L'ultimo saluto a Vinnie Paul
Il batterista dalle bacchette incandescenti


Articolo a cura di Giovanni Ausoni - Pubblicata in data: 23/06/18

Possiamo affermare, senza troppe circonlocuzioni superflue, che la morte di Vincent "Vinnie" Paul Abbott mette definitivamente la parola fine ai Pantera: fondatore del favoloso act di Arlington con il fratello minore Darrell "Dimebag" Lance, tragicamente scomparso nel dicembre di quattordici anni fa, il batterista di Dallas, pur non amando eccessivamente le lusinghe dei riflettori, ha rappresentato il motore ritmico e l'anima del gruppo, contribuendo in modo decisivo all'ingresso trionfale dei nostri nel gotha dell'heavy metal mondiale.  

 

Nato nel 1964, Vinnie entrò presto nel mondo delle note e degli accordi, sin dalla tenera età: era soltanto un ragazzino quando il padre Jerry, proprietario di uno studio di registrazione a Pantego, lo iscrisse all'orchestrina della scuola. Il direttore si assumeva il compito di assegnare gli strumenti agli studenti: stranamente, non vide nel giovane un potenziale percussionista, affidandogli invece la tuba. Sebbene Paul fosse entusiasta dell'ottone, il genitore lo convinse a cambiare, regalando a lui e al fratello Darrell una batteria. E in effetti Jerry non si sbagliava. L'affinità di Vincent con l'inedito attrezzo non fu immediata, dal momento che, in realtà, non sapeva in quale  maniera raccapezzarsi con un kit così particolare e complesso. L'incertezza però non durò a lungo: dopo un paio di giorni sentiva già che una forte relazione lo legava ai piatti e ai tom. Per i successivi ventiquattro mesi si concentrò sul rullante: rudimenti vari e tecnica della mano. Si divertiva da matti e gli piaceva davvero. Il fatto che sviluppasse le proprie abilità molto velocemente fu la motivazione che convinse Darrell, infastidito dai rapidi progressi del fratello, a imbracciare la chitarra. Quindi, in sostanza, tra i tanti meriti di Vinnie, possiamo certamente ascrivergli anche quello di aver spinto il futuro "Dimebag", obtorto collo, a grattugiare la sei corde. Darrel, inoltre, soleva mettere il trucco di Ace Frehley dei Kiss e posizionarsi di fronte a uno specchio, nel tentativo di imitare le gesta e carpire i segreti dell'idolatrato The Spaceman. Al pari della maggior parte dei fratelli maggiori, Vincent canzonava il comportamento del guitar hero in erba: ciò provocò all'istante una replica dell'ambizioso Lance, che trascorse le successive sei settimane chiuso in una stanza imparando a strimpellare "Smoke On The Water" dei Deep Purple. Di lì a poco il brano costituì l'inaugurale jam session degli Abbott.

 

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Il loro rapporto divenne ancora più stretto quando nel 1981 diedero origine ai Pantera. Dopo una serie di cambi nella line-up, Rex Brown sostituì Tommy Bradford al basso, con Terry Glaze piazzato dietro al microfono. Significativa la storia che univa Vinnie e Rex: si erano conosciuti nella band jazz del liceo, ma non erano interessati al genere, quindi quasi sempre abbandonavano subito le prove per baloccarsi con "2112" (1976) dei Rush. Paul poi venne effettivamente espulso dall'ensemble scolastico perché non riusciva a controllare la furia dietro le pelli; tuttavia il jazz gli fu utile per iniziare a incorporare idee e concetti diversi nelle modalità esecutive, uniche e irripetibili nel mescere perizia e rumore. Intanto nel 1987 l'ingresso di Phil Anselmo segnò il momento decisivo per il successo: trasformatisi da combo glam rock a formazione di stampo metal, i Pantera misero a segno una sequela di lavori fondamentali per la reinvenzione del thrash, soprattutto il tandem composto da "Cowboys From Hell" (1990) e "Vulgar Display Of Power" (1992). A seguito di uno scioglimento doloroso per cause mai chiarite completamente, gli Abbott si lanciarono nell'avventura Damageplan: una breve parentesi, spezzata dalla scomparsa di "Dimebag". Una volta superato faticosamente il dramma, Paul avviò un'etichetta discografica, la Bin Vin Records, tornando in pista insieme al supergruppo degli Hellyeah, con cui stava registrando il sesto album in studio. 

 

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Dal punto di vista tecnico, Vinnie risultava stupefacente nell'abbinare intensità e competenza. Il drumming del texano, imperniato in gran parte sull'utilizzo della doppia cassa, si ispirava originariamente a interpreti che rispondevano ai nomi di Tommy Aldridge e Alex Van Halen, con i quali condivideva la consuetudine di portare il tempo con il piede sinistro, inserendo il destro sul levare di ogni movimento. Prendendo in esame pezzi della veemenza di "Becoming", la bravura di Paul risiedeva nel riuscire a inserire dei colpi, singoli o doppi, con precisione e velocità. Un altro elemento caratterizzante riguardava lo sviluppo dei paradiddle: dai groove della strofa di "New Level" agli articolati pattern che sostengono l'assolo del brano, dal ritmo afro basato sulla duplice diteggiatura che troviamo in "Slaughtered" sino ai tappeti di double bass drum in sedicesimi ove la mano che porta il ritmo aggiunge un ostinato in ottavi. Accenti sul timpano e sull'hihat remoto dunque, il massimo per chi si nutre di proteiche fonti heavy, stile che Vinnie Paul è stato in grado di plasmare e condurre ai vertici grazie a una passione viscerale e profonda per la musica.

 

Si spengono mestamente le bacchette in fiamme: Vinnie Paul si iscrive nel ristretto novero dei fuoriclasse leggendari, e forse le torride jam session di "Smoke On The Water" in compagnia di "Dimebag" continueranno a propagarsi come marosi incendiari negli universi oltremondani dell'immortalità artistica.

 




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