Grave Digger
Fields Of Blood

2020, Napalm Records
Heavy, Power Metal

Recensione di Giovanni Ausoni - Pubblicata in data: 04/06/20

Dopo l'indimenticabile "Tunes Of War" (1996) e il discreto "The Clans Will Rise Again" (2010), i Grave Digger hanno pensato bene di festeggiare i quarant'anni di carriera con un ventesimo album in studio che chiudesse la trilogia delle Highlands scozzesi: "Fields Of Blood", sin da un titolo che richiama le narrazioni belliche dei correligionari Sabaton, riconduce i veterani tedeschi nel settore loro più congeniale, quello dei fumanti campi di guerra e dell'epica enfatica à la Braveheart. È chiaro che dal songwriting non possiamo aspettarci nulla di innovativo, ma la band di Gladbeck riesce ugualmente a confezionare un lavoro di classica foggia heavy/power arrembante e grintoso, lontano dalla leggerezza a tratti un po' stantia del comunque onorevole "The Living Dead" (2018).

Malgrado la tracklist, abbastanza corposa, non sempre eccella per costanza qualitativa, non mancano i passaggi anthemici capaci di scagliare l'ascoltatore tra le imprese di Robert The Bruce e le atmosfere della battaglia di Culloden. E così, quando le cornamuse e la batteria totemica dell'intro "The Clansman's Journey" si arrestano, "All For The Kingdom" prende il sopravvento grazie a una pletora di riff energici e veloci e a enormi chorus colmi di magniloquenza, il tutto completato da un assolo neoclassico, gentile concessione di Axel Ritt. Segue un pugno di brani spumanti gloria e orgoglio e che fanno la voce grossa in merito a refrain estremamente accattivanti, groove e doppia cassa triggerata ("Lions Of The Sea", "Freedom", "Union Of The Crown"); per non parlare, poi, della title track, una suite di dieci minuti giocata su continue transizioni folk/prog intinte nel familiare metallo combattivo sagomato dall'act teutonico. 

Il resto dei pezzi, nonostante appartenga alla prevedibile categoria del manierismo autocelebrativo ("The Heart Of Scoltland", "My Final Fight", "Gathering Of The Clans", "Barbarian"), lascia, in ogni caso, un margine di gradevolezza che sottrae dal desiderio di spengere lo stereo e riporre le spade nel fodero. Unica eccezione viene rappresentata dalla ballad "Thousand Tears" (feat. Noora Louhimo dei Battle Beast), davvero troppo zuccherosa per ammaliare generali, feriti e reduci.

Line-up snellita, un batterista di valore come Marcus Kniep, Chris Boltendahl ancora sugli scudi: li attendiamo dal vivo, i Grave Digger, sicuri che il piglio di "Fields Of Blood" oscurerà la persistente sensazione di déjà vu che percorre il disco anche nei suoi momenti migliori. 

 





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