Suicide Silence
Suicide Silence

2017, Nuclear Blast
Death Metal

Recensione di Marta Scamozzi - Pubblicata in data: 27/02/17

“I Suicide Silence sono fatti per ispirare oppure per irritare”. Questo è quanto dichiarato dal produttore Rob Robinson in riferimento alle critiche ricevute dal nuovo video estratto dal quinto ed omonimo lavoro dei Suicide Silence, uscito lo scorso 24 febbraio. “Doris” è un esemplificazione emblematica dei contenuti dell’album: sonoritá deathcore condite con diversi altri ingredienti, forse troppi, forse mischiati con poca cura. Il risultato finale è un deathcore/doom che tenta di imitare i Korn e i Defnotes senza troppa convinzione, reso grezzamente piú heavy da una voce sommersa dal riverbero e chitarre goffamente distorte. Una volta terminato l’ascolto dell’album ci si sente come reduci da una specie di “Endless/nameless” dei Nirvana, un poco meno convinta ma ancora più confusa.

 

L’incriminata “Doris”, piuttosto banale ma energica, apre dignitosamente nonostante le critiche pesanti ricevute dal video. Segue una delle canzoni migliori contenute nell’album, “Silence”, che si lascia definitivamente alle spalle qualsiasi maschera deathcore e si tuffa in un variopinto circolo di metal alternativo. Si giunge dunque allo scivolone di “Listen”, composta da un mix di elementi confusionari trascinati per i capelli: nu metal, deathcore, doom, alternative metal; il tutto ingarbugliato in una melodia fastidiosamente dissonante. Si prosegue verso il basso con il collage raffazzonato di “Dying In A Red Room”, lugubre tanto nei toni quanto nelle tematiche. Con “Hold Me Up Hold Me Down” si ritorna alle più classiche sonorità dei Suicide Silence, e “Run” é un confusionario mix di tutti i generi citati finora. Dopo la cruda “Zero” ci si imbatte nella piacevole “Conformity”; una ballad piacevole e ben costruita. L’album termina con la schietta “Don’t Be Careful You Might Hurt Yourself”: meno pretensiosa rispetto alle tracce precedenti, è una buona chiusura in stile Suicide Silence. L’ironico fischiettio in coda alla canzone sembra dire all’ascoltatore: “Hey, te l’abbiamo fatta: abbiamo completamente cambiato stile. Piaciuta la sorpresa?”

 

I Suicide Silence hanno virato grezzamente rispetto al classico deathcore, tendendo la mano ad una miriade di influenze diverse. Ottima idea; peccato per la realizzazione che, per ora, risulta acerba.





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