Se si cerca una sicurezza nel mondo del rock non si può che trovarla nei Black Stone Cherry. Alla loro sesta prova in studio, i ragazzi del Kentucky sfornano un album, "Family Tree", che è solido come una roccia, di facile ascolto, impregnato di blues, whiskey e polvere del sud degli Stati Uniti. In queste 13 tracce c'è tutto il sound che è diventato ormai un marchio di fabbrica per i Black Stone Cherry e non può essere che una garanzia di qualità. La voce graffiante e profonda del cantante Chris Robertson, le ottime chitarre del consolidato duo Robertson-Ben Wells e la sezione ritmica messa in piedi da Jon Lawhon e John Fred Young, con i loro 17 anni di avventura insieme, dimostrano tutta la personalità e la capacità della band di creare uno stile che è altamente riconoscibile ma mai stantio o noioso.
Ad aprire le danze i due brani già rilasciati in anteprima “Burnin” e “Bad Habit”, un vero e proprio concentrato del sound della band del Kentucky, con le chitarre e la voce al massimo del rock blues per un inizio col botto, ad annunciare a gran voce il ritorno dei Black Stone Cherry.
Pezzi come "New Kinda Feelin'" o "Southern Fried Friday Night" provano che la band statunitense si è ormai conquistata e meritata un posto come punto di riferimento per il rock blues moderno e non ha nessuna intenzione di lasciarlo. I riff accattivanti, il groove sempre presente e la base ritmica incalzante sono una ricetta sempre vincente e che promette di riuscire ancora meglio negli adrenalinici live della band.
L'unica pecca che si può trovare al nuovo disco dei Black Stone Cherry è una produzione, in molti punti, troppo pulita e levigata per il loro stile a cui sarebbe stato più adatto un suono più grezzo e ruspante. Gli elementi che compongono il disco riassumono tutto il retaggio musicale del gruppo, come loro stessi hanno dichiarato, la spinta alla base di "Family Tree" è proprio portare avanti la tradizione in una chiave del tutto nuova e questo è evidente nel tocco anni 50 del riff di "Ain't Nobody" o nella patina r'n'b su "James Brown" e "Get Me Over You".
La cavalcata heavy della title track "Family Tree" è esempio di come i quattro musicisti sappiano unire con gusto e attenzione i loro elementi caratterizzanti e le idee nuove per creare un mix efficace, piacevole da ascoltare, senza troppe pretese ma non privo di spunti. Da segnalare il cameo d'eccezione di Warren Haynes degli Allman Parson Brothers e dei Gov't Mule, nel brano "Dancing In The Rain" e quello, meno celebre ma che evidentemente guarda al futuro, del figlio di Chris Robertson nei cori di "You Got The Blues". L'intento dei Black Stone Cherry è di portare avanti un genere che è parte integrante e fondamentale della storia musicale degli Stati Uniti ed è ormai chiaro che ci stiano riuscendo alla grande.