Jethro Tull - 50 Anniversary Tour
07/11/19 - Auditorium Parco Della Musica, Roma


Articolo a cura di Simone Zangarelli
In un'edicola di Edimburgo, un giovane ragazzo di nome Ian Anderson (che passava più tempo a leggere le riviste che a venderle), mentre sfogliava il Melody Maker decise che avrebbe fatto parte di una band, si recò in un negozio di strumenti musicali e acquistò la sua prima chitarra elettrica. Siamo nel 1967 e dopo mesi di pratica per trovare un suo stile, al giovane Anderson bastò ascoltare il lavoro di Eric Clapton insieme a John Myall & The Bluesbreakers per capire che non avrebbe mai potuto raggiungere quei livelli, così il giorno successivo barattò la chitarra per un flauto traverso. Il resto è storia, a partire dal 2 febbraio del 1968 nel famoso Marquee Club di Wardour Street, quando i Jethro Tull si esibirono per la prima volta sotto questo nome. Una storia lunga 51 anni che Anderson e soci hanno portato sul palco dell'Auditorium Parco Della Musica di Roma grazie ad una serie di video che ripercorrono i momenti salienti della carriera, testimonianze di ex membri della band e di tanti illustri colleghi. Ma la vera bellezza è stata una scaletta di pezzi estratti da 12 album diversi, dal primissimo "This Was" fino "Living In The Past" del 2002, tra perle rare e classici del progressive rock.


Si inizia alle 21.15 quando cala il buio nella sala Santa Cecilia, gremita di persone, e un video introduce i cinque musicisti. Non si perde tempo e via con "For A Thousand Mothers" e "Love Story". Dei classici Jethro Tull non è rimasto quasi nulla, se non il frontman istrionico e carismatico che salta da una parte all'altra del palco, si mette in equilibrio su una gamba e suona quel flauto traverso che ci ha insegnato ad amare. Gli altri quattro musicisti padroneggiano la scena con maestria, la precisione è il loro comune denominatore e il diletto il risultato finale. A questo punto, tra un pezzo e l'altro, Anderson spiega aneddoti legati ai brani, anticipati da un'introduzione video: per "Song For Jeffrey" è l'ex bassista della band a parlare, in "Some Day the Sun Won't Shine for You" il primo chitarrista Mick Abrahams racconta la genesi della canzone che ha cofirmato, e poi il batterista Clive Bunker che annuncia "Dharma For One". In questo pezzo, scritto proprio per mettere in risalto le percussioni, Scott Hammond sfodera un assolo di batteria chirurgico e raffinato, nulla di eccessivo, ma tanta classe. Spazio alla chitarra in "A New Day Yesterday", brano reinterpretato da Joe Bonamassa nel suo album di debutto e da lui stesso introdotto via video: stavolta a dare spettacolo è il talentuoso Joe Parrish, che suona la sei corde nella versione rivisitata dal bluesman americano, esibendo un solo ad alta dose di gain. Ma la combo micidiale "Bouree" introdotta da Tony Iommi manda il pubblico in visibilio. Quel ritornello inconfondibile, reso celebre dal gruppo inglese in realtà opera di Bach, riecheggia nel teatro accompagnato da un'esibizione ironica, dove trova spazio anche un emozionante assolo di basso di David Goodier, notevole anche le sovrapposizioni con le parti di chitarra. Chiude la prima parte del concerto una (purtroppo) breve ma intensa "Thick As A Brick", che per l'occasione vede Anderson alla chitarra acustica e padrone indiscusso della scena.

 

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Ad aprire il secondo set sono gli auguri di Steve Harris degli Iron Maiden, seguiti da "A Passion Play", in pieno stile progressive e da "Too Old To Rock N Roll, Too Young Too Die". Anderson ricorda che le nuove versioni dei dischi della band sono state rimasterizzate da Steven Wilson, il quale ha sicuramente contratto con i nostri un debito non indifferente in quanto ad appropriazione di uno stile. Indubbiamente i Jethro Tull sono un monolite con cui è necessario fare i conti quando si parla di progressive rock, lo sa bene Slash, che con le parole "semplicemente una delle canzoni rock migliori di tutti i tempi", annuncia "Aqualung". È il momento che tutti aspettavano. L'esibizione si caratterizza per una rivisitazione più rock del pezzo pur lasciando inalterato l'identità del brano, ottimi gli assoli, sempre misurati a dovere, il tutto coordinato da un'interpretazione molto coinvolgente di Anderson. Ma non è finita. Segue, in chiusura, la stupenda Locomotive Breath, dove il flauto vibra come le ali di un colibrì e un soffio palpitante chiude la splendida serata. Unica nota negativa il violino e la voce femminile preregistrati di Heavy Horses, oltre a momenti di monotonia in alcune parti della scaletta.


Certamente bisogna fare i conti con la realtà: il tempo è passato non senza lasciare segni anche per i Jethro Tull. Il gruppo nell'insieme si presenta in forma e anche Anderson mantiene una vitalità da far invidia, ma dal confronto con le immagini di repertorio traspare, come inevitabile che sia, la differenza con i fasti di un tempo andato. Quel che non potrà mai cambiare è un passato glorioso costellato di successi, né l'attitudine ad essere originali e sofisticati. La moltitudine di spettatori, come anche il numero di musicisti che si sono alternati negli anni, dimostrano ancora la validità del progetto avviato da Anderson 51 anni fa, da quello stesso ragazzo che voleva distinguersi, non seguire ma essere seguito, e che oggi ha la storia alle sue spalle e una platea adorante davanti a sé.

 

Tracklist:

Set 1
For a Thousand Mothers
Love Story
A Song for Jeffrey
Some Day the Sun Won't Shine for You
Dharma for One
A New Day Yesterday
Bourrée in E minor
(Johann Sebastian Bach cover)
My God
Thick as a Brick

Set 2
A Passion Play
Too Old to Rock 'n' Roll, Too Young to Die
Pastime With Good Company
(King Henry VIII of England cover)
Songs From the Wood
Heavy Horses
Warm Sporran
Farm on the Freeway
Aqualung

Encore:
Locomotive Breath

 




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