Alpha Tiger (Peter Langforth)
A pochi giorni dall'uscita di "Alpha Tiger", prevista per il 25 Agosto, il talentuoso chitarrista della band omonima ci ha svelato i dettagli dell'album e non solo: dal desiderio di intraprendere un inedito percorso sonoro all'ingresso di un nuovo cantante, dalle proprie passioni musicali all'amicizia con Stephan "Heiko" Dietrich, nella speranza di ammirare presto dal vivo in Italia il promettente ensemble tedesco.
Articolo a cura di Giovanni Ausoni - Pubblicata in data: 22/08/17

Ciao Peter e benvenuto su SpazioRock. Come stai?

 

Molto bene e grazie mille per l'attenzione nei confronti degli Alpha Tiger.

 

Iniziamo dal punto in cui abbiamo lasciato gli Alpha Tiger. Nei vostri lavori precedenti era tangibile l'influenza del classico metal anni '80; ora invece il vostro sound è davvero molto stratificato. Pensi che l'identità della band sia in continua evoluzione?

 

Beh certo. Già "iDentity" si presentava come un lavoro in cui stavamo tentando di definire un'identità sonora meno legata al metal anni ‘80, con l'inserimento di elementi inediti e interessanti, e donando maggiore groove ai brani. Quando siamo entrati in studio per registrare "Alpha Tiger" abbiamo avvertito un feeling particolare, delle emozioni che abbiamo convogliato nel nuovo disco. Tutto ciò è stato molto positivo: nell'album trovano spazio temi quali la malinconia e la morte e come ogni nostro capitolo discografico sono sentimenti scaturiti da qualcosa di personale e da quello che osserviamo nel mondo. La spensieratezza relativa degli esordi e che si rifletteva nei pezzi ha lasciato spazio a qualcosa di più complesso e meno riconoscibile: penso sia un sinonimo di crescita globale e che non riguardi esclusivamente la musica.

 

"Alpha Tiger" è il vostro quarto LP e curiosamente ha un titolo omonimo. Indizio di un nuovo avvio?

 

In effetti è piuttosto inusuale che una band, giunta a tale punto della carriera, operi una scelta del genere: si tratta di un nuovo percorso rispetto al passato. Vogliamo che i nostri fan comprendano che il sound degli Alpha Tiger propone sempre nuove sorprese. È evidente che mi piace il suono degli anni '80, ma non abbiamo mai voluto semplicemente riprodurne lo stile; oggi è molto difficile trovare un indirizzo preciso e originale, ma penso che realizziamo dei progressi album dopo album. In ogni traccia ovviamente puoi ascoltare le nostre influenze, dagli Iron Maiden ai Queensryche; tuttavia la direzione intrapresa nell'ultimo full-lenght fortunatamente non è chiara, anzi direi piuttosto flessibile. Così abbiamo mescolato i vari ascendenti musicali allo stile tipico degli Alpha Tiger e questo è stato molto importante per me. Inoltre, volevamo che i pezzi avessero l'impatto del live e credo che siamo riusciti nell'intento.

 

Gli effetti spaziali di "Road To Vega", l'energia di "Comatose" e la natura psichedelica di alcuni sprazzi strumentali mostrano la qualità e la varietà del sound targato Alpha Tiger. La band è in procinto di superare gli steccati del tipico heavy/power metal?

 

Assolutamente sì e proprio in virtù di quello di cui ti parlavo, è giusto per una giovane band non fossilizzarsi su regole precise o operare dei calchi. Ogni canzone presenta storie diverse e storie diverse suscitano un sound in grado di provocare emozioni multiformi. I primi album erano legati allo speed metal anche dal punto di vista lirico, ora invece il disco, pur non essendo un concept, può essere ascoltato come un'opera unitaria, scandita da momenti eterogenei sia dal punto di vista dei generi che da quello delle tematiche. Un viaggio verso una stella non può che essere riprodotta con un sound cosmico, "Comatose" ha la tipica energia heavy metal combinata con aspetti e vibrazioni moderne, altre certo risultano espanse e direi riflessive; del resto non ho mai amato molto scrivere brani di breve durata e in "Alpha Tiger" il songwriting ha beneficiato di una certa libertà in questo senso. Le composizioni hanno assunto un ritmo sì dinamico, ma che non rifiutano momenti che, perché no, possiamo anche catalogare come psichedelici.

 

Come sono nate "The Devil's Town" e "My Dear Old Friend?" Entrambi i brani sembrano provenire dagli anni Settanta. Sei d'accordo?

 

Sì certo, il nostro sguardo travalica gli anni '80: le possibilità offerte dagli anni Settanta non erano state esplorate nella loro interezza. Avevamo intenzione di allargare le nostre influenze, amplificare il ventaglio delle soluzioni, altrimenti avremmo rischiato solamente di ripetere "Beneath The Surface" o "iDentity". Ogni nuovo lavoro è una pagina vuota per me. Non mi aspetto niente, voglio solo che venga costruito un disco se possibile migliore del precedente. Ogni canzone proviene da una sensazione e racconta la propria storia. La maggior parte di esse sono legate alla mia vita. Quando comincio a scrivere una canzone non so verso quale direzione si svilupperà. A volte inizia con un semplice riff, a volte con una melodia o una linea vocale, ma può sempre trasformarsi in qualcosa di completamente diverso. Per questo disco volevo sì dare a ogni canzone qualcosa di speciale che la separasse dalle altre, ma allo stesso tempo desideravo che fossero tra loro coese. Credo che tutti questi nuovi elementi si armonizzino bene con il nostro vecchio sound heavy. Non sono ripetitivo se dico che le canzoni hanno una lunghezza in grado di allargare il nostro spettro musicale: già all'inizio eravamo accusati di scrivere canzoni troppo lunghe, ma non mi interessa. E se ascolti "If The Sun Refused To Shine" e soprattutto "Aurora" ti accorgi come i seventies, e in particolare un certo rock di impronta melodica, siano penetrati nella struttura dell'album.

 

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È molto chiaro che dal punto di vista lirico vi concentrate su questioni serie, quindi suppongo che siate molto attenti a trasmettere i messaggi attraverso la vostra musica. Qual è quello più importante del nuovo album?

 

Non c'è un messaggio preciso. I testi sono molto importanti per me. Ho scritto tutte le liriche e sono molto interessato alle questioni politiche, alle storie di cospirazione e a tutti i problemi che attanagliano il mondo e che rischiano di condurlo alla rovina. Ho voluto scrivere molto in passato su questi aspetti: non potevo elaborare testi di fantasia su guerre o miti epici, insomma roba stile Manowar per capirci. Mi piace scrivere su argomenti seri e questo è molto importante per me come lo è mettere alcune delle proprie esperienze nelle nostre canzoni cercando di suscitare emozioni di varia natura. In particolare "Alpha Tiger" è per certi versi dedicato al mio caro amico Stephen (Stephen "Heiko" Dietrich, ndr.) , che ha lasciato la band per motivazioni personali e a cui sono legato da vincoli di profondo affetto: ciò che ho vissuto nel distacco, i problemi affrontati anche per mandare avanti il gruppo, ecco sono elementi che si possono ritrovare sparsi qua e là nelle pieghe del disco.

 

L'artwork è piuttosto differente rispetto al passato. C'è una ragione particolare dietro tale cambiamento?

 

È stato un po' come per il titolo: le nostre cover precedenti si riferivano all'immaginario anni '80 e desideravamo che al cambiamento del sound corrispondesse anche un mutamento nell'immagine. Penso che l'artwork riassuma bene i temi dell'album: la caducità, la tristezza, un caleidoscopio di suggestioni difficili da descrivere in fin dei conti.

 

Come è stato lavorare con il nuovo cantante, Benjamin Jaino? È stato per lui facile integrarsi con il resto della band?

 

Quando è arrivato era molto giovane, aveva appena una ventina d'anni ma ci ha dato un'energia positiva incredibile. Non era facile sostituire Stephen sotto tutti i punti di vista, ma Benjamin si è inserito splendidamente: aveva già cinquanta concerti con noi quando abbiamo iniziato a lavorare al nuovo album. Quindi sapevamo cosa fare per rendere il nuovo materiale adatto alla sua voce: una sorta di sfida che l'intera band ha affrontato e vinto, mentre l'impegno di Benjamin è stato notevole. Lui si identifica totalmente con gli Alpha Tiger e ci ha consegnato una performance impressionante in studio. Le linee vocali sono colme di emozioni, letteralmente è il suo cuore che urla: davvero una grande risorsa per noi.

 

Il disco è stato registrato in analogico. Una scelta vintage?

 

Direi di sì: abbiamo scelto questo tipo di registrazione perché ci interessava almeno provare a riproporre quel tipo di sound che ascoltiamo, che poi è il sound di riferimento principale del gruppo per il nuovo album, ovvero la musica anni '70. E l'analogico era il mezzo migliore per raggiungere l'obiettivo, con i suoi pro e i suoi contro. Incidere in analogico è molto più difficile perché non ammette molto margine di errore. L'album è stato registrato e mixato da Richard Behrens, i musicisti ospiti sono stati l'organista Johannes Walenta e le band di Berlino Street Hawk e Space Chaser che hanno partecipato, come voce del coro, su "My Dear Old Friend" e "Singularity". Era sempre stato il mio sogno poter produrre un disco totalmente in analogico. Avevamo provato prima il materiale e poi abbiamo registrato tutti i brani di base praticamente in diretta. In questo modo, abbiamo ottenuto un disco di cui siamo tutti completamente soddisfatti, onesto e realizzato artigianalmente nel vero senso della parola. E' una registrazione con dei momenti un po' più rozzi rispetto al digitale, che sicuramente con il digitale avremmo potuto correggere, però è quello che volevamo. Il risultato ci è piaciuto e penso sarà gradito anche ai nostri fan.

 

La tua passione per la musica, e il metal in particolare, immagino ti abbia accompagnato sin dall'infanzia. C'è qualche evento o ricordo che desideri condividere con noi?

 

Quando ho iniziato a suonare la chitarra sono stato ossessionato dai grandi gruppi come MetallicaSabbathMegadethAnthraxSlayer, Iron Maiden, ma più tardi sono andato più in profondità nella scena metal e ho scoperto ottime band come Crimson Glory, RiotFates Warning, Sanctuary. Allo stesso tempo ho sempre coltivato la passione per artisti quali Bruce Springsteen, Neil Young, Bob Seger, Simon & Garfunkel o Terry Reid: sono in grado di scrivere testi e canzoni impressionanti capaci di smuovere l'interiorità delle persone. Ne sono stato davvero molto influenzato, anche perché per me la musica è una vera e propria terapia, un mezzo per guardarmi dentro e riflettere. La vera svolta però è arrivata in realtà durante gli anni universitari, quando ho scoperto il country ed è stato poi il genere che mi ha dato una spinta decisiva per intraprendere seriamente la carriera del musicista. Tra l'altro il video uscito pochi giorni fa a supporto di "Comatose" è un affettuoso omaggio proprio a quel mondo cantato da Lynyrd Skynyrd, Alabama, Marshall Tucker Band, Levon Helm.

 

Torniamo al presente... Avete progettato un tour in Europa? Toccherete anche l'Italia?

 

Certo, stiamo organizzando un tour a supporto dell'album: per ora fino a dicembre avremo date solo in Germania. Tra l'altro in Germania c'è una forte attenzione per l'Heavy Metal, sono numerose le band ed è una scena molto fertile da questo punto di vista; abbiamo riscontrato sempre un grande seguito e contiamo sulla conferma dell'entusiasmo nei nostri confronti anche per i prossimi mesi. Per quanto concerne, l'Italia contiamo di venire al più presto: un paio di anni fa suonammo a Bosco Marengo ed è ancora viva in me la contagiosa eccitazione durante il concerto. Amo davvero molto il vostro paese e spero che "Alpha Tiger" possa essere benaccetto anche dai fan italiani.

 

Prima di salutarci, vorresti lasciare un messaggio ai tuoi fan italiani e ai nostri lettori? Grazie!

 

Beh, mi auguro di rivederci tutti on stage e ringrazio SpazioRock per lo spazio concessomi. Stay rock!




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