Furor Gallico (Davide Cicalese, Gabriel Consiglio, Becky)

Dieci anni di attività e tanta voglia di crescere e sperimentare per i nostrani eternamente giovani paladini del folk celtic metal, i Furor Gallico. La band torna sulle scene con un nuovo lavoro dal sapore affascinante e antico, "Dusk Of The Ages". 

Articolo a cura di Cristina Cannata - Pubblicata in data: 25/03/19
Ciao ragazzi, ben ritrovati sulle pagine di SpazioRock.it! Noi siamo particolarmente affezionati ai Furor Gallico, è sempre un piacere parlare con voi. Come state? 

Davide: Tutto bene, siamo molto carichi per stasera.Tornare sul palco dopo cinque o sei mesi, a spanne non ricordo, è una bella emozione a prescindere. Il palco è la nostra vera casa, starne lontano ci manca a prescindere. Tanto in più in questa occasione che stiamo portando il nostro nuovo disco, l'emozione ovviamente aumenta, aumenta l'adrenalina, aumenta la figata di tornare sul palco. 

E infatti il concerto di questa sera al Legend qui a Milano è un concerto molto importante perchè presenterete per la prima volta il vostro ultimo lavoro "Dusk Of The Ages". Siete carichi? 

Davide: Siamo molto carichi!

Gabriel: Pieno di farmaci per l'influenza, ma carico. Non sarà l'influenza a fermarci! 

Ecco tra l'altro questa è la prima data di un tour promozionale che vi vedrà in giro per l'Italia tra marzo e aprile...

Davide: Sì, torneremo quasi in tutta Italia, come nostra abitudine. Ancona, Roma, Firenze...tante tappe. Saremo felicissimi di salutare vecchi amici che andremo a incontrare. Tra l'altro faremo anche una data a Parigi, a fine mese, sarà la seconda data di presentazione di questo disco... se vogliamo il "release party europeo" al Cernunnos Fest dove avremo il piacere di ritornare. 

A caldo, quale canzone del nuovo album non vedete l'ora di suonare e quale invece "temete"?

Davide: Gabri sicuramente "The Gates of Annwn"!

Gabriel: Ma no, tutte...Poi quella è l'ultima, dovrò aspettare (ride, nrd.). Siamo soddisfatti davvero di tutto l'album, dall'inizio alla fine. Non abbiamo voluto mettere dei rimpitivi...
 
Becky: Tutte le canzoni sono state veramente vissute al mille per mille in fase di scrittura, di composizione e di registrazione quindi per noi tutte le canzoni sono davvero dei parti a sè...
 
Davide: I nostri bambini!
 
Gabriel: Nonostante abbiamo cercato di rendere omogeneo tutto il disco, penso che ogni brano abbia le sue sfaccettature. Ci sono emozioni diverse in ogni canzone. 

Bene allora parliamo di questa ultima fatica, fresca fresca di release, dieci giorni circa se non sbaglio. Siete soddisfatti dei feedback finora ricevuti dalla critica e dai fan? 

Davide: Siamo più che soddisfatti. Le recensioni sono state tante e sono state in gran maggioranza, se non tutte, positive. Positive di tanto. E' stato difficile trovare recensioni in cui abbiamo preso la sufficienza. La maggior parte delle recensioni ci facevano dei grandi complimenti per diversi motivi, più o meno condivisibili. Sempre grossi complimenti. Noi siamo contenti di tutti questi complimenti perchè tutta la fatica, tutto il sudore che ci abbiamo messo è stato in qualche modo pagato con questo feedback giornalistico. Per quanto riguarda quello del pubblico invece si deve chiaramente aspettare un pochino perchè le vendite finora sono andate bene, lo shop del nostro sito idem... e questo è stato -passami il termine- "impegnativo" perchè poi le spedizioni le abbiamo gestite noi... 
 
Gabriel: No dai questo non scriverlo (ride, ndr.)

Davide: Ma no dai, in realtà è positivo perchè vuol dire che abbiamo un diretto contatto con i nostri fan per quanto riguarda l'acquisto del disco o delle magliette che sono già disponibili. 
Per quel che riguarda il feedback del pubblico, ne potremmo riparlare a fine tour. Magari ci potremmo rivedere...

Ok segnata intervista a fine tour!

Davide: Esatto, e parleremo di questo. 

"Dusk Of The Ages" ha avuto un periodo di gestazione io direi "giustamente" lungo. Son passati quattro anni dal vostro ultimo album. Vi siete presi il vostro tempo per creare quello che avevate in mente, non siete stati frettolosi...

Gabriel: Sì ci siamo presi il tempo che serviva. Tutto nasce comunque anche da un grosso cambio di formazione che c'è stato dopo "Sounds From The Earth", quindi anche il tempo fisiologico della stabilizzazione della formazione. Dopo di chè, io e Becky abbiamo iniziato a buttare giù idee, ad unire le sue melodie celtiche al mio riff più tendente al melodic death metal rispetto al passato e dopo di chè, buttate giù le prime bozze, abbiamo iniziato a lavorare tutti insieme e abbiam cercato di non lasciare nulla al caso. Abbiamo visto e rivisto le nostre idee per poi farle vedere al co-produttore del disco che è stato Ralph Salati dei Destrage,  il disco è stato di fatto co-prodotto da me e lui. Abbiamo dedicato molto tempo ad ogni passaggio. Una mia personale osservazione è che nel mercato moderno ormai c'è la tendenza da parte delle band ad uscire per forza con un disco ogni anno e mezzo o due. Io mi ricordo che fino a 15 anni fa non era così: se una band ci metteva anche 4 anni a fare un disco era una cosa normale. Adesso purtroppo non lo è più, ma visto che per noi era una rivoluzione, piuttosto che arrivare frettolosamente con un prodotto, ci siam detti "Ok, prendiamoci il nostro tempo per fare un prodotto che sia il più completo possibile e che ci soddisfi al 100%". E dal feedback che abbiamo avuto finora, anche se è presto, sembra che la stampa e i fan abbiamo recepito quello che volevamo fare....

furor_gallico_int2Ecco appunto, parlavi del contributo di Ralph, chitarra dei Destrage, una band concettualmente lontana dal vostro sound...

Gabriel: Sì, diciamo che io stesso sono entrato nei Furor Gallico grazie a Ralph. Ci sono stati un po' di giri. Io e lui siamo ottimi amici e lavoriamo spesso insieme su diversi progetti musicali. Io gli ho fatto sentire le nostre prime idee e lui pensava che fossero interessanti, anche rispetto al passato che comunque apprezzava, ma qui vedeva quel qualcosa in più. Al chè, abbiamo deciso di collaborare insieme. Lui sicuramente ci ha aiutato a rendere tutto più omogeneo. Noi siamo molto lontani dai Destrage, ma poi si parla sempre di metal...

Becky: Qualche idea di arrangiamento è stata sua...

Gabriel: Sì anche. Se non ci fosse stato lui il disco non sarebbe stato così.

Davide: Sì poi parliamoci chiaro i Furor Gallico da sempre si sono distinti proprio perchè all'interno della band ognuno ascolta cose diverse. Ovviamente ci sono dei punti in comune. Ma essendo che già ci sono dei punti di partenza a livello di ascolti diversi tra di noi chiamare una persona in più che suona tutt'altro è stato senza dubbio un valore aggiunto. Un occhio esterno. 

E poi in realtà ci sono state diverse teste importanti che hanno messo mano a "Dusk Of The Ages". Tommy Vetterli produttore degli Eluveitie, che ha lavorato anche con i Kreator, e Jens Bogren che ha invece lavorato con Opeth e Amon Amarth tra gli altri...

Gabriel: Quando io e Ralph abbiamo finito di arrangiare ci siamo detti "Questo disco dovrebbe essere mixato da Vetterli e masterizzato da Bogren" e così è stato. Li abbiamo contattati e arrivare a loro è stato una figata....

Qual è la lezione che vi siete portati a casa dalla collaborazione con questi professionisti? 

Gabriel: Beh sicuramente il fatto che lavorare con professionisti del genere ti porta davvero su un altro pianeta. Noi siam abituati a lavorare tra di noi, con i nostri tempi, poi arrivi da loro e bam, subito. Capiscono quello che vuoi e te lo danno subito. Sicuramente grazie anche a loro la produzione è stata ottima. 

A livello concettuale "Dusk Of The Ages" può essere definito una specie di concept album dal profumo apocalittico con questo ritorno alla terra, alle cose più semplici. Da dove vi è venuta questa idea? Quali sono state le fonti di ispirazione? 

Becky: Beh diciamo che in fase anche di scrittura, di messa a sistema di tutte le idee, abbiamo pensato subito anche collegandoci all'ispirazione celtica che è sempre stata uno dei punti fondamentali dei Furor Gallico, di ispirarci agli elementi. Quindi nel nostro album ci sono dei pezzi che sono chiaramente ispirati al fuoco come "The Phoenix", ispirati all'acqua come "Waterstrings" o "Canto d'Inverno", all'aria "Nebbia della mia Terra". Sicuramente il richiamo agli elementi che bene o male abbiamo cercato di riprendere in tutti i pezzi. L'album si intitola "Dusk Of The Ages" perchè in effetti ha questo tono un po' apocalittico. Il nome è stato scelto, al di là del fatto che sia il titolo di uno dei pezzi, anche per il fatto che il nostro tempo è come se fosse al crepuscolo di tutte le ere, è un tempo molto incerto sia per il pianeta che per l'umanità. Siamo probabilmente davvero in un momento di cambiamento, siamo al crepuscolo di un cambiamento epocale. Ed è uno di quei temi che abbiamo un po' voluto rendere all'interno dell'album. "Dusk Of The Ages" non è un vero e proprio concept album perchè non c'è una storia, diciamo che c'è un filo conduttore legato agli elementi. 
 
 
furorgallicoint 

Dai, domanda a caso: qual è il vostro concept album preferito? 
 
Davide: "Darwin", Bando del Mutuo Soccorso.

Gabriel: Beh da parte mia i Pain Of Salvation... Ok che i Pain Of Salvation hanno fatto tutti concept album, ma direi "The Element" e poi, ovviamente "Metropolis Pt.2" dei Dream Theater...

Becky: Quello anch'io... e mi piaceva anche "Cruelty and The Beast" dei Cradle Of Filth. 

Davide: "Viaggio senza vento" dei Timoria...

Un'altra cosa che volevo dirvi è che rispetto ai vostri lavori precedenti in questo album ho avvertito che avete effettivamente cercato una progressione, una evoluzione dello stile: ci sono un bel po' di chitarre, un sapore più hard rock, dei passaggi prog...

Gabriel: Personalmente l'idea era quella di mantenere quel che i Furor Gallico erano già, che era una figata di per sè, e aggiungere le sfumature le sfumature che piacciono a me, il death metal svedese. E poi ovviamente del progressive... che diciamolo, piace a tutti...

Davide: Sì poi è stata una cosa anche abbastanza normale, naturale. Tutto quello che ascoltiamo è condiviso, salvo le differenze che dicevo prima. Però direi che è normale che dopo dieci anni di attività, perchè stiamo parlando di dieci anni di attività... scherzavo anche con Gary dei Node, che lui era la vecchia scuola ed io la nuova sei anni fa. Oggi forse stiamo entrando noi nella vecchia scuola, se ci pensi. Ma al di là di questo, direi che è normale dopo diversi anni cercare di crescere quanto più possibile e lo fai con tutti i mezzi che hai a disposizione. Quando Gabri è entrato in formazione, era entrato quasi per "scherzo", nel senso che ci mancava un chitarrista, ho chiamato Ralph per chiedere una sostituzione e lui mi fa "Nono, ti mando un mio amico", ed ecco qui Gabri. E con il tempo abbiamo adorato quello che fa Gabri, quello che faceva sul palco, come interpretava i brani vecchi e le idee che ci ha portato. Anche perchè poi l'evoluzione nasce da qui: "Ehi ho questa idea, ti piace?", "Si mandala a tutti". E tutti abbiamo apprezzato davvero quello che ha fatto lui e trovato naturale prendere le melodie di Becky e l'idea chitarristica di Gabri. Ed ecco che è venuto fuori "Dusk Of The Ages". Mi ci metto anche io con la voce, molte cose che ho fatto io sono state poi modificate e lavorate insieme per raggiungere il risultato. Il nostro obiettivo era quello di crescere. Poi non è l'obiettivo di fare quel disco lì, ma l'obiettivo è diventare più grandi. Io e Becky abbiamo messo l'esperienza sui palchi e l'esperienza con i Furor Gallico, Gabri ha messo la sua esperienza da professionista dello strumento, e insieme abbiamo creato qualcosa che ci ha portati a crescere, ma in maniera del tutto naturale. Se non fosse così, sarebbe un problema, in generale, non solo per noi. 

Qual è la vostra canzone preferita dell'album? 

Davide: Io voto "Canto d'Inverno" perchè quando la canto, tutto in pulito ed io sono un growler e mi piace di più il growl tradizionalmente... ma quando canto quella canzone tutto in pulito mi prende bene, mi emoziono, seriamente. L'altra canzone è "Gaze" e qui Gabri sarà compiaciuto perchè sono le due canzoni che ha scritto lui. Gaze al contrario è quella più cattiva, io adoro il death metal estremo quindi in quella canzone, e anche in "Phoenix", ritrovo quel sound e perciò sono i brani che mi entusiasmano di più. 

Gabriel: Sì anche per me direi. Son soddisfatto di tutto il disco personalmente, i due singoli "Phoenix" e "Waterstrings" secondo me sono molto belli però anche io direi "Canto d'Inverno" e "The Gates of Annwn" sia perchè a livello compositivo ci ho messo davvero tanto del mio sia perchè sono i due estremi dell'album. "Canto d'Inverno" è una ballad italiana con forte influenze celtiche e prog rock. Mentre "The Gates of Annwn" ha quasi la forma, di una suite, come l'hanno definita in molte recensioni. Anche se non la definirei proprio una suite, che secondo me è un'altra cosa. E' un buon connubio tra progressive, death e folk. 

Becky: La scelta è ardua perchè tante volte mi sono fatta questa domanda e non ho trovato una risposta univoca. In un certo senso mi aggancio a quanto ha detto Gabri adesso, in più mi piace "Waterstrings" come pezzo che ho ideato io sia la melodia sia il testo, quindi sono particolarmente legata per questo motivo. In realtà anche "Nebbia della mia Terra", che è un pezzo che noi avevamo in stand-by da un po' di tempo, già dal 2012, che abbiam voluto riprendere e siamo davvero contenti di come si sia inserita all'interno di questo album perchè in realtà, pur essendo un pezzo scritto tempo fa, siam riusciti a rivederlo e a renderlo attuale e amalgamato nell'album. Poi vabè "Canto d'Inverno" quando è inverno, quando nevica, mi viene subito in mente. 

Davide: Beh di questo passo la facciamo stasera e poi basta, che non so se nevica più, se ci va bene forse a Parigi... (ride, ndr.). 

Voi siete una delle poche band italiane  ad aver raggiunto un certo livello di successo, chiamamolo pure così. Avete una bella e consolidata fanbase, vai in giro e citi i Furor Gallico e la gente sa di cosa si parla. Cosa vuol dire, secondo voi, far musica in Italia oggi per una band come la vostra e come pensate siano cambiate ed evolute le logiche e le dinamiche nel panorama del business della musica italiana?

Davide: Allora noi non pecchiamo di finta modestia, quindi sì...il successo è un'altra cosa, ovviamente. Se dici successo penso ai Flashgod Apocalypse o ai Lacuna Coil. Però nel nostro piccolo possiamo dirlo no? Possiamo dire che il nostro piccolo successo l'abbiamo: se dopo dieci anni il locale è pieno, ci sarà un motivo. Da un lato è sicuramente merito nostro e del nostro lavoro, dall'altro lato vince il fatto che quel che diciamo e che abbiamo da dire arriva. Quindi è un gioco bilaterale: noi parliamo, diciamo quello che vogliamo comunicare, come vogliamo farlo, perchè evidentemente dall'altra parte ci sono delle persone che parlano la stessa nostra lingua. Il nostro successo è legato a chi ci segue, a chi si fa i chilometri da anni e a chi si compra il nostro disco da anni. Diciamo che in Italia parlare di successo è sempre stato un po' un terno al lotto perchè, parliamoci chiaro, soprattutto oggi con Internet o con il boom della trap, la musica è oggi in decadenza. Quello è un dato di fatto, è inutile che stiamo qui a raccontarcela. Nonostante questo noi, insieme ad altri, abbiamo avuto il nostro "successo". La parola "successo" per noi identifica quanto e in che modo riesci a comunicare con qualcuno, ed ognuno ha il suo successo, grande o piccolo che sia. Cosa vuol dire fare musica in Italia? Non lo so. Noi facciamo quello che vogliamo fare e come vogliamo farlo. 

Bene ragazzi, direi che è stata una bella chiacchierata. Grazie! Volete lasciare un messaggio ai nostri lettori e ai vostri fan? 

Davide: Grazie a tutti per aver letto quest'intervista e per averci dedicato questi minuti. Vi invitiamo ad ascoltare il disco, che se non volete comprarlo c'è su Spotify, però se lo comprate è meglio (ride, ndr.)!Ci vediamo in tour! 




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