The Darkness - "Tour De Prance" 2017
09/11/17 - Orion, Roma


Articolo a cura di Salvatore Dragone
Se c'è una cosa che al pubblico italiano piace particolarmente fare ai concerti è il gran casino. O caciara, come direbbero più appropriatamente qui a Roma. Ecco perché la data capitolina dei The Darkness, seconda dei tre appuntamenti nello stivale per promuovere l'ultimo album in studio "Pinewood Smile", era rigorosamente cerchiata in rosso da mesi sul calendario degli appassionati dell'hard rock più viscerale ed energico, raccogliendo, per ovvia logica geografica, una nutritissima presenza di fan provenienti da tutto il sud della penisola. A parti inverse, se c'è una cosa che alla band inglese piace particolarmente fare ai concerti è il gran casino. Troppo facile a quel punto fare scopa, e se tale sillogismo è perfetto date le sue premesse, il concerto all'Orion si è rivelato uno spettacolo totale che abbraccia la musica, il teatro e l'interazione tra l'artista e il suo pubblico. 
 
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Preceduti dai Blackfoot Gypsies, quartetto di Nashville che propone un'interessante formula influenzata dalla tradizione blues, i Darkness hanno fatto il loro trionfale ingresso portando in scena tutta l'estremizzazione dei canoni rock che li contraddistingue fin dagli esordi, in bilico tra il prendersi sul serio ed una continua autoironia. Proprio come vi abbiamo raccontato per Milano, il set inizia sulle note di "Open Fire", singolo tra i più riusciti di "Last Of Our Kind" con quel suo mood irresistibile in stile The Cult. La scenografia è improntata sui giochi di luce ad opera dei led distribuiti su tutto il palco, in effetti altro non serve per catalizzare l'attenzione su Justin Hawkins & soci nei loro abiti a dir poco eccentrici come la tutina verde del cantante, con tanto di mantello di paillettes, che scopre i tatuaggi scolpiti sul suo busto. Secondo a lui solo il bassista Frankie Poullain, un personaggio uscito da una pellicola hollywoodiana, immerso per tutta la durata dello show a suonare il suo strumento in una dimensione parallela. Molto più sobri l'altro Hawkins, Daniel, in jeans e felpa, e Rufus Taylor, figlio di quel Roger dei Queen e che abbiamo intervistato qualche tempo fa, con la sua camicia stravagante. Sorprende in positivo la qualità dei suoni che ci vengono restituiti a volume abbondante dall'impianto audio, con le chitarre sempre in primo piano e una sezione ritmica potente e precisa.
 
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Basta meno di una manciata di canzoni, in cui trovano posto alcune delle nuove composizioni quali "Southern Trains" e "Buccaneers of Hispaniola", per far si che l'istrionico "folletto verde" tramuti un semplice concerto in una festa spassosissima. Ecco quindi, tra sorrisi e smorfie continue, scattare selfie al proprio lato B con i cellulari che gli vengono passati dalle prime file, indossare ogni oggetto possibile catapultato sul palco, invitare la gente a ripetere dei versi improbabili o condurre un siparietto esilarante quando dal centro del parterre si alza goliardicamente un coro blasfemo. E quando si accorge del fan in prima fila che gli chiede di suonare la hit "One Way Ticket" non esita un secondo per accontentare le sue richieste. Poco male per gli altri, perché Thomas, 17 anni, la esegue alla grande: "stiamo creando una versione più giovane dei The Darkness" ci scherza su Justin.
 
Man mano che si va avanti la scaletta, che passa in rassegna tutti i classici come "Growing On Me" o "Get Yer Hands Off My Woman, ricalca pedissequamente lo schema dell'Alcatraz. Fa eccezione la sola "Roaring Waters" che va ad occupare la casella lasciata libera da "Happiness". Sull'immancabile "Friday Night", così come su "English Country Garden", il frontman mette in mostra le sue abilità di polistrumentista suonando il piano portato al centro del palco dai tecnici, anche loro vittima dei suoi scherzi. E quando il tempo a disposizione inevitabilmente giunge al termine con "I Believe In A Thing Called Love", vorresti solo prendere i quattro inglesi e proseguire per tutta la notte con loro in un party senza fine.
 
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Setlist
Open Fire
Love Is Only A Feeling
Southern Trains
Black Shuck
Buccaneers of Hispaniola
One Way Ticket
Givin Up
All The Pretty Girls
Barbarian
Friday Night
English Country Garden
Roaring Waters
Every Inch of You
Makin Out
Solid Gold
Get Yer Hands Off My Woman
Growing On Me
Encore
Japanese Prisoner of Love
I Believe In A Thing Called Love

 




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