Libri - Brian "Head" Welch: "Salvami Da Me Stesso"
Come ho trovato Dio, lasciato i Korn, dato un calcio alle droghe e vissuto per raccontare la mia storia


Articolo a cura di Giovanni Ausoni - Pubblicata in data: 11/06/18

"Ero il chitarrista di una delle più grandi rock band del pianeta, guadagnavo un sacco di soldi e facevo concerti grandiosi in giro per il mondo, ma non ero altro che un miserabile".

 

Appena si finisce di divorare "Salvami Da Me Stesso" di Brian "Head" Welch (leggi qui l'intervista esclusiva), beh, non si può restare indifferenti a un'opera tanto intensa e avvincente. Scritto in realtà nel 2008 e pubblicato in italiano solamente da qualche mese dalla Chinaski Edizioni nella collana Voices, il libro, più che una biografia, costituisce un racconto sincero, e a tratti visionario, di un uomo in grado di elevare la Fede a scopo e guida principale della propria vita quando oramai la condotta autodistruttiva sembrava essere giunta a livelli irrecuperabili.

 

brianw_300Nella prima parte, ovvero "All'Inferno E Ritorno", vengono delineate le tappe di una crescita personale altalenante, tra la passione viscerale per il rock («La cosa che mi fece impazzire sul serio fu l'uscita dell'album "Back In Black" degli AC/DC. Quando l'ascoltai mi dissi: "Voglio essere proprio come Angus Young"»), adolescenziali tentazioni religiose («Gesù, per favore, entreresti nel mio cuore?" Sentii qualcosa. Avevo tredici anni; non capivo cosa stessi provando, ma avvertivo che qualcosa stava cambiando dentro di me»), genitori in terapia di coppia e precoci immersioni in taccheggi, fiumi di birra e inalazioni di marijuana («La cosa abbastanza strana è che la prima volta che fumai una canna fu prima che ci trasferissimo a Bako, quando avevo otto anni»). Durante la frequenza delle scuole superiori il nostro conobbe i futuri membri dei Korn, la band capofila del nu metal: dopo una lunga gavetta, il gruppo raggiunse un successo straordinario e Welch visse quella che molti chiamerebbero un'esistenza fantastica, guadagnando milioni di dollari in pochi mesi, viaggiando per il mondo, riempiendo stadi in ogni paese toccato.

 

Tuttavia i tipici eccessi da star non alimentavano altro che il lato oscuro del giovane californiano: la rabbia, la solitudine, la depressione, nonché una nefasta dipendenza da metanfetamina, continuavano a intensificarsi, gettando il chitarrista in uno stupore ubriaco di droga e alcol privo di sbocchi. Attraverso una serie di eventi dolorosi "Head" si rese conto che lo speed lo avrebbe ucciso, privando la piccola Jennea della fondamentale figura paterna: su invito di un amico fidato decise di recarsi in chiesa e lì udì un messaggio forte e chiaro sulla potenza dell'amore di Dio. Quella notte, mentre sniffava l'ennesima riga di narcotico, il Signore gli si palesò innanzi («Avevo appena finito di chiedere aiuto a Dio ed ecco che mi chiama questo tizio. Un tipo di cui mi potevo fidare. Sapevo che Dio mi stava dicendo di rivelare il mio problema a questo ragazzo...») e da allora l'artista, quasi per miracolo, voltò pagina.

 

Nella seconda sezione, "Paradiso In Terra", meno ricca di vicende e concentrata maggiormente sull'aspetto spirituale della conversione, il musicista condivide con i lettori i numerosi cambiamenti a cui si sottopose a seguito dell'ingresso del Cristianesimo nella pratica quotidiana: benché guarire dalle profonde ferite interiori richiese tempo e scelte dolorose come l'abbandono momentaneo dei Korn, riuscì nell'impresa di disintossicarsi, ricevette il battesimo nel fiume Giordano («Dovetti attendere in fila, per battezzarmi. Circa per dieci minuti. Piansi per tutto il tempo. Piansi e piansi e piansi. Ero sopraffatto dalle emozioni e sentivo Dio proprio lì con me. Stavo per fare morire il vecchio Brian. Un uomo nuovo sarebbe riemerso dal fiume Giordano»), alienò una notevole percentuale  dei beni, si dedicò alla flantropia e divenne il padre responsabile e premuroso che la figlia meritava.

 

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Ciò che si apprezza della storia narrata rimane soprattutto l'onestà: in modo diretto e senza filtro alcuno l'artista descrive i dettagli di un'esistenza colma di errori, abusi e depravazioni («Mentre agli occhi del mondo la mia vita sembrava felice, dentro di me succedevano un mucchio di cose di cui nessuno era al corrente"), in 203 pagine corredate da un pugno di foto a colori testimonianti le varie fasi trascorse nel corso dei lustri. Avvicinarsi a "Salvami Da Me Stesso" significa camminare nel fuoco, ma con la consapevolezza e la speranza che la grazia divina offre a tutti una chance per ricominciare.

 

 




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