Editors
The Weight Of Your Love

2013, PIAS
Alternative Rock

Dolcezze e malinconie, entusiasmi e paure: le molteplici sfumature dell'amore secondo gli Editors
Recensione di Riccardo Coppola - Pubblicata in data: 01/07/13

E' un gioco d'incongruenze e di contraddizioni, di dolcezze e crudeltà, di imperituri aneliti e inconsolabili amarezze: difficile se non impossibile trovare, tra tutti i sentimenti umani, uno che sia più ricco d'imperscrutabili e imprevedibili sfaccettature di quanto lo sia l'amore. Inevitabile, dunque, che tentare di dare forma alla passione amorosa e alle relazioni sentimentali sia diventato compito principale d'ogni forma d'arte, e nella fattispecie di buona parte della produzione di qualsiasi genere musicale. 
 
Dagli inglesi Editors, che s'erano fatti conoscere e apprezzare (se non adorare incondizionatamente) grazie a una decina d'anni di pseudo-post-punk con qualche recente deriva elettronica, avevamo sempre ricevuto chiari indizi di una spiccata sensibilità: lo spleen che prendeva forma nella nerissima cover di "The Back Room" e nelle sue torve tracce, il cauto ottimismo, avvolto comunque da uno spesso strato di malinconia, del delizioso "An End Has A Start", la disincantata riflessività dell'ultimo "In This Light And On This Evening". Una crescente consapevolezza nei propri mezzi, unita a un'evidente voglia di osare e allontanarsi dai rassicuranti ma limitanti schemi degli esordi, ha portato la band a sviluppare nel corso degli anni uno stile in continua evoluzione ma sempre riconoscibile, un vero patrimonio dell'alternative rock britannico contemporaneo.
 
Raggiunta una tale credibilità e maturità artistica, i cinque ragazzi di Birmingham giungono dunque alla pubblicazione della quarta opera in studio e nell'occasione decidono di parlarci, per l'appunto, dell'amore e delle sue molteplici forme. Senza nutrire la pretesa di darcene una visione d'insieme e totalizzante, ci propongono piuttosto una serie di istantanee, ora in uno sbiadito bianco e nero ora in tonalità vivide e sgargianti, del vagabondare senza meta di chi a tale sentimento si è totalmente e irrazionalmente abbandonato. Entusiasmi, speranze e paure che si susseguono e si scacciano e si sovrappongono, nelle note di un comparto musicale elegante e ricchissimo, nei saliscendi vocali di un Tom Smith mai così espressivo, nelle parole di testi tanto sinceri e personali quanto pieni di retorici preziosismi: così sugli archi nervosi dell'introduttiva "The Weight" e sulla liquida bassline della seguente "Sugar" atmosfere e cori maestosi ma decisamente cupi, ombrosi, narrano della forza sorprendente, inarrestabile dell'innamoramento ("It was lightning, straight down on me"); così nella ballata "What Is This Thing Called Love" sontuosi violini fanno da base a inediti falsetti, le cui elevatissime note sono pregne di quella rassegnazione triste, ma dolcissima, di chi si trova a dover scendere a patti con la realtà di una storia ormai destinata a finire; così c'è spazio per l'ostentazione di una rabbiosa e ironica noncuranza nella più concreta rock-song "Hyena" ("With all the lies in front of us, the world looks so ridicolous to me"), ma anche per le definitive promesse, i toccanti appelli e le ultime struggenti dediche che vivono nei caldi "Stay with me" di "The Phone Book".
 
È purtroppo vero che, tra fan particolarmente immobilisti e detrattori di sempre, ci sarà chi non si lascerà sfuggire l'occasione di rimproverare la mancanza di quelle chitarre quasi shoegaze ormai definitivamente abbandonate, o di accusare il quartetto di aver preso qualche spunto di troppo da altri act più blasonati o mainstream (facendo i nomi qui degli U2, lì dei Depeche Mode, qua dei The National, là forse anche di Chris Martin). Ma a un ascolto privo di pregiudizi "The Weight Of Your Love" mostra d'essere un disco splendido, che intriga e incuriosisce con tutte le sue particolarità fin dal primo approccio e continua a crescere e a coinvolgere sempre più, ascolto dopo ascolto. E se gli Editors stessi, in chiusura al ritornello del singolo "A Ton Of Love", descrivono noi tutti come "waiting for a chance of desire", a noi non resta dunque che ringraziarli, e sentitamente, per averci regalato, tra sorrisi amari e iniezioni d'adrenalina, quasi un'ora intera di travolgenti emozioni.




Intervista
Anette Olzon: Anette Olzon

Speciale
L'angolo oscuro #31

Speciale
Il "Black Album" 30 anni dopo

Speciale
Blood Sugar Sex Magik: il diario della perdizione

Speciale
1991: la rivoluzione del grunge

Speciale
VOLA - Live From The Pool