Anathema
Internal Landscapes 2008-2018

2018, Kscope
Alternative Rock

Un buon riassunto degli ultimi dieci ineguagliabili anni di una lumiosa carriera.
Recensione di Mattia Schiavone - Pubblicata in data: 26/10/18

Sono poche le band che negli ultimi anni sono riuscite a ricevere il plauso continuo e incondizionato di pubblico e critica. Tra queste figurano in primissima linea gli Anathema, i quali da ormai diverso tempo hanno mutato la propria identità musicale, sfornando un'invidiabile serie di dischi di pari caratura (se non superiore) ai capolavori doom del passato. Già a partire dal più quieto ed etereo "A Natural Disaster", datato 2003, c'erano i sentori di un vero e proprio sconvolgimento in termini di suoni ed emozioni espressi dalla band, esploso nella sua totalità in seguito, dopo un lungo periodo di inattività. Il termine di questa pausa è coinciso con la firma degli inglesi con Kscope nel 2008 e con la pubblicazione della raccolta acustica "Handsight", cui sono seguiti una serie di album in studio e live senza la minima sbavatura. Per festeggiare questa proficua collaborazione che dura ormai da un decennio, la label e la band hanno deciso di pubblicare una raccolta dei migliori brani usciti in questi ultimi dieci anni, dando vita in questo modo a "Internal Landscapes".

 

Considerando l'altissimo livello (sia compositivo che puramente emozionale) di ogni album pubblicato dal sestetto nel suddetto periodo, non deve essere stato facile scegliere tredici canzoni che potessero rappresentare il meglio di questa corposa produzione. Proprio per questo la band ha deciso di dare pari dignità a tutti i quattro lavori in studio interessati, inserendo anche estratti dalle raccolte "Handsight" (la versione acustica della più dark "Are You There?") e "Falling Deeper" (la rivisitazione orchestrale di "J'ai Fait Une Promesse"). L'apertura del disco è simbolicamente affidata ad "Anathema", punta di diamante di "Distant Satellites", del quale sono presenti anche la title track e la dolce "Ariel". Solo due sono invece gli estratti dal favoloso "We're Here Beacuse We're Here" ("Thin Air" e la luminosa "Dreaming Light"), mentre immancabile è la presenza del capolavoro "Weather Systems", con le due "Untouchable" e l'eterea e fortemente evocativa "Internal Landscapes", che, posta in chiusura, va a dare il nome alla raccolta. Un peccato che dal più recente "The Optimist", di fianco alla superba "Springfield", non siano state inclusi perle come la title track e "Back To The Start", in favore di "Can't Let Go" e "Leave It All Behind".

 

A fronte delle ottime tracce presenti nel disco, "Internal Landscapes" delude invece dal punto di vista dei formati (solo CD e vinile, senza edizioni speciali più succulente) e per la totale assenza di qualche inedito o nuovo arrangiamento di brani famosi. Quello che ci troviamo in mano è solo una compilation volta a celebrare l'anniversario, che potrà essere rivelatoria solo per chi non conosce ancora la splendente seconda vita del sestetto di Liverpool. I fan, soprattutto se impossibilitati a partecipare ad uno dei pochissimi show che gli Anathema hanno tenuto per questa occasione, potranno essere sorpresi nuovamente solo dal prossimo capitolo (ancora ignoto per ora) di questa carriera luminosa.





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