Saxon (Biff Byford)
Il prossimo 2 febbraio, "Thunderbolt" segnerà il ritorno dei Saxon a tre anni di distanza da "Battering Ram" (2015): nonostante una serie infinita di inediti, live album, DVD e raccolte, la band non ha certo intenzione di fermarsi, e la bontà del nuovo lavoro sembra avallare tale proposito. Un'intervista, quella concessaci da Biff Byford, storico singer del gruppo britannico, che permette di osservare da vicino la genesi di un disco sorprendente per freschezza e modernità; considerazioni sul passato, ricordi commoventi e opinioni sulla scena heavy metal completano una chiacchierata dai toni riflessivi e divertenti. 
Articolo a cura di Giovanni Ausoni - Pubblicata in data: 30/01/18

Ciao Biff e bentornato su SpazioRock.it. La nostra ultima intervista risale allo scorso anno, in occasione dell'uscita del doppio live "Let Me Feel Your Power", ma in questi dodici mesi non avete di certo lasciato i fan all'asciutto...

 

Be', no di certo (ride, ndr.): avevamo il forte desiderio di omaggiare i nostri supporter per l'affetto che ci dimostrano continuamente e rimango sempre stupito della convinzione con la quale seguono la band in ogni parte del mondo. È sempre emozionante sporgersi dal palco e accorgersi che il pubblico ricorda le canzoni meglio di me! Quindi abbiamo deciso di pubblicare nel 2017 sia "Solid Book Of Rock" che  "Decade Of The Eagle" perché sentivamo l'urgenza non solo di onorare il nostro passato, ma soprattutto quello di regalare ai fan qualcosa di significativo. Il feedback è stato straordinario e spero che con "Thunderbolt" la risposta sia simile.

 

A proposito del nuovo album, "Thunderbolt" mostra i Saxon davvero in forma smagliante. Dopo quattro decenni di attività, dove trovate tanta energia? Avete per caso bevuto l'elisir di lunga giovinezza?

 

Può darsi, perché no? Di certo non te lo presto (ride, ndr.). A parte gli scherzi, penso che la passione per la musica sia il motore principale, non il successo: quello può svanire in poco tempo, il fuoco che ti anima e che ti spinge a suonare in giro per il mondo senza fermarti praticamente mai non lo alimenti con i soldi. E soprattutto abbiamo sempre suonato quello che volevamo: questo ti permette di restare vivo. Ti racconto un aneddoto. Per il nostro primo album siamo andati in uno studio a nord di Londra, ma quando lo abbiamo registrato abbiamo smussato un po' la durezza dalle canzoni, se capisci cosa intendo. Quando lo abbiamo presentato alla casa discografica ce l'hanno respinto, perchè non era piaciuto: "Non è quello per cui avete firmato! Volevamo qualcosa di grezzo!" Il disco era troppo bello? Ce ne siamo fregati, a noi andava bene così.

 

"Thunderbolt" appare un concentrato di heavy metal ad alto voltaggio che affonda le radici nei Saxon del passato senza risultare nostalgico, anzi sorprendendo per freschezza e modernità. Sei d'accordo? E come avete lavorato in studio?

 

Siamo sempre stati pesanti, abbiamo scritto persino una canzone intitolata "Heavy Metal Thunder", e poi "Motorcycle Man", "To Hell And Back Again"... insomma molti di quei pezzi erano pieni di heavy metal. Abbiamo sempre cercato di camminare su una linea oscillante tra canzoni dure e brani più melodici, ed è quello che facciamo ancora oggi. Ci siamo allontanati un po', siamo andati in giro, e ora siamo tornati alle nostre origini. Amiamo davvero scrivere inni che migliaia di persone possono cantare e penso che la qualità del nostro sound sia ancora alta. Se stessimo solo vivendo sulla forza degli album passati sarebbe triste: ci piace ancora scrivere e realizzare musica fantastica. Il songwriting!? Ovviamente è tutto di marca Saxon: un anno fa siamo entrati in studio con le idee già chiare. È stato semplice, come sempre.

 

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La title track appare un vero e proprio anthem dal notevole impatto, mentre "Sons Of Odin" si caratterizza per l'afflato epico e testimonia un certo interesse per la mitologia. Cosa puoi dirci a proposito di questi due brani?

 

Sì, in particolare "Olympus Rising" e "Sons Of Odin" trattano soggetti afferenti alla mitologia greca e nordica: in realtà mi sono sempre interessato a questi temi. Ho approfondito e letto molto a questo proposito e l'album ne risente positivamente. "Thunderbolt", beh, l'abbiamo sperimentata in sede live e la risposta è stata devastante in termini di coinvolgimento: quindi potrebbe chiudere in futuro i nostri concerti, ma chissà, la carriera dei Saxon non finisce certo qui!

 

Avete inserito nel nuovo album "They Played Rock And Roll", scritta in onore di Lemmy Kilmister  e dei Motörhead; purtroppo qualche settimana fa è venuto a mancare anche Eddie Clark. Davvero non un bel momento per la musica...

 

Beh, è veramente un periodo tremendo. Con i Motörhead ci siamo conosciuti nel '77, abbiamo bevuto, festeggiato, suonato insieme e registrato dei live nel nostro ultimo tour in comune: non ho parole, davvero, l'unica frase che mi viene in mente è "They Played Rock And Roll". Credo questo basti a ricordarli.

 

Anche per "Thunderbolt" è presente l'edizione in vinile. Cosa pensi del ritorno di tale formato in grande stile? E perché non avete incluso la seconda versione di "Nosferatu" presente sul CD?

 

Mah, da un certo punto di vista lo considero un fenomeno positivo: ha un sapore rétro. Però non so, dall'altro può rappresentare la moda del momento e potrebbe finire con la stessa velocità con cui è iniziata. È qualcosa comunque che a me piace e come Saxon non siamo certo stati parchi di release in questo senso. Per quanto riguarda la raw version di "Nosferatu", semplicemente la non inclusione è dovuta alla pessima qualità di registrazione che funziona su CD, ma non su vinile.

 

Ormai la collaborazione in sede produttiva con Andy Sneap è molto stretta. Quanto ha influito sul vostro sound il suo contributo?

 

Sì, ormai questo è il terzo album insieme e penso che la collaborazione continuerà: lo conosco da molto tempo, lui comprende il nostro sound e penso abbia fatto un gran lavoro. Credo che "Thunderbolt" sia in vecchio stile Saxon e Andy in questo senso è riuscito a creare quel mood epico adatto ai temi del disco, soprattutto in "The Secret Of Flight", un pezzo che amo particolarmente, direttamente from the vault: una provenienza comune del resto a tutti i nostri brani.

 

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I Saxon rappresentano un'istituzione nella scena metal mondiale e fonte di ispirazione per numerose band. Pensi che la vostra influenza sia stata davvero così massiccia?

 

È difficile pronunciarsi in merito, a meno che non ce lo dicano. Chissà forse i Metallica  e i Megadeth sono stati ispirati da brani come "Motorcycle Man" ed "Heavy Metal Thunder", i Mötley Crüe dalle canzoni in stile "Power And Glory". Probabilmente abbiamo influenzato un bel po' di gruppi in America negli anni Ottanta e anche alcuni più tardi in Europa, tipo i Bullet e gente del genere. Siamo sempre sorpresi di quanti musicisti siano in realtà fan e seguaci dei Saxon, sai, come gli Skid Row. Hanno imparato a suonare e a mettere insieme una band grazie ai nostri pezzi. Ho parlato spesso con Sebastian Bach, mi ha detto più di una volta: "Ascolto ancora oggi le vostre canzoni tutti i giorni!".

 

E delle giovani band nate negli ultimi anni? Pensi che l'heavy metal abbia ancora molto da dire?

 

Ah, sicuramente. Quando sento parlare di crisi o morte dell'heavy metal mi viene da ridere: sono le solite cazzate che qualcuno si diverte a far uscire dalla bocca. Nascono continuamente nuove band molto valide: penso ai Five Finger Death Punch. Mi piacciono un sacco, hanno grande energia e un cantante di talento. Ma è anche magnifico che dei veterani come Judas Priest o Def Leppard continuino a suonare; anche i Motörhead non si sono mai fermati e insieme a loro tanti altri gruppi con decenni di carriera alle spalle. Insomma, c'è n'è di roba buona.

 

In una carriera così lunga e ventidue album in carniere "Wheels Of Steel" (1980) resta tuttora il vostro apice?

 

Beh, penso sia il più riuscito fino a oggi, o quantomeno un disco decisivo. È quello che ha permesso di pagarci le bollette (ride, ndr.). Ed è sorprendente, davvero, dopo tutto questo tempo, che una manciata di tracce come quelle appaiano ancora così potenti. Ma quando lo stavamo realizzando, eravamo in uno stato d'animo particolare. Quando "Saxon" non ha funzionato molto bene, i manager hanno abbandonato la band. Fondamentalmente hanno speso tutti i nostri soldi, e siamo rimasti al verde dopo l'album d'esordio. Quindi abbiamo detto: "Fanculo". Ci siamo uniti ancora di più ed eravamo nell'era giusta per scrivere quei pezzi. E quando abbiamo pubblicato il singolo "Wheels Of Steel", siamo poi riusciti a partecipare a Top Of The Pops: quel programma, che è stato trasmesso il giovedì, è stato visto da milioni di persone e ci ha cambiato la vita da un giorno all'altro. Avevamo appena salito il primo gradino della scala verso il successo. E quando abbiamo pubblicato "747", siamo entrati nella top ten.

 

Nel 2018 sarete impegnati in un lungo tour mondiale tra Gran Bretagna, Germania e Stati Uniti. Avremo il piacere di ammirarvi in Italia? Magari non solo a Milano o Roma?

 

Sì, inizieremo a febbraio in Europa con il Thunderbolt Tour, poi a marzo ci sposteremo in Nordamerica con Judas Priest e Black Star Riders, per una lunga serie di date sino a maggio. Pensiamo di venire in Italia: Milano, Firenze, Roma sono città che amo particolarmente e non mi dispiacerebbe suonare a Napoli o in Sicilia. Vedremo!

 

Prima di salutarci, ti chiedo di lasciare un messaggio ai lettori di SpazioRock.it e ai vostri fan...

 

Un grosso abbraccio a tutti, ascoltate "Thunderbolt" e stay strong!




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