Danko Jones Live + Small Jackets
08/09/17 - Live Music Club, Trezzo sull'Adda (MI)


Articolo a cura di Matteo Poli

Torna in Italia una delle rockband più incendiarie in circolazione: i Danko Jones. Ed è un ritorno molto gradito: il trio canadese è già stato diverse volte in tour dalle nostre parti, ma stavolta siamo particolarmente curiosi di ascoltarli, data la caratura dell'ultimo album "Wild Cat" che segna un ritorno alla potenza e alle ruvidezze degli esordi, con qualche strizzatina d'occhio ai vecchi maestri Motorhead, Kiss, Thin Lizzy, Judas Priest. Ascoltando distrattamente i suoi dischi si può fare l'errore di pensare che Danko abbia un'attitudine easy e spensierata: nulla di più sbagliato. Danko Jones è un vero e proprio apostolo del rock, capace di tenere delle "letture" per giorni su una band (come a Wacken con i Kiss...) o di condurre un programma radiofonico (l'ha fatto dal 2003 al 2006) o redigere colonne e rubriche per riviste specializzate, come fa tutt'ora. Un fan, dunque, prima ancora di essere un rocker. Infine siamo curiosi di scoprire se la fama delle loro esibizioni sia giustificata: abbiamo letto e sentito dire meraviglie.

 

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All'apertura dei cancelli c'è davvero poca gente. Sintomo che, nonostante i Danko Jones abbiano già suonato da noi, il pubblico italiano non ha ancora rotto il ghiaccio con questa band. Peccato. Purtroppo anche più tardi, dopo l'elettrizzante esibizione della band di supporto, gli hard rockers romagnoli Small Jackets, l'affluenza rimarrà bassa. In ogni caso gli Small Jackets, nati letteralmente da una costola di Paul Chain ed esorditi nei primi Duemila, regalano al pubblico un'ottima performance, se pur molto breve e "speed" perchè evidentemente i tempi sono stretti. Il set dura fino alle 21 e 30, poi luci e cambio palco. Ma il pubblico continua a scarseggiare e ci chiediamo seriamente se ciò non comprometterà la potenza dell'esibizione: non è mai esaltante suonare di fronte a una sala piena a metà.


L'attesa ha un po' raffredato il locale ma basta che si abbassino le luci e parta la batteria del primo brano "I Gotta Rock" perchè il pubblico cominci ad agitarsi come particelle d'acqua bollente compensando il numero con l'entusiasmo e, al termine della successiva "Sugar Chocolate", cominci a scandire, sempre più forte, il nome della band.  Ascoltandola, ci rendiamo conto che è impossibile non agitarsi, ballare, o almeno battere il piede a tempo: si tratta di rock 'n' roll, semplice e difficilissimo, sempre diverso e sempre uguale a sé stesso. E non sono molti i musicisti in circolazione a farlo puro, senza coloranti o conservanti aggiunti, come lo fanno i Danko Jones. Sono davvero una band carica di energia: sono solo in tre, non hanno costumi, scenografie se non la flag con il logo e la copertina dell'album; sono semplici e diretti e non si limitano ad occupare il palco: lo dominano. E qui occorre elogiare la presenza del bassista John Calabrese, il quale si rivela davvero un'ottima "spalla" per Danko, mobilitando con la sua carica energetica una buona metà del palco e del pubblico: non è banale, cari miei.

 

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L'altra metà è ovviamente il regno di mister Danko con la sua diavoletto SG bianca, la cui trabordante personalità non può non conquistarci: poco dopo l'inizio del set, si presenta al pubblico con fierezza e con un discorso di fuoco in cui mette in chiaro che anche se c'è poca gente lui se ne frega perchè che siano in due o in duemila, tutti meritano un'esibizione al top... A patto però che i presenti diano anche loro il meglio di sé. Messe in chiaro le cose, ci spettina subito con "First Date", la thinlizziana "You Are My Woman", "Do You Wanna Rock" e la sparatissima "Invisible" (incisa in studio con John Garcia). Siamo in pochi, è vero, ma facciamo casino come un esercito.
Verso la seconda metà del set, mentre sta per terminare "Had Enough", Danko ci fa tutto un assurdo discorsetto sul titolo dell'album e la title track, che si chiama come l'album, che si intitola come la title track, per poi sparacela sul grugno senza complimenti: per il sottoscritto "Wild Cat" è uno dei brani migliori dell'ultimo disco e sul pubblico ha l'effetto di una dinamo: giovani o vecchi, belli o brutti, balliamo tutti. E arriva "I'm Going Out Tonight", ultima chicca a cori spiegati. La band esce per qualche minuto e rientra per l'encore, al che Danko sorride, punta l'indice su un bimbo tra le prime file che il padre ha deciso di portare sulle spalle il più vicino possibile al palco e indicandolo al pubblico esclama: "Eccolo! Lui è il futuro! Sarà lui a salvare il mondo! E pensare che alla sua età mio padre non mi avrebbe mai permesso di andare a un concerto rock! Tuo papà è un grande!". Applausi. Parte un "Oè-oèoèoè Dan-ko!Dan-ko!": quest'ultimo si galvanizza e ci regala un ultima salva di proiettili rock: "Lovercall", "Gonna Be a Fight Tonight" e ci saluta con l'ultra classico "White Cadillac". Locale in fiamme, missione compiuta. La reputazione della band è meritatissima. Alla prossima mister Danko, e speriamo di essere assai più numerosi!




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