Venom - Metallo Nero - 1979-1982
Un'accurata analisi (e un'intervista all'autore) di un libro che traccia un interessante profilo del metal più oscuro, dalla nascita dei Venom in poi


Articolo a cura di Gaetano Loffredo - Pubblicata in data: 16/06/15

Se dopo aver letto l'incredibile indagine curata da Michael Moynihan e Didrik Søderlind col libro best seller "Lords Of Chaos - La Storia Insanguinata del Metal Satanico" vi è rimasta la curiosità di approfondire i tanti nomi citati al suo interno, Metallo Nero può fare sicuramente al caso vostro, perché Venom è uno di quei nomi. Tra i tanti bravi autori di casa nostra c'è questo Andrea Valentini, al terzo libro con Tsunami Edizioni, che analizza le imprese degli alfieri del Black Metal raccontandone le gesta di un periodo storico a cavallo tra gli anni settanta e ottanta: quelli di "Welcome to Hell" e di "Black Metal", due dischi che il mondo del metal estremo ritiene seminali. Valentini non si limita a tracciare solamente un profilo biografico dalla nascita dei Venom in poi, ma svilupperà e pubblicherà una serie di interviste con altrettanti personaggi pertinenti al genere e al gruppo trattati (tra cui Abaddon, uno dei membri storici), dividendo di netto e in due parti il libro. E a proposito di interviste, abbiamo raggiunto l'autore per farci raccontare qualcosa di più sul suo interessante lavoro biografico.

 

Ciao Andrea. I Venom hanno influenzato migliaia di gruppi che sono venuti dopo di loro. I Metallica, gli Slayer i Sepultura, tutti ne parlano come influenza primaria all'interno delle loro interviste/biografie. E' un riconoscimento meritato a tuo avviso, e perchè?

 

Direi proprio di sì. Meritato e innegabile. Piaccia o no, i Venom sono stati dei pionieri, hanno dato l'impulso determinante per creare una rottura nel mondo del metal, spingendo il pedale su fattori prima di loro considerati secondari o - addirittura - deleteri... la velocità, il caos e il satanismo/occultismo. Se ci pensi, quando il loro primo album uscì, era difficile trovare un termine di paragone, una band che potesse essere utilizzata come riferimento plausibile per descriverli. E leggendo le recensioni d'epoca lo si capisce in modo lampante. Sono stati degli iniziatori.

 

Hai deciso di dividere il tuo libro in due parti: una prima contenente UNA storia (non LA, come hai specificato) dei loro primissimi anni di carriera, e una seconda con le interviste e gli approfondimenti di personaggi influenti della scena che li celebrano. E' una scelta piuttosto originale, come mai ha deciso così?

 

È un format (passami il termine) che avevo già utilizzato - in piccolo - nel librettino dedicato a Kill ‘Em All dei Metallica e mi ero trovato bene. Non l'ho certamente inventato io, ma in effetti forse non è comunissimo da trovare. Diciamo che è una specie di rielaborazione e compromesso dello schema (che a me piace moltissimo, anzi è il mio preferito) del racconto orale alla Please Kill Me, per intenderci. Solo che strutturare un libro in quel modo occorre avere moltissimo materiale per ogni persona intervistata - e possibilmente materiale originale, non preso da altre fonti. Nell'impossibilità di imbarcarmi in simili imprese titaniche (interviste telefoniche, viaggi, corteggiamenti vari...), ho optato per lo split: prima la parte narrativa (anche se è ben infarcita di porzioni citate e spezzoni di interviste), poi quella più diretta, con le testimonianze di prima mano. Credo sia anche divertente il fatto di potere scegliere di leggere un'intervista completa e a sé stante, se uno ne ha voglia, semplicemente andando nella seconda parte del libro.

 

Non proprio simpatica la risposta che ti ha dato Varg Vikernes sull'argomento: te l'aspettavi?

 

Be', ti confesso che visto il personaggio mi aspettavo addirittura che non mi rispondesse del tutto. Invece ho apprezzato molto lo sforzo, anche se mi ha in pratica mandato a quel paese hehehehe... comunque sapevo della sua posizione nei riguardi dei Venom e sono andato a stuzzicarlo di proposito. Insomma: me la sono cercata, ma va bene così. Mi resta, comunque, il dubbio che la sua veemenza nel denigrare i Venom sia costruita e falsa. Stento a credere che un amante della musica estrema, negli anni Ottanta, non mai abbia ascoltato e apprezzato la band.

 

venommetallonerospeciale01Io sono tra coloro che hanno adorato il libro Lord of Chaos, una vera e propria indagine capolavoro. L'hai letto, che ne pensi?

 

L'ho letto eccome. Lo ho comprato diversi anni fa in lingua inglese, molto prima che gli amici di Tsunami lo traducessero in italiano. Diciamo che nel momento in cui uscì - era la seconda metà dei Novanta, credo il 1998 o giù di lì - ha avuto un valore enorme per il fatto di trattare un argomento scomodissimo e duro come quello. Certamente, poi, il libro ha le sue pecche e imprecisioni, ma quando lo ho avuto in mano lo ho divorato, tanti anni fa. Lo ho risfogliato mentre facevo ricerche per il libro sui Venom ed è comunque ancora una buona fonte di materiale. Ho letto che a Cannes hanno presentato il progetto di fare un film tratto da Lords of Chaos... ecco questa invece mi pare una pessima idea.

 

Pensi che il black metal norvegese e quello dei primi Venom, e qui vado oltre la musica, abbiano delle similitudini a livello di concetti oltre al fatto che si parli di "Satana"?

 

Temo di no. Se indaghiamo oltre il sound e il satanismo/occultismo, è palese che l'attitudine e la visione della vita sono profondamente diverse. In media quel black ha estremizzato (senza coglierene gli aspetti fortemente ironici e di sana provocazione) il lato "evil", quello del male e dell'oscurità. E così è arrivato il parossismo. Cronos, Abaddon e Mantas sono sempre stati dei veri inglesoni working class, a cui interessava bere, fare casino, andare a donne e divertirsi. Il demonio, Satana e i caproni erano l'equivalente di un trucco che si indossa su un set di film dell'orrore, per loro... e, dopo che sono finite le riprese, lo si leva. Cosa che invece non accadeva per gli elementi più noti ed estremi della scena che citi, che hanno elevato a stile di vita una negatività e un satanismo nati solo come riusictissimi espedienti di intrattenimento.

 

Qual è stata secondo te la band italiana che più si è avvicinata musicalmente a quei Venom?

 

I primi Schizo. E i Bulldozer del primo album, per certi versi.

 

I Venom odierni, a tuo avviso, hanno le carte in regola per garantire prestigio a quel pesante moniker senza Abaddon ma soprattutto senza Mantas?

 

Insomma... il loro ultimo disco non è malvagio, però penso che ormai da un bel po' di tempo - e lo dico pur avendoli amati alla follia negli anni Ottanta - sono diventati un marchio e non sono più la band che ha fatto storia. Sono più che dignitosi anche ora, ma i Venom (anche se Cronos sostiene il contrario) saranno solo e sempre Abaddon, Mantas e Cronos. Tutto il resto è tributo e/o mestiere.

 

Hai in cantiere un altro libro? Se si puoi anticiparmi qualcosa?

 

In questo momento no, ma ogni tanto mi viene qualche idea. A volte penso che mi piacerebbe fare qualcosa legato alla scena italiana, ma anche qualcosa di più vicino al punk e al rock'n'roll sotterraneo... ma per il momento sono solo spunti confusi. Magari l'estate porterà consiglio.

 

Chiudo con la domanda bruciapelo che hai sottoposto praticamente a tutti coloro che hai intervistato per il libro: "Welcome to Hell" o "Black Metal"? E perché?

 

Senza esitazione dico Black Metal. Semplicemente perché fu il primo che mi procurai, una trentina di anni fa abbondante. Su un quattordicenne ebbe un effetto devastante - nel senso buono - e mi è rimasto dentro.

 

Metallo Nero conferma che in Italia ci sono ottime penne in grado di scrivere e pubblicare libri di spessore senza doversi per forza rivolgere al pluripremiato autore straniero. Il libro dei Venom ha il suo incontestabile punto di forza nella prima parte, quella biografica che è scritta divinamente, meno avvincente la seconda invece, non tanto per la scelta di pubblicare una lunga serie di interviste quanto per l'assenza di nomi pesanti (tolti Abaddon e Vikernes) che avrebbero potuto aumentarne il prestigio. Resta inteso che si tratta di un acquisto consigliato, nella speranza che Valentini faccia presto chiarezza sul futuro e torni a lavorare su un nuovo capitolo bibliografico: il talento non va sprecato.




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