Saga
The Human Condition

2009, Inside Out
Prog Rock

Nuovo disco dei Saga senza Michael Sadler: avranno fatto centro?

Recensione di Gaetano Loffredo - Pubblicata in data: 27/04/09

L’avvicendamento di un grande artista come Michael Sadler è una circostanza che avrebbe potuto portare i Saga a un punto di non ritorno, Michael infatti non svolgeva la “semplice” funzione di cantante di uno dei gruppi più famosi dell’ambiente prog rock internazionale, era anima e mente di trent’anni di successi. Il nuovo “The Human Condition”, con la line up a cinque vertici capeggiata dal frontman italo-canadese Rob Moratti, non soltanto custodisce il genio compositivo, tratto emergente dei Saga, ma ne esalta gli “spigoli”, perché l’abbandono di Sadler coincide con una fortuita possibilità di sviluppo. Quella che pare essere stata una separazione del tutto amichevole (scrivo “pare” perché in sede di intervista Jim Gilmour ha dato adito a dubbi in tal senso) ha tracciato il nuovo, affascinante punto di partenza.


L’album è costruito attorno ad una fortissima ispirazione melodica, arrangiamenti ariosi e tastiere “al glucosio”, dentro i quali sguazza allegramente la voce di Rob Moratti, meno pulita di quella del suo predecessore ma calda al punto giusto. Vi starete chiedendo se il punto di forza dei canadesi, la costruzione del brano, sia rimasta inalterata nonostante i cambiamenti alla base, e sono altrettanto felice di sciogliere quello che per mesi è stato il mio stesso dubbio: “The Human Condition” suona Saga al cento per cento, senza cedere il passo di un solo millimetro nel suo intricato percorso. La fluidità delle chitarre elettriche e la leggiadria delle percussioni (il tocco di Brian Doerner è di una dolcezza disarmante) accarezzano ogni singolo brano del disco, a partire dalla metodica “title track” continuando con le canzoni simbolo, “Step Inside” e “Hands Of Time”, ipnotiche nei loro frangenti strumentali, ammiccanti nei ritornelli. C’è sperimentazione nella mistica “Avalon”, brano più heavy del dovuto, “A Number With A Name”, invece, ci riporta indietro di un paio d’anni grazie al suo impianto compositivo di chiara derivazione “10.000 Days”. “Now Is Now” e “Let It Go” riportano i Saga ai massimi storici, musicalità e melodia come soltanto i fuoriclasse possono plasmare, manca un pizzico di genialità negli staccati e nei cambi di tempo: è questo l’unico aspetto che rimanda con nostalgia ai lavori dell’era Sadler.


"The Human Condition" è la prova tangibile della classe di un gruppo che non stanca mai, di musicisti che riescono a scrivere cose interessanti nonostante il tempo non sia più dalla loro: siamo  poco al di sotto dei livelli di eccellenza che riconosciamo a “10.000 Days”, trattasi pertanto di un risultato che ha del miracoloso tenendo conto dell’assenza dell’estro di Michael Sadler. Consigliato a chiunque.





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