The Darkness
Permission To Land

2003, Atlantic
Hard Rock

Recensione di Francesco De Sandre - Pubblicata in data: 21/02/13

Ci sono band che fanno del virtuosismo, del carisma e dello stile mezzi vincenti attraverso i quali far viaggiare le proprie sonorità. Altre invece si rivestono di baroccheggianti elementi scenografici ed assumono atteggiamenti accattivanti, atti a suscitare un interesse immediato e superficiale. Poi ci sono i The Darkness, che nel 2003 esordiscono con “Permission To Land”, sfondando il muro dei canoni dell’hard rock grazie a un disco molto particolare e di grande successo: un confronto musicale e stilistico con i supergruppi degli anni ’70 ed ’80 a cui i Nostri si ispirano - seppur con un’abbondante dose di ironia - pare inopportuno dato che, per quanto sia lodevole la spontaneità e la simpatia della band, essa rimane una splendente meteora che solca gli universi del grande rock.

L’apertura del disco, come si conviene a qualunque band hard, è subito di forte impatto: “Black Shuck” e “Get Your Hands Off My Woman” colpiscono e sorprendono ma subito dopo i primi due brani della tracklist si cela il cuore pulsante dell’album, costituito dalla tripletta di hit “Growing On Me”, “I Believe In A Thing Called Love” e “Love Is Only A Feeling”: canzoni che fanno ballare, dai riff piacevoli ed orecchiabili, sparate una dopo l’altra con l’unico scopo di stupire con impertinenza. Senza dubbio questi tre successi racchiudono il meglio dell’intera produzione artistica dei The Darkness, ed anche nelle esibizioni live ogni singolo fan è pienamente coinvolto, quasi inebriato, dall’interpretazione dei brani. Notevoli sul finire del disco “Friday Night”, con riferimenti giovanili ispirati a vicende dei tempi della High School, e la dolcissima “Holding My Own”, che chiude l’album sfumando in modo delicato e semplice. Dinamismo artistico, immediatezza sonora, creatività musicale: con queste chiavi, una buona dose si fortuna, un atteggiamento giocoso e la provocazione che li contraddistingue, i quattro musicisti aprono le porte del mondo del successo, incarnando il concetto che il rock si trasmette soprattutto attraverso l’entusiasmo e la spontaneità.

Ogni volta che penso ai The Darkness, tornati di recente all’interno delle rotazioni musicali radiofoniche grazie a “Hot Cakes”, ultimo lavoro sfornato dopo la lunga pausa dalla pubblicazione del discusso “One Way Ticket To Hell… And Back”, il termine che immediatamente associo alla band dei fratelli Hawkins è “irriverenza”: come sono riusciti quattro ragazzotti inglesi, che si limitavano ad eseguire qualche cover di repertorio nei pub, a raggiungere l’apice della celebrità immediatamente dopo l’uscita del primo album? È grazie all’irriverenza dei testi, delle melodie e dei falsetti di Justin che i The Darkness plasmano qualcosa di unico, senza però mettere in risalto qualità stilistiche particolari. Loro stessi fondono in “Permission To Land ” la particolarità, l’innovazione, la rivisitazione del glam rock che emerge attraverso tonalità stravaganti vicine al pop, note distorte e sonorità brillanti.



Intervista
Anette Olzon: Anette Olzon

Speciale
L'angolo oscuro #31

Speciale
Il "Black Album" 30 anni dopo

Speciale
Blood Sugar Sex Magik: il diario della perdizione

Speciale
1991: la rivoluzione del grunge

Speciale
VOLA - Live From The Pool