni fatte fin qui sono frutto di un primo ascolto ed un'analisi più approfondita del disco verrà curata prossimamente con la relativa recensione. L’impressione data da “Emerge” è più che positiva e l'album sembra poter far da spartiacque nella carriera della band piemontese che, ricordiamo, sarà in tour assieme ai Rhapsody Of Fire nel prossimo mese di aprile.

Di seguito la tracklist di “Emerge”:

01. The Darkest Hour
02. C4
03. Don’t Know What You Need
04. Emerge
05. We Got The Tragedy
06. To Forget And To Forgive
07. Dancerous
08. Triskelion
09. Fairy Gate
10. The Defending Dream’s Battle (Aruna’s Gateway)
11. Deep Waters
12. DefCon/13
13. Boogey Man




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