Neurosis
A Sun That Never Sets

2001, Relapse
Postcore

Recensione di Federico Botti - Pubblicata in data: 05/07/10

Nel 2001 i Neurosis, band di Chicago guidata da Steve Von Till, da alla luce questo capolavoro dalla copertina vagamente psichedelica, con un titolo quanto mai emblematico, “A Sun That Never Sets”. La cover dai toni di un rosso scuro che a tratti ha riverberi neri, incute un certo disagio, sembra un ammasso informe pulsante che ruota vorticosamente attorno ad un suo asse. Effettivamente è in parte ciò che si percepisce ascoltando anche il disco.

Dopo l’apertura affidata a “Erode”, la successiva “The Tide” sale minacciosa parallelamente alla voce lenta e dolente del cantante, esplodendo in un turbine elettrico impetuoso ed avvolgente, nel quale le chitarre sono lente e ricche di riverberi. Dal marasma emerge ogni tanto Von Till, che con urla lancinanti ci investe lasciandoci senza fiato. La successiva “From The Hill” è se vogliamo ancor più pesante è annichilente della precedente: la voce è più rauca e maggiormente urlata, sovrasta le chitarre in certi momenti, la rabbia e l'umore malsano che si percepisce dalla traccia è inconfondibile.

Dove però si raggiunge un primo picco artistico è nella possente e onirica title track, con i riff ripetuti all'inverosimile eppure mai uguali perché contenenti piccole precise variazioni. La pachidermica “Falling Unknown” (mastodontica sia per la sua lunghezza, la più estesa dell’album, che per la sua lentezza, che qui raggiunge picchi inusitati) gioca molta della sua forza su pochi riff ripetuti di continuo, scosse telluriche che sembrano rivoltare la terra e far sgorgare rosso magma dalle sue viscere. Il tutto poi sembra riappacificarsi, ma è solo il preludio ad un lungo crescendo che dal sesto minuto (praticamente dalla metà) porta avanti la stessa melodia, arricchita col tempo della voce e di altri strumenti, fino a dissolversi nel nulla in un piccolo break del solo Von Till ed di una voce di appoggio ad urlare tutta la rabbia. “From Where Its Roots Run” esterna totalmente la natura tribale dei Neurosis, un lungo e apparentemente incessante loop di chitarre e batteria che sembra non aver mai fine, anche quando la traccia sfocia nella successiva “Crawl Back In”. Apparentemente questa è più ricca di momenti più malinconici e di quiete, ma sono solo un abbaglio e la traccia è nera pece proprio come tutte le altre.

Tralasciando le successive “Watchfire” e “Resound” (solo perché non aggiungono nulla a quanto detto) spetta alla conclusiva “Stones From The Sky” la palma di miglior pezzo dell'album al pari della title track. Sono dieci minuti di pura catarsi, angoscia, riff monolitici e una voce che da placida e monocorde si fa tempestosa e disperata. Tutt'intorno i riverberi delle chitarre in eterno loop si fanno sempre più insistenti e claustrofobici, andando a costruire la struttura portante della canzone che si ripeterà incessante fino alla fine. Dal quarto minuto infatti sentiremo sempre e solo il medesimo arpeggio di chitarra, di volta in volta leggermente variato, con aggiunta o sottrazione di qualche strumento o effetto, ma fondamentalmente sempre lo stesso. Di riff in riff la tensione aumenta, ci si aspetta un esplosione nella quale liberare cotanta rabbia e angoscia, ma ciò non avverrà. E' questo il vero "sun that never sets", questa traccia caustica e malandata che incede vorticosa senza fine, e solo dei (voluti) difetti nella registrazione (avvertibili già dal nono minuto) riescono ad interrompere ciò che sembrava destinato a durare per sempre. Alla fine di questa canzone non crederete al silenzio che vi starà poi attorno.

Disco che va assunto tutto insieme e che necessita di moltissimi ascolti per essere assimilato al meglio, “A Sun That Never Sets” è un'opera da avere in tutti i modi. Una volta accettata la sua pesantezza e lunghezza, dopo aver ascoltato tutto di un fiato l'album ed essere rimasti accecati da questo sole rosso e cocente, direte certo che è stata una faticata, ma converrete con me che è ne valsa sicuramente la pena.




01. Erode
02. The Tide
03. From The Hill
04. A Sun That Never Sets
05. Falling Unknown
06. From Where Its Roots Run
07. Crawl Back In
08. Watchfire
09. Resound
10. Stones From The Sky

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