Editors - City Sound Festival 2014
20/07/14 - Ippodromo del Galoppo, Milano


Articolo a cura di Riccardo Coppola

Ne erano certi i bollettini meteorologici: domenica Milano avrebbe dovuto conoscere l'Apocalisse. E conscia delle infauste previsioni era l'organizzazione del City Sound Festival, che aveva diramato un eloquente comunicato per le migliaia di spettatori attese: "Non si rinvierà nulla: arrangiatevi." Il corso degli eventi vuole che, per fortuna, sull'Ippodromo non piove neanche un po', e la gente, anche se in intimorito ritardo, finisce per arrivare a frotte, e per riempirlo per l'ennesima volta in un'estate ricchissima di nomi di rilievo assoluto. Dopo l'urlata modernità dei Linkin Park e il serratissimo heavy dei Motorhead, il ruolo di protagonista spetta questa volta all'elegante romance a cui gli Editors sanno dare vita, mantenendola in continuo equilibrio tra effettistiche da tradizione post-punk e strabordanti cori da arena rock.


Dopo qualche ora di ininterrotto loop di un recente ritornello di Snoop Dogg per pubblicizzare, sui maxischermi, un imminente appuntamento nella stessa venue, al tramonto giungono finalmente i Sizarr, giovane trio a cui spetta l'arduo compito di creare negli astanti il mood corretto per l'occasione. Cosa che riesce perfettamente, grazie a una wave densa, spesso oscura e quasi sempre godibilmente ballabile, di una parte ritmica puntuale e incisiva, di un vocalist che a una presenza scenica fin troppo dinoccolata e ciondolante abbina capacità al microfono per nulla trascurabili. I tre tedeschi (una batteria, una tastiera, qualche sporadica nota di chitarra e tante, tante basi) propongono le migliori tracce del loro unico episodio discografico, regalando ottimi ritornelli ("Purple Fried", "Run Dry") e momenti di grande pathos (il prolungamento a base di corni, da perfetta hit di Woodkid, dell'ultima in scaletta "Boarding Time"), mostrandosi come graditissima sorpresa per quella (elevata) percentuale del pubblico per la quale era del tutto sconosciuta.

 

 

editors_lr1_14
 
Sono intensi fari rossi a stagliarsi, sul buio ormai sopraggiunto, per annunciare l'ingresso in scena delle star della serata. Che arrivano, come è consuetudine da un annetto a questa parte, guidate dalle penetranti linee di basso (strumento, quello sottoposto alle decise plettrate di Russell Leetch, che farà da distorto filo conduttore per quasi tutto lo spettacolo) e dagli inquieti tocchi di piano di "Sugar", e dall'immediato prender possesso della scena da parte del vocalist Tom Smith: imbardato nel solito inadeguato giubbotto che durerà meno degli usuali dieci minuti prima di essere lanciato a fianco del piano, il frontman si dimenerà per l'intera durata dello show, adesso armoniosamente, adesso come in preda a incontenibili spasmi, accanendosi in più di un'occasione contro l'incolpevole asta del microfono (regalando anche un simpatico siparietto quando il cavo del microfono s'attorciglia con tenace ostinazione attorno alla pedaliera, impedendogli di peregrinare per il perimetro del palco) e mandando in costante visibilio, con continui strilli da ormone impazzito, un nutritissimo e variegatissimo (è qua la novità: si copre equamente un range tra i 20 e i 60 anni abbondanti) pubblico femminile. Nulla, chiaramente, che influenzi lo spettacolo per chi al fascino del vocalist è, per un motivo o per un altro, pressoché insensibile: la prestazione al microfono di Smith è impeccabile, perfetta negli scioglilingua di "Bullets" come nella potenza dei ritornelli di "A Life As A Ghost" (b-side dei tempi di "In This Light And On This Evening", rinverdita da una reinterpretazione con preopotenti intrusioni di chitarre), nell'intimità cullata da una delicata vena pop-rock della ballata "Formaldehyde" (peccato per le seconde voci, un po' troppo atone, del tastierista-chitarrista Nicholas Willes, momentaneo sostituto di Elliott Williams) come nello straziato drammatismo di "Two Hearted Spider".

 


Non si creda, però, che il resto della band sia relegato nella mesta ombra del semplice accompagnamento: eccezion fatta per una (sontuosa) versione acustica di "The Weight", tra i vari brani sono sparsi istanti in cui a ruota ciascuno dei cinque membri diventa centro di ogni attenzione. Edward Lay si conferma impeccabile martello dietro le pelli, e costruisce sotto la lenta "Nothing" un curioso tempo, dai lineamenti vagamente tribali, che le dà un piglio del tutto diverso dall'originale in studio; Justin Lockey si ritaglia i soliti trenta secondi di glitch di tastiere su "Bricks And Mortars" e si muove a suo perfetto agio sia tra le rapidissime linee di chitarra degli album dello scorso decennio, sia tra quelle -più compassate- delle ultime due uscite; Leetch, tra le svariate comparsate al centro dello stage in occasione delle bassline più incisive, cerca (e trova) più e più volte il coinvolgimento del pubblico (sempre suo il compito d'avviare la classica ondata di braccia su "Eat Raw Meat = Blood Drool").

 

 

editors_lr2_14
 
Nel lungo encore (oltre alle già citate "The Weight", "Two Hearted Spider" e "Nothing", tutte pescate dall'ultima fatica in studio), figurano anche la delicata poeticità dell'immortale "Smokers Outside The Hospital Door" e l'immancabile follia elettronica di "Papillon", come a voler racchiudere in cinque rappresentativi brani le tante varie declinazioni che gli Editors hanno proposto, album dopo album, del loro sound. La tappa di Milano mette in chiaro -per chi ancora avesse qualche dubbio- come il successo avuto dalle nostre parti dalla band e dal suo quarto album sia meritatissimo, regalando a noi del pubblico uno spettacolo indimenticabile, e al quintetto di Birmingham la platea più grande e coinvolta che abbia mai presenziato a una loro data in Italia: molto più accesa della freddina accoglienza dell'Alcatraz, o della non troppo emozionata audience dell'Ypsigrock 2013. È con assoluto appagamento e soddisfazione, dunque, che abbandoniamo l'Ippodromo delle Capannelle, chiedendoci già quando ci toccherà un'altra occasione di ritrovarci a pochi metri da Tom Smith e soci, per farci regalare emozioni e per ricambiare, a nostra volta, con un'altra tonnellata d'amore.

 

 

Setlist Editors:

Sugar
Munich
An End Has a Start
All Sparks
Formaldehyde
Lights
Bullets
The Racing Rats
A Life as a Ghost
Eat Raw Meat = Blood Drool
In This Light and on This Evening
Bricks and Mortar
A Ton of Love
Bones
Honesty


Encore:
The Weight (Acoustic)
Two Hearted Spider
Smokers Outside the Hospital Doors
Nothing (full band)
Papillon




Intervista
Anette Olzon: Anette Olzon

Speciale
L'angolo oscuro #31

Speciale
Il "Black Album" 30 anni dopo

Speciale
Blood Sugar Sex Magik: il diario della perdizione

Speciale
1991: la rivoluzione del grunge

Speciale
VOLA - Live From The Pool