Radiohead
Ok Computer

1997, Capitol/EMI
Alternative Rock

Recensione di Alberto Battaglia - Pubblicata in data: 12/06/10

Quali parole aggiungere ad un capolavoro come “Ok Computer”, che da anni ha convinto praticamente chiunque? Se questo disco è stato in grado di segnare gruppi quali Muse e Coldplay un motivo ci sarà. Più di un motivo, a dire il vero... Per parlare degli Oasis la stampa inglese ricorre spesso all'appellativo di "nuovi Beatles", ma credo che tale paragone spetti di diritto ai Radiohead. Non perché i Nostri imitino i Fab 4 alla stessa maniera dei fratelli Gallagher, quanto perché ascoltarli lascia un analogo senso di stupore, ci fa percepisce la loro natura di musicisti di prim'ordine. Ed “Ok Computer” è il miglior album per iniziare a rendersene conto.

Qualche parola chiave: suono, voce, spazio. Un suono sempre perfetto e miracoloso: la produzione di Nigel Godrich riesce sempre a trasmettere un'atmosfera futurista, senza mai eccedere, dispiegando i sensi in una dimensione quasi trascendente. La voce del frontman Thom Yorke, invece, è sensibile, pura, ricca di un pathos che conta parecchi imitatori, da Jónsi (Sigur Rós) a Matthew Bellamy (Muse). Infine la percezione dello spazio è uno degli effetti indotti dalla somma di tutti gli ingredienti contenuti in canzoni che sembrano creare attorno a sé un ambiente ben definito. Chiudendo gli occhi lo si può quasi vedere...  E' vero, questa descrizione non fa affatto pensare ad un album "pop", eppure tutta la creatività impiegata in suoni, arrangiamenti e soluzioni all'avanguardia non snatura la genuinità delle melodie che avevano già reso famosi i Radiohead. Anzi, quelle melodie convincono ed emozionano, pur riposando su musiche tutt'altro che convenzionali. La formula vincente dell’album è proprio il riuscire a dare una veste innovativa alla canzone pop, con la quale i Nostri sono riusciti nell'impresa di coinvolgere sensi e razionalità.

E' anche vero, volendo trovare un limite, che i Radiohead non possono convertire i rocker ad abbassare il pedale della distorsione: “OK Computer” non sale di giri, non fa il tamarro, non è un album per esaltarsi. No, è una sincera trasposizione di sensazioni e sperimentazioni che convince, a patto di lasciarsi andare ai suoi ritmi. Nonostante questo i Radiohead fanno centro anche nelle classifiche e senza rendersi troppo "commerciali". Volete una prova? Cominciamo con il singolo "Paranoid Android". Nessuno lo avrebbe detto, un pezzo talmente imprevedibile ed eccentrico che è quanto di più lontano dalla filosofia del classico singolo pop possa esistere: perché mai puntare su questo brano? Dopo un paio di ascolti si percepisce un concentrato di idee sorprendenti che la rendono una canzone robotica, straniante, fra tempi dispari e peripezie chitarristiche allucinate. Non può non destare attenzione. L'altro singolo è già più rassicurante: la famosa "Karma Police". I Nostri raggiungono il limite della citazione ("Sexy Sadie" di Lennon), ma il tributo sortisce ottimi risultati, cesellando un pezzo britpop da colpo sicuro. Tuttavia i vertici più passionali sono da cercare in "Exit Music (For A Film)" e in "Let Down". La prima è di una commozione unica: in lontananza si sentono voci di bambini, mentre un'anima sembra cantare dall'aldilà, librandosi pian piano in cielo. La progressione cresce in uno slancio lirico meraviglioso che poco dopo si accartoccia su sé stesso e lascia la voce di Thom Yorke, nuda e mesta, a chiudere il brano. "Let Down", invece, ci culla per cinque minuti di eterea atmosfera spaziale, con dolcissimi arpeggi ed echi di chitarra pulita. Fra i tanti gioiellini non possiamo non menzionare l'elettrica "Electioneering" e le melodiche "Lucky" e "The Tourist" (quest'ultima chiude il cd come un viaggio verso l'ignoto, attraverso le profondità del futuro).

La ricerca dei Radiohead non finirà con questo album ed il loro contributo non si esaurirà certo qui, ma possiamo affermare con scioltezza che questo è uno degli album "pop" più artistici (ed influenti) degli ultimi vent'anni, ricco di spunti ancora interessantissimi e di canzoni appassionate e sincere.





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