Pink Floyd
The Division Bell

1994, EMI
Prog Rock

Recensione di Mattia Schiavone - Pubblicata in data: 08/12/16

Non è facile andare avanti dopo un divorzio, di qualunque tipo esso sia. Le difficoltà vanno affrontate da soli e il senso di solitudine può spesso prendere il sopravvento e sfociare in apatia. Pensate a quali sensazioni abbia dovuto provare David Gilmour tra la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90, quando di divorzi ne ha dovuti affrontare addirittura due, uno professionale da Roger Waters e uno personale dalla prima moglie. Diciamo la verità, gli anni successivi a The Wall sono stati tutt’altro che semplici per i Pink Floyd: lo smisurato ego di Waters si è più volte scontrato con Gilmour e il bassista, dopo aver cacciato Richard Wright, ha praticamente trasformato una delle band più leggendarie del pianeta in semplici musicisti di supporto, allo scopo di realizzare la personale invettiva contro gli orrori della guerra che porta il nome di The Final Cut. È a questo punto che l’insanabile frattura ha diviso definitivamente le due anime dei Pink Floyd e Gilmour, dopo aver chiuso la porta in faccia a Waters, ha ripreso le redini della band in un’atmosfera quasi surreale. Come si diceva prima non è facile andare avanti dopo il distacco da chi ti ha accompagnato per un’intera vita professionale e testimonianza di ciò è il non troppo ispirato A Momentary Lapse Of Reason, con cui il chitarrista avrebbe voluto tornare a lavori basati più sulla musica che sugli argomenti.
 
 
Passano alcuni anni e nel 1994 i Pink Floyd, riaccolto definitivamente Wright, riescono ad azzerare quasi tutti gli errori commessi con l’album precedente grazie alla pubblicazione di The Division Bell. È proprio con questo disco che Gilmour, rinvigorito anche dalla presenza della nuova compagna Polly Samson, riesce a ritrovare un ottimo equilibrio tra la musica e gli argomenti da essa ispirati. Tema principale di The Division Bell è infatti la mancanza di comunicazione, che anche nella vita del chitarrista è stata causa della rottura di diversi rapporti. La maggior parte dei brani si soffermano su quanto sia importante qualsiasi forma di comunicazione umana, sfruttando l’argomento anche per togliersi alcuni sassolini dalla scarpa nei confronti dell’ex moglie e di Waters, con cui la band al tempo stava affrontando causa per l’utilizzo del nome Pink Floyd. Musicalmente il disco non riesce a raggiungere le vette precedenti  ma è in grado comunque di esprimere classe ed eleganza senza pari. Merito di ciò è la grandissima sintonia che nel corso degli anni si è instaurata tra Gilmour e Wright e si può dire che i duetti di chitarra e tastiera sono le trame che sorreggono quasi tutti i brani dell’album, insieme al contributo del sempre preciso Mason.
 
 
The Division Bell si apre con le paradisiache note di "Cluster One", intro di altissimo livello, nella quale Gilmour e Wright deliziano immediatamente l’ascoltatore con un emozionante dialogo strumentale in crescendo. La successiva "What Do You Want From Me" è caratterizzata da una vigorosa sezione ritmica su cui Gilmour fa stridere la propria Startocaster nelle strofe e viene poi sostenuto dai cori nel ritornello. "Poles Apart" è invece un brano in crescendo diviso in due parti da un’interessante sezione strumentale e mette a confronto il mai dimenticato fondatore Syd Barrett (oggetto di diversi tributi da parte della band nel corso degli anni) e Waters, accusato di essere cambiato nel corso degli anni. Il pezzo si chiude con un degno assolo di Gilmour, che poi nella successiva "Marooned" si prende la scena facendo parlare, urlare, piangere la chitarra sopra al tappeto di tastiere offerto da Wright. "A Great Day For Freedom" è l’unico brano ad occuparsi di temi sociali e affronta la speranza e la disillusione successiva alla caduta del Muro di Berlino, mentre il protagonista assoluto di "Wearing The Inside Out" è Wright, che torna a cantare in un brano dei Pink Floyd dopo più di vent’anni. Il brano trasuda eleganza da ogni poro e si contrappone alla successiva e quasi spensierata "Take It Back". "Coming Back To Life", che tratta del divorzio dalla prima moglie di Gilmour, è una delle tracce migliori del lotto e si sviluppa a partire da un ottimo assolo iniziale irradiando poi ottimismo per oltre sei minuti. Illustre ospite (anche se attraverso una registrazione) della successiva "Keep Talking" è il Professor Stephen Hawking, le cui parole sull’importanza della comunicazione verbale echeggiano all’inizio del brano, che si sviluppa poi su atmosfere quasi psichedeliche. Dopo la musicalmente trascurabile "Lost For Words" (che contiene una feroce invettiva nei confronti di Waters), il gran finale è affidato a "High Hopes", la migliore traccia del lotto. L’ultimo brano dell’ultimo album dei Pink Floyd, scandito dal suono di una campana, è caratterizzato da atmosfere oscure e nostalgiche, amplificate dagli strumenti che si aggiungono mentre il pezzo progredisce fino al memorabile assolo di steel guitar che chiude il lavoro.
 
 
Il disco, inizialmente accolto in maniera negativa dalla critica forse ancora troppo legata ai fasti degli anni ’70, venne rivalutato negli anni successivi e seguito da un tour mastodontico, il cui concerto all’Earls Court di Londra è rappresentato nell’album live PULSE. Successivamente i Pink Floyd terminarono ogni attività fino alla reunion al Live 8 del 2005 e alla pubblicazione del canto del cigno del compianto Wright, The Endless River. The Division Bell, pur rimanendo lontano dai livelli dei migliori album del quartetto al completo, è una degna chiusura per i Pink Floyd, un buon disco caratterizzato da atmosfere più pacate e a tratti oniriche su cui Gilmour baserà i suoi successivi lavori solisti.




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