Iniziai a mormorare una melodia e la suonammo ancora e ancora. Poi subentrò Axl.
“Take me down to the Paradise City...”
Continuai a suonare e sputai fuori qualche parola.
“Where the grass is green and the girls are pretty!” Mi sembravano assolutamente gay, ma le cantai lo stesso.
470 pagine di splendide foto e memorie per raccontarsi sinceramente e senza pretese.
Questo il taglio dell'autobiografia di Slash scaturita dal desiderio di mettere un bel pezzo della mia carriera a riposo, prima di iniziarne la seconda parte. La stesura di “Slash” ha infatti coinciso temporalmente con l'uscita del secondo disco dei Velvet Revolver che seguirono alla rottura coi Guns N' Roses. Coautore del testo (pubblicato da BD Edizioni) lo scrittore Anthony Bozza, già artefice della biografia di Tommy Lee, ovvero uno dei molti nomi celebri che popolano i ricordi del chitarrista rock per antonomasia. Ebbene si, si tratta di “semplici” ricordi snocciolati a partire dall'infanzia per concludersi al profondo cambiamento conseguenza della paternità. E nel mezzo? Tutto. Ma non quel tutto che ci si può aspettare dalla più classica delle cronache della vita di una rock star di tale calibro. Manca qualcosa. E quel qualcosa è la passione per il vizio che ad esempio la fa da padrone nella biografia di Vince Neil (cantante dei pluricitati Mötley Crüe). In “Slash”, manca infatti la malizia quando racconta dell'incredibile sesso a tre e la nostalgia per le notti trascorse a folleggiare. Se ve ne state chiedendo la ragione, questa vi è immediatamente fornita nella prefazione: a trentacinque anni un chirurgo mi aveva installato nel cuore un defibrillatore cardiaco.
“Slash” parte come il racconto lucido del figlio di una coppia di artisti liberali e controcorrente per diventare il monologo di un'artista eroinomane e alcolizzato che si scopre dipendente dalle droghe per caso, in occasione delle sue prime crisi di astinenza. E' il racconto di chi è nato, cresciuto e “maturato” a suon di Aerosmith, The Beatles e assoli, di chi rubava dischi, radio e spartiti per sentirsi parte di quella dimensione che tanto lo affascinava.
Non riuscivo a pensare a niente di meglio del sesso... almeno fino a quando non iniziai a suonare. (…) Aver trovato una chitarra era come aver trovato me stesso. Ribelle ma riflessivo, introverso ma appassionato, fino al midollo, di quel mondo di cui, da spettatore, si ritrova a essere protagonista indiscusso.
Eppure non si tratta dell'entusiasta descrizione di un dorato luna park dello sballo bensì della cruda, e a tratti inevitabilmente amara, cronaca delle montagne russe in cui si trova intrappolato un tossico nel ciclico susseguirsi di disintossicazioni e ricadute. Nella mia vita ho sperimentato alti e bassi, surfandoci sopra fino alle estreme conseguenze. Il problema è quando si manifestano in rapida successione, mescolandosi. E' alienante.
Altro non ci si può aspettare da chi, prima di sfondare non aveva un lavoro e viveva in un garage decorato col vomito, attraente quanto la cella di un carcere sudamericano per poi ritrovarsi a suonare su palchi ancora più grandi e impressionanti di quelli dove da bambino aveva visto esibirsi i propri idoli. Qualcuno che era cresciuto avendo per casa David Bowie, in qualità di nuovo compagno della madre divorziata, e ha “investito” quasi tutti i 7.500 dollari dell'anticipo del suo primo contratto in eroina.
Non acquistate questo libro esclusivamente per scovarvi chissà quali inediti retroscena sui Guns N' Roses bensì fatelo se desiderate scoprire chi si cela realmente sotto a cilindro e riccioli incolti. Intendiamoci, non mancano aneddoti divertenti sugli anni condivisi con Axl & soci ma non è quello il nocciolo della questione. Il fulcro sta nel rapporto di Slash con se stesso, qualcuno che di sé scrive: quando non so che fare con me stesso, divento la persona più auto distruttiva che conosca. E di soggetti anomali ne conosceva, primo su tutti ovviamente quell'Axl con cui ammette di non parlare di persona dal '96. E pensare che era proprio lo stesso ragazzaccio coi capelli rossi che aveva vissuto nel suo seminterrato finché non ne aveva mandato a fanculo la nonna per averlo sloggiato dal divano all'orario in cui iniziavano le sue soap-opera. Lo stesso Axl con cui la band era sempre ad un passo dal disintegrarsi, colui che, come riportato a pag. 165, aveva buttato giù il testo di “Sweet Child o' Mine” rinchiuso nella sua stanza, al piano di sopra, ad ascoltare gli altri suonare attraverso il pavimento. Anni di litigi, colpi di testa e incomprensioni per arrivare infine all'epilogo noto a tutti. A seguire la difficoltà del riscoprire la propria identità musicale al di fuori dei Guns, le collaborazioni internazionali e i primi passi con i Velvet Revolver.
470 pagine di circoli viziosi (e di deliri allucinati) di chi, umanamente incapace di gestire il realizzarsi del più grande dei sogni si è bruciato, perso, maledetto e ritrovato da sé.
Slash: la mia vita per una chitarra
Ascesa, collasso e nuovo splendore di una stella: ecco il nuovo libro di Edizioni BD
Articolo a cura di Costanza Colombo - Pubblicata in data: 20/01/14
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