Saxon
Thunderbolt

2018, Militia Guard Records
Heavy Metal

Fra toni epici e rombi di tuono, i Saxon tornano a ruggire come ai vecchi tempi
Recensione di Luca Ciuti - Pubblicata in data: 30/01/18

Parlare dei Saxon potrebbe essere la cosa più facile del mondo per chi si appresta a recensire il ventiduesimo (complimenti, davvero) disco in studio, ma siccome a noi non piace ripeterci né essere prevedibili, premesse e convenevoli possono acquistare tutto d'un tratto i contorni di uno scoglio insormontabile. Quando poi la band in questione si ripresenta sul mercato con un disco all'altezza della propria fama, come nel caso di "Thunderbolt", l'urgenza di raccontarvelo prende il sopravvento. Su di loro pensavamo di avere detto tutto quello che c'era da dire, e in effetti fare tanti giri di parole non serve: chi sono, quanto sono stati importanti e quali siano i loro limiti lo sapete tanto quanto noi, per cui tanto vale saltare i convenevoli e andare dritti al punto, vista l'eccellente qualità dell'opera.
 
Ci pensa la title track a fugare ogni possibile dubbio, sotto i colpi di quel riff tanto elementare quanto perfetto: già vi immagino a saltare sul divano mentre gridate "Thunderbolt" proprio come quando eravate ragazzini. Bene, ora che avete rotto il fiato tenetevi forte perché la band gioca subito il carico: "The Secret Of Flight" è uno di quei brani che commuoverà all'istante gli amanti delle sonorità classiche, Riff, tapping, melodie epiche e chorus ariosi disegnano uno di quei brani che vorremmo protrarre all'infinito. Con "Nosferatu" invece la botta di adrenalina si assesta per un attimo, il vampiro celebrato dai più grandi registi tedeschi è il ritorno alle atmosfere gotico romantiche di casa, adornato con una inedita cornice sinfonica. "Thunderbolt" è stato venduto come il disco del ritorno a quelle sonorità epiche che la band ha saputo interpretare soltanto a sprazzi nel corso della carriera: le cose stanno esattamente così e va detto che i Saxon raggiungono livelli che mai avremmo pronosticato alla luce delle ultime opere per una band con quarant'anni di carriera. Dopo aver preso le misure con "Battering Ram", il produttore Andy Sneap riesce finalmente a combinare le tendenze recenti con un recupero più deciso di quella tradizione classica da cui i Saxon provengono. Le anime di "Thunderbolt" sono tante, quella epico mistica è tracciata, oltre che dai brani in apertura, da "Sons Of Odin" e "A Wizard's Tale", mentre per gli amanti delle rasoiate raccomandiamo di bussare alla porta di titoli quali "Predator" (davvero incazzosa come pochi, in cui fa capolino una seconda voce che sembrerebbe essere quella di Joan Hegg degli Amon Amarth..) e una "Speed Merchants" in odore di NWOBHM. L'annunciato tributo ai Motorhead di "They Played Rock and Roll" suggella la duratura amicizia fra le rispettive band nel ricordo di Lemmy, la stessa forza che unisce i Saxon con i propri roadies celebrati in chiusura con "Roadie's Song", ispirata alle sonorità di "Denim And Leather".

"Thunderbolt" è il risultato del lavoro svolto in console dal grande Andy Sneap, senz'altro più abile nel conciliare modernità e tradizione rispetto al pur bravo Charlie Bauerfiend, che aveva finito per affogare la band sotto una muro di sonorità power teutoniche. E' grazie al chitarrista degli Hell che possiamo apprezzare il sopraffino lavoro di chitarre del duo Quinn/Scarratt, mai così in evidenza fra assoli, armonizzazioni e chitarre gemelle degne dei migliori Iron Maiden, e le ispirate soluzioni armoniche di un Biff per cui il concetto di tempo sembra davvero essere relativo. Per trovare un disco dei Saxon ispirato ai livelli di "Thunderbolt" occorre tornare parecchio indietro nel tempo, forse fino a "Killing Ground" e "Unleash The Beast", e questo già dice molto. Per chi pensa che fare dischi sia ormai superfluo è senz'altro una lezione da tenere presente.




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