Jethro Tull's Ian Anderson
Thick As A Brick 2 (Whatever Happened to Gerald Bostock)

2012, EMI
Prog Rock

Un Gerald Bostock non più giovane, ma non per questo meno interessante e meno complesso
Recensione di Andrea Mariano - Pubblicata in data: 24/04/12

Tra un tour e l’altro, tra un progetto e l’altro, Ian Anderson è sempre stato interrogato se mai avesse avuto intenzione di dare un seguito al capolavoro dei Jethro Tull “Thick As A Brick”. Lui ha sempre risposto che non aveva assolutamente intenzione, né voglia di fare quello che sarebbe potuto palesarsi come una sorta di vuoto ed inconsistente remake dell’originale, solo con suoni più moderni. Tuttavia, come ci ha detto lo stesso Anderson nella nostra recente intervista, un paio di anni addietro qualcosa è cambiato, e nella sua mente è arrivata la fatidica domanda: “Cosa avrebbe fatto Gerald Bostock oggi?”. Ecco quindi che “Thick As A Brick 2 (Whatever Happened to Gerald Bostock)” non riprende la storia originale da dove era conclusasi, bensì dipinge musicalmente e narrativamente le probabili realtà odierne che l’ex bambino prodigio si trova a vivere.


Dal punto di vista meramente musicale, ci troviamo dinanzi ad un’opera di resurrezione del tipico sound progressive anni ’70. Questo non significa che il disco suoni vecchio, anacronistico, anzi: Anderson voleva catturare su CD e supporti digitali esattamente ciò che aveva in mente, soprattutto a livello sonoro, cosa che a suo dire non riuscì a fare in maniera soddisfacente 40 anni fa. La band riprende la freschezza d’esecuzione di quegli anni, rivestendoli della pulizia e della precisione sonora odierna cucita su misura dall’abilità di Steven Wilson al mixer. Sorprendentemente alle chitarre non troviamo Martin Barre, ma il talentuoso tedesco Florian Opahle, il quale se la cava comunque in maniera egregia.


Benché l’album sia diviso in 17 tracce, queste sono fondamentalmente raggruppate in due parti distinte: la prima, chiamata “Divergence: Interventions, Parallel Possibilities”, narra dei vari possibili Gerald di oggi: un investitore di Borsa, un vagabondo omosessuale senzatetto, un soldato della guerra in Afganistan, un  corista evangelico, un uomo ordinario; la parte finale, denominata “Convergence: Destiny, Fate, Karma, Kismet”, è il bilancio della vita di ciascun probabile Gerald. Inutile dire che le storie raccontate dalla voce di Ian Anderson sono molto scorrevoli, interessanti ed intelligenti.


Ovviamente, l’opera in questione non raggiunge i livelli qualitativi dell’originale, ma ciò non vuol dire assolutamente che sia un passo falso: “TAAB2” è un esempio di come il rock progressive dalle venature più classiche sia ancora in grado di ammaliare e di dire la sua, composto con assoluta eleganza e bontà d’intenti, suonato egregiamente e registrato con cura. Non si prefigge di essere come il suo diretto capostipite, né tantomeno di superarlo. Piuttosto, cerca di essere un dignitoso resoconto degli accadimenti delle varie presunte vite del non più ragazzino Gerald Bostok. Da questo punto di vista, i Jethro Tull di Ian Anderson hanno colpito nel segno senza ombra di dubbio.





01. From A Pebble Thrown
02. Pebbles Instrumental
03. Might-Have-Beens
04. Upper Sixth Loan Shark
05. Banker Bets, Banker Wins
06. Swing It Far
07. Adrift And Dumfounded
08. Old School Song
09. Wootton Bassett Town
10. Power And Spirit
11. Give Till It Hurts
12. Cosy Corner
13. Shunt And Shuffle
14. A Change Of Horses
15. Confessional
16. Kismet In Suburbia
17. What-ifs, Maybes And Might-Have-Beens

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