Explosions In The Sky: dal silenzio totale alla violenza totale
Breve storia della band che ha aperto il sipario post-rock degli anni 2000


Articolo a cura di Pamela Piccolo - Pubblicata in data: 03/10/16

Nati dalle ceneri del grunge e da tutto quel che il 1994 ha portato con sé, i texani Explosions In The Sky aprono il sipario post-rock anni 2000 con una composizione di tre chitarre elettriche e una batteria.

 

Originariamente battezzatasi Breaker Morant, la band cambiò il proprio nome nel 1999. Il nuovo moniker del quartetto strumentale trae le sue origini da un commento avanzato dal batterista Hrasky a seguito dalla registrazione della loro prima traccia: "Remember Me As A Time Of Day". Quella notte i Breaker Morant uscirono dalla stazione radio universitaria KVRX e, di fronte allo spettacolo, e al fragore, dei fuochi d'artificio, coniarono quell'appellativo che ben si addice allo stile musicale che da anni tutti conosciamo.

 

La band di Austin (Texas) ha guadagnato popolarità in maniera assai repentina per merito del sapiente uso, e sviluppo, della chitarra. Il loro ingresso nel mercato si deve ad un'altra band di Austin, i The American Analog Set, a cui gli Explosions In The Sky avevano consegnato il loro demo. Entusiasta del materiale ricevuto, l'etichetta Sad Loud America scritturò gli Explosions dopo aver ascoltato solamente metà demo. Di certo, a fare la differenza, fu la nota lasciata ai discografici dai The American Analog Set accanto al demo: "This totally fucking destroys".
Niente favoritismi, bensì riconoscimenti sinceri nell'amore senza eguali per la musica.

 


explosionscover1Gli Explosions in the Sky esordiscono nel 2000 con l'album "How Strange, Innocence". Un album noise, le cui tracce di durata sui 5-9 minuti mostrano al mondo intero un gruppo di giovani ragazzi affiatati dai rimandi vagamente shoegaze, sicuramente post-rock. "A Song for our Fathers" è il pezzo di apertura del debutto degli Explosions In The Sky, un'alternanza grezza e linda, dove la limpidezza non cede all'incalzare ruvido della prima chitarra. Il basso trema al minuto 1:50 di "Remember me as a Time of Day" in un crescendo sonoro sulle righe del pentagramma. Somiglia, di fatto, al rombo di un tuono o al rumore del motore di un aereo in atterraggio.

 

 

 explosionscover2_01Le distorsioni magnificamente colorate e il sintetizzatore sporco di "Snow and Lights" ci portano alla pubblicazione da parte degli Explosions in the Sky del secondo album studio, "Those Who Tell the Truth Shall Die / Those Who Tell the Truth Shall Live Forever" (2001).  
L'apertura è di impatto. È languida. Si apre un cerchio nero dal quale non si fuoriesce, ma che già sorprende per la maturità compositiva. O forse maturi i quattro ragazzi di Austin lo sono sempre stati e, semplicemente, si sono poi rivelati sapienti musicisti in grado di spaziare e miscelare punk e post-rock?
"Those Who Tell the Truth Shall Die / Those Who Tell the Truth Shall Live Forever" fonde adrenalina e malinconia in una carica che è la stessa di "Greet Death", pezzo apripista il cui titolo ben si sposa con le sensazioni che sa far emergere. Dal noise di nuovo all'etereo paradiso, il minuto 1:40 di "Greet Death" dona un nuovo granitico matrimonio chitarra elettrica-batteria. Tramonta il sole con "The Moon is Down" e si entra in un'area dedita alla meditazione orientale. Sembrano cavalcate quelle in lontananza; vocals appaiono nella traccia "Have you passed through this night?":

 

"Is this darkness in you too?"

 

Esplosioni di un chitarrismo perfetto accompagnano fino all'ultima track di del disco, "With tired eyes, tired minds, tired souls, we slept", il cui incipit (giusto i primi 50'') non può non far tornare immediatamente alla memoria i Nirvana di "Nevermind".

 

 


explosionscover3Romanticamente si apre il terzo capitolo degli Explosions in the Sky, "The Earth is not a Cold Dead Place" (2003).
Avvolge pacatamente come un plaid rifinito a mano da una persona cara.
Non vi sono in quest'album incursioni noise/punk o distorsioni degne di questo termine. Solo morbidi crescendo che rimandano al post-rock finlandese degli stessi anni (Callisto, ndr).

 

 

 


explosionscover4In otto giorni, gli Explosions In The Sky hanno composto e registrato un album di altrettante tracce facente parte della raccolta in edizione limitata Travels in Constants. "The Rescue" (2005), 21^ volume di TRL, porterà piccole sferzate di novità.
Il 2005 è un anno dal sapor più variegato. I suoni si amalgamano meglio, sono più uniformi. La linea post-rock non viene interrotta da rabbia alcuna.
"The Rescue" è un disco dalla breve durata: solo 32 minuti di pittoriche illusioni, in cui Michael James alterna la sua chitarra elettrica al basso e ove volentieri presteremo il nostro orecchio a cori e a vocals che sembrano più delle registrazioni anziché corrispondere a lyrics scritte dai quattro strumentisti.
"The Rescue", nonostante includa anche un uso del pianoforte, non sollecita come i precedenti lavori degli Explosions. Lascia la gola secca. L'esplosione che ha marchiato il sound della band è stata soppiantata da composizioni più umorali e delicate. Non è più la quiete prima della tempesta.

 

 

explosionscover5Prosegue quindi il suonar estatico di The Rescue con "All Of A Sudden I Miss Everyone", quinto album studio pubblicato dagli Explosion in the Sky nel 2007.
Mentre la traccia apripista "The Birth and the Death of Day" impartisce nuove lezioni noise, possiamo dichiarare che no, gli Explosions in the Sky non sono ancora finiti e non sono mutati.
Il primo pezzo è sì poco ruvido e impetuoso, non scorgiamo la violenta forza della liberazione di James e compagni. Ci stiamo disabituando ai crescenti esplosivi e complessi in cambio di atmosfere più morbide. "All Of A Sudden I Miss Rveryone" è un disco a metà tra i primi e i secondi Explosions. Forse non si può parlare di secondi Explosions. Staremo a vedere. L'impeto ritmico fondamentalmente permane, non è del tutto assente.

 

 

 explosionscover6_02Torna il coinvolgimento emotivo con "Take Care, Take Care, Take Care" (2011). I fraseggi sembrano sempreverdi. Ululati del vento fungono da intermezzo in "Human qualities", prima che una chitarra irrompa in modo oscuro restituendo vita (a quel che volete, alla singola canzone o a voi stessi).

Ed ecco far capolino il fragore, la voracità e l'estasi strumentale al minuto 6:50 di questa seconda canzone. Vocalizzi che sembrano preghiere aprono "Let Me Back In", una ballata felice.
Interessati a composizioni più armoniche e meno aspre, "Take Care, Take Care, Take Care" è un disco circoscritto, quasi formale nel suo genere. Questa formalità viene però scandita dall'ultimo (capo)lavoro in casa Explosions.

 

 

 explosionscover7Il 2016 vede la pubblicazione di "The Wilderness", a seguito di date sold out al Radio City Music Hall e della creazione di diverse colonne sonore cinematografiche (merita venire citato il lungometraggio "Cicadas"). Stesso anno che ha visto l'utilizzo di diverse canzoni della band in dozzine di programmi televisivi.
I paesaggi di "The Wilderness" sono invernali, nonostante la release sia occorsa in primavera. L'elemento elettronico potrebbe far cadere l'etichetta che la band ha sempre rifiutato di indossare, ossia quella di essere una post-rock band.
L'innovazione di "The Wilderness" lascia nuovamente spazio a una batteria distorta come l'eco in una grotta e alle chitarre che, talvolta cristalline, vanno a sommarsi ad essa. Spostando la propria attenzione verso l'interno, la band riesce ancora a creare qualcosa in grado di echeggiare in maniera grandiosa. Bisognerebbe sinceramente prendersi una pausa e analizzare quanti suoni compongono le melodie e i silenzi di "The Wilderness". Ecco tornate frammentarietà e discontinuità. Ecco tornati gli Explosions In The Sky.




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