Sulla forma duttile di un Garage alternativo e potente si sviluppa la nuova produzione delle Roipnol Witch, formazione al femminile emiliana già ospite delle pagine di SpazioRock con discreti apprezzamenti. Titolo sociale e tracklist discutibile scaturiscono da subito una opinione ovvia e spiacevolmente amara, non sfatata dall’ascolto e parzialmente controbilanciata dall’apprezamento di un sound amarcord preciso e valido.
“Non è un paese per artisti”: quale? L’Italia? A giudicare dalla presa di posizione delle Roipnol Witch, invece, lo è fin troppo. Lo stivale della cultura è diventato, specie nel corso degli ultimi decenni, restio al proliferare del Rock indipendente, ma le possibilità per emergere e farsi conoscere sono molte, reali e tangibili, a prescindere da discutibili vincoli burocratici ed espressivi. Un paese, il nostro, in cui è perfino possibile registrare un EP cantando un po’ in italiano, un po’ in inglese, inserendo una cover degli indipendentissimi CCCP vestendosi da streghe o fate. Il che è comprensibile in un periodo carnevalesco o in una serata-rassegna di cover band, ma se rapportato alla volontà di farsi strada nel panorama artistico nazionale, non può che cadere nella desolazione.
Di crescere la formazione di Carpi, attiva dal 2002, non ne ha effettivamente bisogno, e probabilmente non ne sente la necessità. Le nuove pretese però sono un passo indietro rispetto a quanto costruito validamente negli scorsi anni. Dispiace che, a fronte di un sound brillante e definito e della gradevole variabilità vocale di contorno, il concept del nuovo EP non si regga in piedi e vada così a screditare i potenziali obiettivi. Le ragazze che dovrebbero ammaliare – e per qualche secondo ci riescono – diventano inesorabilmente vittime del processo di convenzionalizzazione contro cui loro stesse cercano di lottare.